Localizzazione.
L’arcipelago delle isole Tremiti è composto da tre isole (San Domino, San Nicola, Capraia), un isolotto (Cretaccio) ed alcuni scogli. È collocato a 12 miglia marine al largo della costa settentrionale del Gargano, a livello del lago di Lesina. È un concentrato di bellezze naturali e di storia, sospeso sul mare azzurro e limpido dell’Adriatico.
Le isole Tremiti sono raggiungibili; via mare da Rodi Garganico, Peschici, Vieste e Manfredonia (FG) e da Termoli (CB), con l’elicottero da Foggia.
La storia. Furono abitate sin dal neolitico. Il loro antico nome era “Insulae Diomedeae”, dall’eroe greco Diomede, che qui approdò di ritorno da Troia e vi trovò sepoltura. La leggenda vuole che Afrodite trasformò i suoi compagni in “diomedee”, rari uccelli di mare della famiglia delle procellarie che nidificano sui calcari di S. Domino. Qui morì esule Giulia, nipote di Cesare Augusto, Carlo Magno vi mandò in esilio Paolo Diacono.
Il nome “Tremitis” compare per la prima volta nella cartografia medievale.
Nel 1045 alcuni monaci Benedettini di Montecassino eressero un monastero intorno alla chiesa dedicata a Santa Maria del Mare. In breve tempo l’abbazia estese i suoi possedimenti, con dipendenze che andavano dall’Abruzzo alla terra di Bari. Artefice di questa veloce crescita fu l’abate Alberico, il cui nome di origine germanica è forse in rapporto con la particolare protezione accordata al monastero dagli imperatori tedeschi. Durante il periodo in cui Alberico fu alla guida della comunità il monastero ospitò Federico di Lorena, cancelliere papale e futuro papa; nel 1058 vi sostò per breve tempo anche Desiderio di Montecassino, che ben presto considerò l’abbazia delle Tremiti una potenziale rivale della più antica e potente abbazia dell’Italia meridionale e cercò di impossessarsene col consenso dei Normanni. Nella lunga e accanita contesa tra i due monasteri Desiderio non riuscì però ad avere la meglio e l’abbazia delle Tremiti mantenne la propria indipendenza, limitandosi ad accettare, alla fine, una formale protezione da parte della casa madre di Montecassino. In epoca federiciana conobbe un periodo di decadenza. Nel XIII sec., dopo un’inchiesta per irregolarità disposta dal Papa e condotta dal Vescovo di Dragonara, l’abbazia fu ceduta ai monaci Cistercensi di San Bernardo provenienti dal monastero di Casanova nella diocesi abruzzese di Penne, che l’ampliarono e la fortificarono con l’aiuto del Re Carlo I D’Angiò.
Dopo la conquista e spoliazione ad opera dei pirati essa rimase abbandonata per lungo tempo. All’inizio del sec. XV Papa Gregorio XII la diede ai Canonici Regolari Lateranensi, che la restaurarono in ricco stile rinascimentale, trasformando l’esterno in una possente fortezza e riportandola all’antico splendore. Nel XVIII sec. l’abbazia fu soppressa e l’isola divenne una colonia penale.
Gli abitanti, circa 100 tra pescatori e contadini nel periodo invernale, invece in estate le isole si popolano di tremitesi che vivono a Termoli e di molti turisti, la gente del posto parla un dialetto che deriva da quello partenopeo come discendenti dei napoletani, che furono deportati, nel 1843, da Re Ferdinando II.
Riserva Marina. Dal 1989 l’arcipelago, d’acque limpide e frastagliata costa ricca di grotte, è riserva naturale marina.
Gli ambienti.
San Nicola. L’isola di San Nicola con i resti dell’abbazia fortificata è sicuramente la più interessante dal punto di vista storico e artistico, a tale proposito mi piace ricordare che lo storico dell’arte francese Émile Bertaux, visitando l’Italia del Sud tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la battezzò con il nome di «Montecassino in mezzo al mare», infatti il primo insediamento monastico è stato quello dei monaci Benedettini di Cassino (Chartularium Tremitense).
L’isola è lunga km 1.6 e larga m 450, con massima elevazione di m 75. San Nicola di Tremiti è il centro storico ed amministrativo dell’arcipelago. Cinta di mura e con un Castello trasformato nel sec. XV, ha in alto, la chiesa di Santa Maria al Mare, consacrata nel 1045 dal vescovo di Dragonara, con l’annessa abbazia. L’intero complesso è stato diverse volte rimaneggiato ed ampliato dai religiosi che l’abitarono, fino a raggiungere dimensioni sproporzionate, in rapporto all’esiguità dell’isola.
La chiesa, nella facciata principale, presenta un portale rinascimentale i cui rilievi sono opera di scultori dalmati.
