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Abbazia di Santa Maria di Pulsano

In uno scenario di rocce grigie su strapiombi profondi oltre 200 metri, a circa nove chilometri a sud-ovest dal centro abitato di Monte Sant’Angelo, si trova l’abbazia di Santa Maria di Pulsano, che su questo massiccio roccioso sembra stia a guardia del golfo di Manfredonia. Secondo la tradizione, verso la fine del VI secolo, la comunità degli Equizi edificò nel medesimo luogo un monastero, passato poi ai Cluniacensi e distrutto dai Saraceni.

Storia
Nel 1128 San Giovanni Scalcione da Matera (Matera, 1070 – monastero di San Giacomo a Foggia 1139), dopo molte esperienze spirituali ed un lungo peregrinare, finalmente trovò la sua sede nell’antico e abbandonato monastero di S. Gregorio a Pulsano ribattezzandolo “Santa Maria di Pulsano”, lo ricostruì fondando la Congregazione benedettina degli Eremiti Pulsanesi.

San Giovanni Scalcione da Matera.


Nel XII secolo l’abbazia conobbe il momento di massimo fulgore divenendo uno dei monasteri più potenti dell’Italia meridionale, grazie anche alle cospicue donazioni dei benefattori, tra questi anche sovrani quali Ruggero II d’Altavilla e Federico II, fu inoltre famoso centro miniaturistico. Il monastero di Pulsano nel 1177 entrò ufficialmente negli interessi della casa regnante con l’inclusione (insieme a quello di S. Giovanni in Lamis) nell’honor Montis Angelis concesso da Guglielmo II alla moglie Giovanna d’Inghilterra. Questo monastero nel medioevo ha svolto un ruolo di primaria importanza nella riorganizzazione del territorio e nella fondazione di nuovi centri del Gargano. La crescente fama dell’abbazia, divenuta meta ambìta di pellegrinaggio, condivise le sorti della congregazione pulsanese, che già nei primi decenni del XIII secolo manifestava i primi segni di decadenza.


Architettura
La parte più significativa del complesso monastico è costituita dalla chiesa in stile romanico, la sua costruzione potrebbe collocarsi intorno al 1128, la tradizione ci tramanda la legenda seconda la quale la chiesa fu eretta in un luogo espressamente indicato dalla Vergine Maria, apparsa in sogno a Giovanni da Matera; fu utilizzata come abside una grotta, recuperando il sito di un probabile antico insediamento di monaci di sant’Equizio.

Foto dell’interno della chiesa, si noti l’abside ricavato da una grotta.

La chiesa ha una sola navata con volta a botte scandita da grandi archi trasversali su semipilastri vicini alle pareti, ha un bellissimo portale, a forma ovale, finemente decorato con rilievi zoomorfi ed antichi blasoni che presenta molte similitudini con il portale laterale dell’abbazia di San Leonardo di Siponto.

Portale d’ingresso della chiesa.
Particolare del portale d’ingresso.

Lateralmente, due piccoli settori della grotta ospitano la tomba dell’abate Giordano (morto nel 1145) e un altare inglobato in una piccola costruzione in muratura dal tetto a spioventi.
Gli elementi più pregevoli dall’abbazia sono molto probabilmente attribuibili ai lavori d’ampliamento che effettuò l’abate Gioele (1145 – 1177), a lui si devono l’ampliamento e la ricostruzione di gran parte delle fabbriche del monastero e della chiesa.
La facciata della chiesa, rifatta in un periodo imprecisabile (forse in relazione con il terremoto del 1646, che arrecò gravi danni a tutto il complesso monastico) accorciò l’originaria lunghezza della navata di una campata. Questa importante modifica è verificabile osservando proprio il prospetto, sul quale sono stati riposizionati il portale d’ingresso originario, due finestre ed un oculo decorati con motivi vegetali. All’esterno dell’edifico sacro sono visibili in alto una mensola ed un capitello per lato che, “attraversando” la muratura, testimoniano la loro appartenenza agli ultimi pilastri presenti all’interno della chiesa. 


Frammenti Scultorei
Alcuni frammenti scultorei pregevoli e resti dell’arredo del monastero di Pulsano, sono conservati nel museo lapidario della Basilica di San Michele a Monte sant’Angelo, sono considerati opera degli stessi artefici attivi a Siponto, maestri foggiani che hanno operato sia in Capitanata che in Abruzzo (S. Clemente a Casauria, S. Pelino a Corfinio) nella II metà del XII secolo.
Tra i frammenti scultorei conservati nel museo lapidario del Santuario micaelico ricordiamo La fontana lustrale che fino al 1971 risultava posta all’esterno dell’abbazia, presso l’ingresso sud-orientale.

La fontana Lustrale.

La fontana si compone di un basamento, costituito da quattro figure zoomorfe accovacciate, intervallate da colonnine dotate di preziosi capitelli, e di una vasca, intorno alla quale si dispongono dieci protomi zoomorfe ed antropomorfe (lepre, montone, felini) e i fori per la fuoriuscita dell’acqua. Nella parte alta, costituita da una calotta che sovrasta la “coppa” e funge quasi da coperchio, quattro scene figurate ordinate su doppio registro, inserite in edicole con colonne angolari sostenute da protomi animali, i cui timpani sono affiancati dalle figure e dai simboli degli Evangelisti.

Una recente foto della fontana Lustrale ora collocata nel museo lapidario della Basilica Micaela.

