Guglielmo II, noto come “Guglielmo il Buono,” nacque nel dicembre del 1153 da Guglielmo I “il Malo”, re di Sicilia figlio di re Ruggero II, e da Margherita di Navarra. Questi soprannomi, che potrebbero essere fuorvianti, probabilmente riflettono il rapporto di questi sovrani con la nobiltà siciliana. Tuttavia, nella Divina Commedia Dante collocò Guglielmo II nel Paradiso. Essendo deceduti i fratelli maggiori Ruggero nel 1161 e Roberto nel 1165, alla morte del padre, avvenuta a Palermo il 7 maggio 1166, Guglielmo salì al trono nel maggio 1166, a soli dodici anni sotto la reggenza della madre Margherita. La regina Margherita è stata coadiuvata da un consiglio di reggenza di tre familiares: il vescovo di Siracusa, Riccardo Palmer, il notaio Matteo d’Aiello e il gaito Pietro. Margherita dopo un pò di tempo, non ritenne più opportuno affidarsi ai funzionari che aveva nominato suo marito, ma chiamò dalla Navarra il fratellastro, Rodrigo Garcés, che nominò conte di Montescaglioso, il cugino, Stefano di Perche, che nominò cancelliere e vescovo di Palermo, ed altri parenti cui affidò il governo del regno.
Questo comportamento scontentò sia i baroni che i funzionari, italici e saraceni, e portò ad una rivolta capeggiata da Matteo d’Aiello, che in un primo tempo fu imprigionato, ma in seguito riuscì ad avere la meglio e a fare allontanare i navarresi ed i francesi. Margherita era abituata al dissenso, avendo vissuto, con il marito, tali esperienze con la rivolta guidata da Matteo Bonnellis nel 1160, che causò la morte di uno dei suoi figli. Comprensibilmente, lei fu molto protettiva verso Guglielmo, che imparò bene diverse lingue, compreso l’arabo. Furono precettori di Guglielmo prima Gualtiero (per alcuni Gualtiero di Offamil) e poi Pietro di Blois.
Margherita allora istituì un nuovo consiglio di reggenza costituito da il vescovo di Siracusa Riccardo Palmer, il notaio Matteo d’Aiello, e Gualtiero, Gentile Tuscus vescovo di Agrigento, Romualdo Guarna, Giovanni vescovo di Malta, Ruggero conte di Geraci, Riccardo di Mandra, Enrico conte di Montescaglioso e il Gaito Riccardo.
Le prime cose che il consiglio di reggenza realizzo furono, ancora una volta, all’impronta della conciliazione con la popolazione e con la nobiltà. Vennero concessi condoni anche fiscali, furono infeudate alcune contee vacanti e furono accolti nuovamente nel Regno gli esiliati Tancredi di Lecce e Roberto di Loritello.
Margherita era una donna forte e coraggiosa, chiese spesso consigli all’Arcivescovo di Canterbury, Thomas Becket, con il quale tenne una fitta corrispondenza. Becket le diede solo un appoggio morale, mentre Margherita lo appoggiò nella controversia che lo opponeva al re d’Inghilterra Enrico II. Quando Becket fu ucciso nel 1170 la regina di Sicilia concesse rifugio alla famiglia di Thomas Becket.
Guglielmo trascorse gran parte della sua giovinezza al di fuori Palermo, in castelli come quello di San Marco di Alunzio, raggiunse la maggior età nel 1171.
Gli intrighi di vescovi e nobili hanno favorirono una lotta di potere a corte, e questo certamente influenzò gli atteggiamenti del sovrano Guglielmo.
Grazie al nuovo sovrano il regno ritornò agli antichi splendori, Guglielmo tentò di porre rimedio agli errori del padre ed in buona parte vi riuscì. Nominò Vicecancelliere Matteo d’Ajello, ebbe un grande rispetto di tutti i gruppi etnici presenti in città, riaffidò ai musulmani le vecchie cariche sottratte e diede la giusta importanza ai feudatari ai quali affidò moltissime cariche a corte e nell’esercito.
Il governo passò poi nelle mani di Gualtiero, a cui si deve anche la costruzione della Cattedrale di Palermo.
Come spesso capita ci furono diversi tentativi per assicurare una consorte al re di Sicilia. Inizialmente si ipotizzo il matrimonio di Guglielmo con la principessa bizantina, Maria, figlia dell’imperatore Manuele I Comneno, ma presto gli accordi per questa unione fallirono. Nel 1173 papa Alessandro III si oppose al matrimonio tra il re normanno e Sofia, figlia di Federico I Barbarossa. Poi nel 1176 fu inviato in Inghilterra l’arcivescovo di Capua Alfano di Camerota ed il vescovo di Troia, Elia.