La Chiesa è ben conservata, ha un impianto a pianta rettangolare a 3 navate con un doppio deambulatorio. L’edificio ha, inoltre, una loggia al piano superiore. La particolare originalità dell’impianto planimetrico è data dalla presenza al centro di una vasta aula quadrata che presenta su ciascun lato tre monumentali arcate cieche che inquadrano altrettanti archi passanti di minore altezza sormontati da monofore. I pilastri che li sostengono hanno forma polilobata con due semicerchi ai lati di un nucleo quadrato. Sul lato aperto verso il coro lo schema doveva essere ripetuto. Attualmente un grande arco trionfale a sesto acuto segna il passaggio al coro, in cui ancora visibile è l’antica abside centrale. L’intero edificio venne ricoperto da un tappeto musivo di cui rimangono significativi resti.
I frammenti musivi rimasti sono dislocati in vari punti dell’edificio. Quasi intatto il tappeto che riveste lo spazio quadrangolare al centro (sec. XI-XII). I mosaici sono costituiti da piccole tessere di circa un cm di lato di marmo bianco pentelico, giallo di Siena, palombino di Subiaco, nero di Mattinata disposte ad opus tessellatum, alternati a piccoli inserti di opus sectile.
Sull’altare maggiore è collocato un polittico ligneo intagliato e dorato, opera goticizzante di fattura veneta della metà del 1400 di particolare pregio.
Di notevole pregio è anche il Crocifisso su tavola, è una grande tavola con una croce lignea dipinta che misura 3,44 m di altezza e 2,58 m di larghezza. Sulla tavola, oltre al Cristo crocifisso, vi sono raffigurati anche la Vergine e l’Apostolo Giovanni. Secondo gli storici dell’arte la tavola è attribuibile alla scuola pisano-lucchese di autore ignoto dell’XI-XII sec. Il pregiato Crocefisso è in stile bizantino ed è molto simile a quello che si venera nel Duomo di Spoleto.
Sul lato sinistro del presbiterio c’è la statua lignea “S. Maria a Mare”, che rappresenta la Vergine Maria con il bambino, i volti sono abbronzati e ciò rivelerebbe ancora influssi di tipo bizantino.
Dietro la chiesa, si trovano i resti di due chiostri; uno gotico e l’altro rinascimentale, ancora dopo si trovano la biblioteca del monastero ed alcune sale. Al centro del primo chiostro c’è un pozzo decorato che attingeva acqua da una cisterna di raccolta sotterranea.
San Domino. La maggiore isola dell’arcipelago con lunghezza km 2.8 e larghezza 1.7, massima elevazione m 116, è ricoperta da una pineta che in molti punti giunge fino alle rocce, che vanno a strapiombo sul mare. Lungo la costa si possono visitare in barca numerose grotte: in particolare, nel tratto sudorientale, la grotta del Sale e la grotta delle Viole, che nelle prime ore del mattino presenta riflessi violacei; nel tratto occidentale, la grotta del Bue Marino, profonda circa 70 metri, dove un tempo si segnalava la presenza della foca monaca.
Tra San Nicola e San Domino si alza dal mare il Cretaccio, isolotto di creta giallastra.
Capraia. Lunga. km 1.6 e larga m 600, sta a nord dell’isola di S. Nicola ed è disabitata; le rocce sono coperte da una vegetazione a cespugli di cardi, capperi, artemisia.
Bibliografia:
- Émile Bertaux, L’art dans l’Italie méridionale: De la fin de l’empire romain à la conquête de Charles d’Anjou. Tome premier. Tome premier, Volumi 1-2. – A. Fontemoing, 1904
- Mac Clendon, The Church of S. Maria di Tremiti and its Significance for the History of Romanesque Architecture, in «Journal of the Society of Architectural Historians», 43 (1984), 1, pp. 5-19.
- Radicchio, L’isola di San Nicola di Tremiti, Bari 1993.
- P. Belli D’elia, Espressioni figurative protoromaniche nella Puglia centrale: il ‘mosaico del grifo’ della cattedrale di Bitonto, in Bitonto e la Puglia tra Tardoantico e Regno normanno, Atti del Convegno (Bitonto 15-17 ottobre 1998), a cura di C.S. Fioriello, Bari 1999, pp. 171-192.
- Erica Morlacchetti, L’abbazia benedettina delle isole Tremiti e i suoi documenti dall’XI al XIII secolo, Volturnia Edizioni, 2015.
- Donatella Langiano, Isole Tremiti, Polaris, 2020.
- Isole Tremiti – Storia arte cultura e ambiente nella Riserva Marina dell’arcipelago, Claudio Grenzi Editore 2023.
Testo e ricerca iconografica di Alberto Gentile.
Copyright © Alberto Gentile