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Microstorie

Il Catasto Onciario di Ascoli (1753)

Della prestigiosa e nuovissima collana “Platea Magna” fa parte il recente volume curato da Antonio Ventura dal titolo Onciario della città di Ascoli 1753, patrocinato dal Comune di Ascoli Satriano e dal Centro Culturale Polivalente, pubblicato dalla casa editrice foggiana Claudio Grenzi Editore (pp. 381, ill., Foggia 2006, € 39,00).

L’interessante lavoro, curato sin nei minimi particolari dall’Autore, evidenzia quale fosse il sistema fiscale settecentesco nella cittadina daunia in relazione al numero dei fuochi e dei possedimenti di ciascuna famiglia.

Impreziosito dai contributi dei proff. Stefano Capone, dell’Università degli Studi di Siena, che analizza le riforme del Settecento apportate in un’epoca in cui predominava l’oscurantismo, Marco Nicola Miletti, dell’Università degli Studi di Foggia, che affronta lo studio sui profili giuridici del Catasto Onciario borbonico, e Nevill Colclough, dell’Università del Kent, che esamina la dinamica delle relazioni di parentela e dell’organizzazione familiare nella Ascoli dell’ancen régime, il volume offre ai lettori un quadro chiaro della situazione demografica, fiscale e politica dell’epoca.

Il Catasto Onciario costituisce una sorta di innovazione fiscale voluta da re Carlo III di Borbone e fa parte di una lunga serie di riforme legislative che apportarono radicali cambiamenti nel Regno di Napoli, fino allora offuscato dal potere vicereale che, dopo due secoli di governo sull’onda della politica oscurantista, aveva creato sperequazioni nella distribuzione dei carichi fiscali. L’intelligente intervento del sovrano, affiancato dal marchese pisano Bernardo Tanucci, contribuì all’espansione del progresso politico ed economico che caratterizzò tutto il Settecento napoletano.

Tornando al documento studiato e trascritto dall’Autore, esso riporta non solo la situazione finanziaria inerente ciascun contribuente, attraverso la valutazione in once dei profitti espressi in ducati, ma traccia anche in modo dettagliato un quadro chiaro della demografia ascolana: nel testo è riportato anche il numero dei residenti, quello dei forestieri, delle vedove, ecc., diviso per classi sociali e per attività, quale indispensabile ed utilissima chiave di lettura di uno spaccato del vissuto quotidiano.

Per ogni fuoco, costituito da un nucleo familiare di circa 4 o 5 unità, è calcolata una rendita pro capite di 42 carlini, a ciò sono sommate le tasse comunali previste dagli stati discussi dell’Università, ossia dai bilanci del Comune.

Alcune rendite sono soggette ad aggiornamenti annuali attraverso regole precise fissate dalla Regia Camera della Sommaria, allo scopo di fornire il metodo per la formazione della tassa. Da qui, la possibilità di conoscere dettagliatamente le situazioni patrimoniali di ciascun “contribuente”.

Non mancano, come sempre, i diritti di esenzione dalle tasse riconosciuti ai personaggi più in vista del paese. È questo il caso del duca Don Sebastiano Marulli, feudatario di Ascoli, il quale con i diritti, privilegi, e quanto altro acquisiti sui beni feudali e burgensatici, costituisce l’esempio di quella casta dotata di propri organi di rappresentanza cui tutti gli abitanti devono ubbidienza e, conseguentemente, cui sono riconosciuti sia pure in parte i diritti di esenzione dal pagamento delle tasse.

L’Autore, inoltre, non trascura di evidenziare anche l’aspetto antropologico del centro daunio fornendo, attraverso un’ampia carrellata, notizie preziose sul paese e sugli abitanti.

Il testo è infine arricchito da illustrazioni quali documenti e piante topografiche del territorio, rinvenute presso l’Archivio di Stato di Foggia, oltre ad una ricca raccolta di tabelle, un esaustivo glossario ed alle note che concludono il volume.

In definitiva è questo un libro preziosissimo che costituisce un valore aggiunto al patrimonio culturale della nostra storia.

 

©2006 Lucia Lopriore