Vibo Valentia (castello di Monteleone)

CENNI STORICI

«Nonostante venga individuato con il nome di Castello normanno-svevo quello di Vibo Valentia, la medievale Monteleone, non conserva alcuna struttura ascrivibile a quel periodo. D'altra parte i nuovi conquistatori, i Normanni, avendo eletto Mileto capitale, non avevano, probabilmente, alcuna necessità di erigere nuove fortificazioni. È verosimile però che per tutelare il colle posto nella parte più alta, là dove sorgeva l'acropoli dell'antica città greca, avessero costruito un accampamento, protetto presumibilmente da una palizzata in legno, piantandovi delle tende. Una fonte, la cronaca del monaco Goffredo Malaterra, in effetti ricorda sessanta militi inviati da Roberto il Guiscardo con a capo il fratello Ruggero in "altiori cacumine montium Vibonetium castrametatus, tentoria fixit ut, longe lateque visus, incolas circumquaque facilus deterret". Suggestiva una recente ipotesi che identifica il monte Poro, che si erge per un'altezza di 710 metri s.l.m. sull'omonimo altipiano, con la parte più alta dei colli vibonesi, anziché con la sede dell'attuale castello. Quindi il brano del cronista Malaterra, storico del gran conte Ruggero, ritenuto a ragione una delle fonti più importanti sulla conquista normanna, fu interpretato male, soprattutto dagli studiosi ottocenteschi, forse in maniera non del tutto casuale, poichè attribuendo ai Normanni la prima costruzione nell'area del castello intendevano nobilitarne le origini. Ma l'attento studio delle fonti storiche, combinate con una lettura delle fasi edilizie e costruttive, hanno portato gli studiosi ad affermare che non vi sono strutture riconducibili all'epoca normanna.

Il castello, nel suo impianto più antico, venne costruito da Federico II. La notizia è ricavata da tre frammenti di regesti (registri) angioini. Questi confermano che tra il 1270 ed il 1275 la città venne rifondata dall'imperatore con abitanti provenienti da terre demaniali. Anche in un Breve (lettera personale del pontefice) di Alessandro IV del 1255, si legge che Monteleone fu fondata, o meglio rifondata, da Matteo Marcofaba segretario di Federico II su un fondo di proprietà del monastero della SS.Trinità di Mileto. Tra il 1240 ed il 1255 si colloca la realizzazione della fortificazione che, oltre ad avere funzioni di difesa, era deputata al controllo del territorio circostante. D'altra parte il confronto con altre situazioni analoghe avvalora la tesi che quanto costruito risponde a precisi criteri seguiti dall'imperatore anche per altre strutture coeve. Del primitivo edificio rimane testimonianza nella cosiddetta torre a "cuneo", oggi completamente ricolma e con le fondazioni portate fuori terra e, quindi, a vista. All'esterno la cortina presenta ampie integrazioni di conci e trova riscontro, in ambito calabrese, nel castello della vicina Lamezia Terme - Nicastro. Anche la tecnica costruttiva, in conci squadrati, è tipica delle strutture di epoca sveva. Ad età angioina, invece, pare debbano ascriversi le trasformazioni operate nel fronte nord-ovest: apertura di un ulteriore ingresso e realizzazione di nuovi ambienti interni. Addossata alla cosiddetta torre a "cuneo" è la chiesetta dedicata a S.Michele datata indirettamente sulla base dei regesti del 1278-1279 che attestano, proprio per quegli anni, la presenza di un cappellano e di un chierico in pianta stabile presso la guarnigione del castello. Una terza fase che vide trasformazioni di tipo residenziale può essere attribuita ai Pignatelli, prima conti e successivamente duchi di Monteleone. Il castello era utilizzato ancora come residenza quando venne danneggiato nel 1783, nel corso del rovinoso terremoto che aveva colpito quasi tutta la Calabria; in seguito a questo evento la fortezza venne trasformata in caserma. Per moltissimo tempo la struttura, alla quale furono aggiunti ambienti e nuovi corpi di fabbrica, è rimasta inutilizzata fino al recente restauro finalizzato alla conservazione ed al riutilizzo come Museo archeologico statale».

Bibliografia e Sitografia

http://www.sbvibonese.vv.it/sezionec/pag213_c.aspx (testo dell'archeologa Maria D'Andrea)

Articoli di approfondimento

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XIII sec.

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