Cartoline dall’area del Salento di cultura ellenofona e che fa riferimento a Calimera. Le influenze culturali e linguistiche risalenti alla Magna Grecia e alla dominazione bizantina

La Grecìa Salentina è un’area segnata da influenze risalenti alla Magna Grecia e alla dominazione bizantina. Un suo retaggio è il Griko, è un’antica lingua ellenica parlata oggi da circa ventimila pugliesi. A tutt’oggi, la “grecità” è considerata tratto dominante della cultura salentina. Scoprire il Griko significa esplorare una lingua unica e la sua storia affascinante, e lo si può fare soltanto visitando i luoghi dove è ancora viva. L’isola linguistica è composta oggi da 12 comuni: Calimera (capofila), Carpignano Salentino, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sternatia e Zollino e Sogliano Cavour. La Grecìa Salentina è nota per le sue tradizioni culturali e gastronomiche. Eventi come la Notte della Taranta a Melpignano celebrano la musica tradizionale, attirando visitatori da tutto il mondo. Questa piccola enclave linguistica offre numerosi luoghi da visitare, come palazzi storici e chiese.
Il luogo
Andiamo alla scoperta di Calimera, un borgo di 7.297 abitanti in provincia di Lecce. Il suo nome deriverebbe dal greco Kalimèra, che significa “buon giorno” o, secondo alcuni studiosi, “bella contrada” (kallá meréa). Altre ipotesi puntano, invece, su una derivazione bizantina del toponimo “cal/gal”, che significa “anfratto, luogo riparato”. Il gonfalone è un drappo azzurro su cui campeggia un sole splendente: «D’azzurro, al sole d’oro”. Nella simbologia araldica il sole rappresenta l’immortalità e la regalità.
La storia
Il borgo si trova lungo la Via Traiana Calabra, l’antica strada che collegava Otranto a Lecce e Brindisi. Le sue origini sono incerte. Come per gli altri centri ellenofoni del Salento, il dibattito storiografico lega la sua nascita ad una colonizzazione bizantina o a più antiche radici magno-greche. Oggi attivo centro del terziario, Calimera in passato era nota per la produzione del carbone, attività che proveniva dall’utilizzo del legname del grande bosco. I “craunàri” erano carbonaie venditori ambulanti di carbone e avevano un santo protettore tutto loro: S. Biagio. Oggi è rimasto molto poco del borgo antico, ma Calimera si distingue nell’area ellenofona per l’intensa attività culturale volta al recupero e alla valorizzazione della grikítà. Simbolo tangibile della “ellenicità” di Calimera, la bella stele attica donata dal Municipio di Atene al centro salentino nel 1960. Merita di essere segnalata una vasta produzione letteraria e una ricca produzione musicale che riesce a mantenere vivo un patrimonio collettivo di canti religiosi, di lavoro e di lutto.
Le chiese
La chiesa Matrice di San Brizio, costruita nella centrale piazza del Sole nel 1689 sulle rovine di un tempio più antico, ha un ampio portale barocco, sul quale troneggia la statua in pietra leccese del santo patrono. L’interno, a una navata a croce latina, presenta nove altari con tele di valore, il primo altare dedicato alla Madonna della Misericordia mostra un originale quadro di Madonna gravida, attribuita al Catalano. Alle spalle della chiesa un massiccio campanile a quattro piani.

Dedicata a San Vito è un’antica chiesetta risalente al Cinquecento, ubicata nella campagna a est del cimitero, vicino all’antico Bosco di Calimera. Per la Pasquetta, il Lunedì dell’Angelo, la popolazione di Calimera vi si reca per tradizione e compie ancora oggi il rito del passaggio attraversando un grande masso forato che emerge dal pavimento dell’unica navata della chiesa. È una pietra che richiama un rito propiziatorio di fertilità di origine pagana.

I musei
Il Museo di Storia naturale del Salento, a 2 chilometri dal centro di Calimera, è il museo più grande del Sud Italia. Narra la storia del Pianeta Terra. Per poterlo apprezzare, è necessario visitare tutte le sezioni, da quella di mineralogia a quelle di teratologia, di paleontologia, di astronomia. Oltre che museo, è anche Osservatorio faunistico della provincia di Lecce Centro di recupero della fauna selvatica, accoglie e cura animali esotici abbandonati dai proprietari o trovati in precarie condizioni come fauna selvatica e tartarughe marine. Il museo dispone di uno staff di studiosi altamente qualificati che, oltre a organizzare regolari spedizioni scientifiche per lo studio della fauna, soprattutto in Africa, intrattengono rapporti di collaborazione per la ricerca scientifica con università e organismi nazionali e internazionali (Gabon, Kenia, Uganda in Africa e Costa Rica in Sud America).

Nel centro storico di Calimera, in una caratteristica “casa a corte” che è “contenuto”, oltre che “contenitore”, il punto di incontro con la cultura locale è, dal 2003, la “Casa-museo della civiltà contadina e della cultura grika”, realizzata dal Circolo Arci Ghetonìa (Vicinato, ingriko), che dal 1985 si occupa di ricerca, valorizzazione e promozione del territorio: non solo oggetti di tradizione, ma biblioteca, emeroteca, raccolta di video, cd, consentono di conoscere l’anima di un popolo.

Quale futuro per il Griko?
Il flusso migratorio greco verso il Salento, secondo gli studiosi, si colloca in epoca antica (Magna Grecia) e durante la dominazione bizantina, con l’arrivo durante l’VIII secolo di religiosi greci che vi diffusero la cultura, la lingua greca, celebrando secondo il rito ortodosso. Ai bizantini subentrarono i normanni, gli svevi, gli angioini, gli aragonesi e gli spagnoli. Tempi difficili per il clero greco che restò attivo nelle sole zone di Otranto, Gallipoli, Nardò e Calimera. I monaci cattolici scalzarono gli ortodossi e anche la lingua greca fu pian piano soppiantata dal latino, anche se battesimi e matrimoni furono ancora celebrati con rito greco per tutto il ‘700. Dopo la seconda guerra mondiale, sia a causa dell’ emigrazione, sia per la diffusione dei mezzi radiotelevisivi, il numero dei parlanti è diminuito. Negli ultimi decenni, sono stati avviati vari progetti per preservare e promuovere la cultura e la lingua grika. Con legge dell’8 giugno 1990 n. 142, fu istituito ufficialmente il Consorzio dei comuni della Grecìa Salentina. Dal 2001 è l’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina a coordinare iniziative culturali, educative e turistiche per valorizzare questo patrimonio unico, cercando di coinvolgere anche le giovani generazioni nella riscoperta delle proprie radici. Ma la lingua grika, trasmessa solo oralmente di generazione in generazione, potrebbe sopravvivere attraverso una sua metamorfosi: da tradizione orale potrebbe diventare lingua scritta; essere codificata e organizzata nelle sue regole morfologiche e sintattiche e resa disponibile per essere insegnata e appresa.
A provarci fu Franco Corlianò. Autore di libri, canzoni e poesie, oltre che pittore, è stato uno dei pilastri della cultura grika. La sua canzone “Klama”, conosciuta come “Andramu pai” sul dramma dell’emigrazione, fu resa celebre dalla cantante greca Maria Farandouri. Ma la sua eredità è il Vocabolario di Griko, un’opera di fondamentale importanza per la sopravvivenza della lingua ellenofona.
(Teresa M.Rauzino su L’Edicola per l’Italia 30 marzo 2025)
