CENNI STORICI
Sorto su di un nucleo originario attribuito all'epoca sveva (1240) e ampiamente utilizzato nella successiva età angioina, l’attuale castello (a pianta triangolare, dotato di bastioni pentagonali agli spigoli est, ovest e nord) fu edificato nel 1537 dagli Spagnoli e restaurato e rafforzato nel 1559 ad opera di don Parafan de Alcalà. Della fortezza, costruita in tufo locale e pietra di calcare, è impossibile, ai nostri giorni, riconoscere le primitive strutture federiciane, dopo il massiccio intervento spagnolo, il restauro successivo al 1646, la costruzione di altri ambienti (è datata 1677 la cappella interna) che ne hanno profondamente mutato l'assetto originario, e la disattivazione nel 1840.
Attualmente la struttura è sede di un distaccamento della Marina Militare e di un osservatorio dell'Aeronautica per le previsioni del tempo.
Approfondimento (2011)
«Per la sua posizione strategica, Vieste costituì sempre uno dei capisaldi di difesa del Gargano e del Regno delle due Sicilie e conservò fino al 1846 il titolo di piazza d’arme. Tutti i governanti, dai Normanni ai Borboni, hanno sempre tenuto nella massima considerazione questo avanzatissimo posto dell’Adriatico. Prima fra tutti, il conte Roberto Drengot che, per rendere la città più sicura, la cinse di solide mura e fece costruire nella parte alta un poderoso castello (1065), il cui corpo quadrato era dotato di torri cilindriche agli spigoli. Nel settembre 1240 durante le lotte tra il Papato e Federico II venne gravemente danneggiato dai Veneziani, mentre la città fu quasi distrutta. L’imperatore si precipitò a Vieste e immediatamente contribuì a riedificarla. Il castello risorse sulle antiche rovine con nuove strutture e diverso stile e una della torri normanne fu incorporata nell’imponente baluardo rivolto a Nord. Per oltre tre secoli difese indomito la città dai continui attacchi dei saraceni e dei predoni del mare, e resistette meravigliosamente quando Vieste fu rasa al suolo, nel 1480, dai turchi guidati dal Gran Visir Acmet Pascià e soffrì notevolmente durante il sacco di Dragut. Il castello fu riedificato nel 1559 per ordine di D. Parasan de Ribeira, vicerè del Regno di Napoli e fu dotato di artiglieria, munizioni e di 40 piazze di soldati spagnoli. Il suo corpo era costituito da una piazza quadrata sui cui lari si ergevano le abitazioni dei soldati, mentre dagli spigoli partivano svettanti quattro baluardi triangolari, segnando i punti cardinali. Imponente, massiccio e più grande degli altri è quello di Nord, rivolto verso il paese a guisa di prora di nave. La torre Sud, che era la più piccola e la più tozza, e parte del casermaggio, con la cappella e la residenza del governatore precipitarono a mare nella notte del 31 maggio 1646, durante il terribile terremoto che arrecò rovine e lutti in tutte le città garganiche. La lapide, posta a sinistra dell’ingresso del castello, ricorda che a Vieste trovarono la morte 84 persone, fra cui il governatore Ferdando Cuobos della Cuova e la sua famiglia. Dal castello si diramavano le mura di cinta: uno scendeva basso, lungo lo strapiombo della “Ripa” fino al Torrione di S. Francesco; l’altro, alto e intramezzato da robusti barbacani, verso il Nord, fino al mare e poi lungo la costa fino al Torrione. In questo muro si aprivano diverse porte: quella presso la torre rotonda nei pressi del Castello; la “Porta d’alt” antistante la Cattedrale; la “Porta grande”, che immetteva in piazza del Fosso, detta anche “Porta de bbasc’” o “del mare”. Sulla facciata di uno dei bastioni di questa porta, oggi adibito a negozio di frutta e verdura, si può ancora ammirare la bella statuetta di S. Michele, a cui fu dedicato dopo la riedificazione avvenuta nel 1762 a spese del popolo. Le altre porte erano: quella che dal Fosso dava sul mare, ora Rotonda di Marina Piccola, quella nei pressi di S. Francesco e la “Porta falsa”, situata nella parte sottostante il bastione sud del Castello, che serviva a far rientrare i contadini e i pescatori ritardatari. Il Castello, sempre abitato da un centinaio di soldati fino al 1840, era comandato da un capitano che aveva titolo di governatore, la cui autorità di direttore della marina, si estendeva fino a Giulianova. Poi è cominciata la lenta agonia del suo crollo. Un colpo duro gli è stato inferto dal cacciatorpediniere Lika all’alba del 24 maggio 1915, al momento della dichiarazione di guerra all’Austria. Quella stessa mattina si autoaffondava nel mare di Sfinalicchio, verso Peschici, dopo aver esaurito tutti i colpi di cannone e i siluri contro l’incrociatore Helgoland e i caccia Csepel e Tatra, il cacciatorpediniere Turbine, che faceva servizio di vedetta fra Manfredonia e Tremiti. Oggi è sede di un reparto della Marina Militare ed ha funzione prettamente di semaforo, rendendo grandi servizi ai pescatori e a quanti dirigono i loro navigli su questo mare. Lì, mastodontico ed altero, resta a simboleggiare la potenza e l’antichità di questa solitaria e gloriosa cittadina».
Vedi anche Il castello di Vieste nei francobolli, in Medioevo filatelico, a c. di Ruggero Gormelli.
Bibliografia e Sitografia
http://www.residencevieste.it/Castello_vieste_storia.htm
Articoli di approfondimento
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