A parte le numerose lacune, maggiormente visibili in seguito alla ricomposizione, si riconoscono le raffigurazioni di Balaam sull’asina, accompagnato da un’iscrizione lacunosa [hic balaa(m) / hortante(m) / ter / …/…asellam] e sovrastato da una scena tradizionalmente indicata come la Natività (ma altrove come l’incontro tra Anna e Gioacchino, genitori di Maria, presso la Porta Aurea); poi la scena dell’Annuncio a Zaccaria della nascita del Battista (più probabilmente e semplicemente un’Annunciazione) sottostante alla raffigurazione di una mirrofora al sepolcro, sul quale campeggia la figura dell’angelo; ancora, San Pietro e San Paolo sovrastati dalla Crocifissione; e infine il miracolo di Mosè che fa scaturire l’acqua dalle rocce, accompagnato anch’esso da un’iscrizione assai lacunosa [p(er)cu…/hic moysis … fit unda] e sovrastato da una scena identificata come l’Ascensione.
La fontana è probabile opera di maestranze operanti a Monte Sant’Angelo nel XII-XIII secolo.


L’icona mariana
Fino al 1966 la chiesa di Pulsano ha custodito l’antica icona della Madonna con Bambino, tavola dipinta a tempera in seguito scomparsa e mai più recuperata. Essa raffigurava la Vergine Odegitria affiancata da angeli.

L’antica icona di epoca medievale della Madonna con Bambino trafugata nel secolo scorso e mai ritrovata.


La chiesa abbaziale fu dedicata alla Beate Vergine Maria Madre di Dio e l’altare consacrato dopo i lavori, promossi dall’abate Gioele, il 30 Gennaio del 1177, da Papa Alessandro III. Il Papa, per l’occasione, traslò da Roma le sante reliquie di alcuni martiri romani come Lorenzo, Ippolito, Nicandro e Valeriano, il reliquiario (un cofanetto in bronzo) ed il sigillo papale in cuoio sono custoditi nella chiesa abbaziale.
Il complesso monastico presenta grosse mura di cinta.
Alla fine del XIV secolo l’abbazia garganica venne abbandonata del tutto ed i suoi beni dati in commenda a non residenti. Al cardinale Ginnasi (1586-1603) va il merito di aver restaurato il complesso monastico, così come attesta la presenza del suo stemma sul portale di accesso al monastero. Nella chiesa era custodita l’immagine della Madonna (foto sopra), realizzata verosimilmente nel XIII secolo secondo un tipo iconografico largamente diffuso in Puglia, che attirava ancora un certo numero di fedeli e pellegrini. L’irreversibile distruzione giunse nel 1646, quando un violento terremoto provocò la rovina degli edifici del complesso, nonché la perdita del suo prezioso archivi.
Il monastero di Santa Maria di Pulsano fu sospeso nel 1806 e dopo un lungo periodo d’abbandono il 20 dicembre 1997 si è insediata una comunità monastica che è incardinata nell’arcidiocesi di Manfredonia ed è birituale latina e bizantina nell’espressione liturgica e spirituale.
In questo luogo pieno di fascino non è difficile poter osservare falchi e corvi reali. 

Bibliografia:
• Cattedrali di Puglia – Alfredo Petrucci, Bestetti, Roma, 1976.
• M. S. Calò Mariani – A. Ventura – A. Muscio – A. Altobella – J. M. Martin – P. Corsi – L. Pellegrini – U. Kindermann – E. Ciancio – A. Pepe – G. Onofrio – E. Catello – C. Laganara Fabiano, Capitanata Medievale, Claudio Grenzi Editore, Foggia 1998. 
• Alberto Cavallini, Santa Maria di Pulsano – il santo deserto garganico, Claudio Grenzi Editore, 1999
• S. Mola, L’area dell’abbazia di Pulsano, in Fragmenta. Il museo lapidario del Santuario di S. Michele del Gargano, a cura di S. Mola e G. Bertelli, Claudio Grenzi Editore, Foggia 2001, pp. 59-69.

Info:

L’8 settembre ricorre la festività della Madonna di Pulsano: i fedeli partono da Monte Sant’Angelo e raggiungono l’abbazia sul dorso di muli. 
Dal 1991 si è costituito il Movimento “Cristiani Pro Pulsano” associazione di volontariato formata da cittadini di Manfredonia e Monte Sant’Angelo che si prefigge di mantenere viva la memoria storica dell’antica Abbazia di Pulsano.
Nel mese di agosto presso il monastero si tiene un Corso pratico d’iconografia.
Ora il monastero ha anche una foresteria per ospitare un numero limitato di pellegrini per brevi periodi di ritiro.

Copyright ©2024 Alberto Gentile

Di Alberto Gentile

Alberto GENTILE
È nato a Casalvecchio di Puglia (FG) - a pochi chilometri da Castel Fiorentino - il 16 gennaio 1958. Dopo aver frequentato il liceo classico si è laureato in Medicina e Chirurgia; ha sempre nutrito una grande passione per la storia e l’archeologia.
Il periodo storico che maggiormente gli interessa è quello normanno-svevo, la sua grande passione è il romanico pugliese. Nel 1997 ha portato sulla grande rete la storia di Federico II con il sito www.stupormundi.it del quale è attualmente il coordinatore. E' socio ordinario della Società di Storia Patria per la Puglia.
Vive e lavora a Foggia. Suona il sax ed il flauto traverso; la musica che più ama è il jazz. È felicemente sposato e ha due figli.

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