Questi negoziarono il matrimonio con la figlia di Enrico II d’Inghilterra, per instaurare un’alleanza fra gli Altavilla e i Plantageneti. Questa missione ebbe successo e la principessa fu condotta nell’isola. A Palermo il 13 febbraio 1177 Guglielmo sposò Giovanna Plantageneto (1165-1199), sorella di Riccardo Cuor di Leone. In occasione di questo matrimonio i nobili inglesi raccontarono dello sfarzo e del lusso della corte normanna.
Da questa unione non nacquero figli e ciò spinse Guglielmo, per assicurare un erede al trono di Sicilia, ad acconsentire alle nozze dell’ormai matura zia Costanza (la figlia postuma di Ruggero II) con Enrico di Svevia, figlio di Federico Barbarossa, il futuro Enrico VI.
Ritenuto da molti giusto, indulgente e tollerante, Guglielmo II conquistò l’opinione degli storiografi anche perché seppe proteggere gli intellettuali del tempo, soprattutto i poeti arabi. Con Guglielmo i musulmani mantennero una larga rappresentanza di governo e di religione e a Palermo c’erano anche alcune moschee.
Il viaggiatore arabo Ibn Giubair lo ha descritto, forse per il suo atteggiamento benevolo verso i mussulmani, come un monarca “quasi-musulmano”.
Segni visibili del regno di Guglielmo sono ancora oggi il magnifico Duomo di Monreale e l’abbazia benedettina di Monreale, cui seguì la costruzione della Cuba e della Zisa a Palermo.
Il Duomo di Monreale, dedicato alla Vergine Maria, fu realizzato per mostrare al mondo che Guglielmo era ormai un re maturo disposto ad esercitare tutto il potere che gli veniva dalla corona. Ciò è testimoniato da un mosaico che raffigura la sua incoronazione fatta direttamente da Cristo a imitazione del mosaico della Chiesa della Martorana che mostra Ruggero II incoronato da Cristo. La costruzione di questa grande chiesa, e la creazione di una diocesi a poche miglia da Palermo, fu una delle sue azioni più importanti.
La sua politica interna e politica estera fu ambiziosa, ma Guglielmo raramente si avventurò lontano dalla Sicilia.
Diresse abili trattative con il Sacro Romano Impero, con i comuni dell’Italia settentrionale, e con i regni dei Balcani e del Mediterraneo orientale, dove le forze siciliane riuscirono a conquistare dei territori. Dopo un lungo periodo di conflitti, fece un trattato di pace con l’imperatore d’Oriente Isacco Angelo Comneno.
Con Guglielmo II detto il Buono l’isola visse un periodo di pace.
Guglielmo morì a Palermo, quando aveva 36 anni, il 18 novembre 1189 senza eredi, venne sepolto ai piedi dell’altare maggiore del Duomo di Monreale, così che chi officiava la Messa doveva inginocchiarsi sulla tomba di Guglielmo. Il cardinale Torres nel 1500 diseppellì il corpo del re e gli fece costruire un sepolcro rinascimentale, accanto a quello del padre Guglielmo I.
Si può affermare che l’epoca normanna della Sicilia sia finita con lui. Nel giro di pochi anni l’epoca della dinastia degli Hohenstaufen di Svevia arrivò in Sicilia e Federico II ne fu il suo massimo esponente.
Bibliografia:
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- Errico Cuozzo, Normanni e Svevi nel Mezzogiorno d’Italia.
- Fulvio Delle Donne, «Gualtiero». In : Dizionario Biografico degli Italiani Vol. LX, Roma: Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2003, pp. 224–227 (on line).
- J. M. Martin, Errico Cuozzo, Federico II Le tre capitali del regno Palermo – Foggia – Napoli, Procaccini Editore, Napoli, 1995.
- Hubert Houben, Normanni tra Nord e Sud. Immigrazione e acculturazione nel Medioevo, Di Renzo Editore, Roma 2003
- Fulvio Delle Donne – L’elaborazione dell’immagine di Costanza d’Altavilla nel Due e Trecento. Incroci di tradizioni tra cronache meridionali e centro-settentrionali, tra Dante e Boccaccio. Reti Medievali Rivista, 21, 1 (2020).
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