VERONA (forti e territorio fortificato)

CENNI STORICI

«Il territorio veronese è stato storicamente un centro strategico e militare di primaria importanza per il controllo dell’area padana e per il suo collegamento con l’area germanica. È in quest’area che si concentrò l’enorme impegno finanziario e militare dell’impero austro-ungarico (1814-1866) con Verona al centro della regione fortificata del Quadrilatero (Verona, Peschiera, Mantova e Legnago). Nel 1834 si stimava in circa 6.000 uomini la numerosa manodopera necessaria alla costruzione del poderoso sistema fortificato di Verona. La città divenne una grande caserma in cui trovarono insediamento tutti i servizi civili e militari necessari per il mantenimento nella piazzaforte di una guarnigione che avrebbe potuto raggiungere i 15.000 soldati. Verona si trasformò nel centro logistico di tutto il Quadrilatero dove era stanziata un’armata di più di 70.000 uomini che raggiunse le oltre 110.000 unità durante le vicende militari del 1859. Gli edifici militari erano costituiti da caserme di fanteria e cavalleria, da stabilimenti e da magazzini per i viveri (panificio militare), per il vestiario, per i finimenti dei cavalli, ecc.; da un arsenale di artiglieria, da polveriere, da stabilimenti pirotecnici, da officine, da comandi militari, da ospedali, da tribunali, da prigioni, dalla direzione del genio, ecc. Il generale von Scholl elaborò un piano difensivo da attuarsi in più fasi, spesso concomitanti con gli eventi bellici che videro Verona protagonista nelle tre guerre di indipendenza italiana, 1848, 1859 e 1866. La prima fase riguardò l’aggiornamento ed il rafforzamento delle mura urbane disegnate dai Veneziani; tra il 1833 e il 1844 vennero rifatti i bastioni della cinta sanmicheliana e rafforzata quella collinare. Tra il 1837 e il 1844 vennero costruiti sulla dorsale collinare tre forti e quattro torri dette ‘massimiliane’, nonché altri due forti staccati dalle mura in destra e sinistra Adige. Dopo la campagna bellica piemontese del 1848 venne invece costruita una prima cerchia di undici forti (1848-59), posti ad una distanza variabile dal fronte bastionato compresa tra 1 e 2,4 chilometri. Con la perdita della Lombardia nel 1859, Verona diventò per l’Austria il cardine difensivo più importante: venne quindi realizzata la seconda cerchia di nove forti staccati (1860-66). L’intero territorio veronese venne fatto oggetto di uno straordinario piano difensivo che vide la realizzazione del campo trincerato di Peschiera con diciassette forti, di Pastrengo con quattro forti e una torre del telegrafo e di Rivoli con quattro forti.

Nel corso del Risorgimento, Verona rappresentò sempre l’obiettivo ‘centrale’ di ogni campagna militare; la conquista della città avrebbe permesso il controllo di tutta la pianura padana. Il 16 ottobre 1866, con la conclusione della terza guerra d’Indipendenza, le truppe italiane entrarono in Verona ponendo fine al dominio asburgico della città, iniziato nel 1814. Il plebiscito di annessione chiuse una fase fondamentale nell’evoluzione del sistema difensivo dell’area veronese per aprirne un’altra con nuove prospettive. Il confine con l’Austria venne a trovarsi sulla linea dell’attuale demarcazione tra il Veneto e il Trentino Alto Adige, ponendo la città di Verona praticamente sul limite territoriale del Regno. Le fortificazioni asburgiche pensate per un ‘nemico’ proveniente prevalentemente da ovest e sud vennero considerate obsolete e inefficaci; per questo si rese necessario ripensare e riorganizzare le difese a nord della città. Lo sbarramento di Rivoli a chiusura della valle dell’Adige, realizzato nel periodo 1849-1852, venne ritenuto ancora valido sotto il profilo tecnico. Si decise per il suo aggiornamento (1880-1885) prevedendo l’inversione (da sud a nord) del fronte dei forti (forte di Ceraino, batteria bassa del Forte di Rivoli). Inoltre, allo scopo di interrompere l’accesso alla riva destra dell’Adige, venne costruita la batteria della Tagliata di Incanal (1884). Tra il 1880 e il 1885 vennero realizzati anche i forti S. Marco e Masua, successivamente aggiornati nel primo Novecento. Sul lato nord-orientale di Verona, sulle propaggini dei monti Lessini – con l’obiettivo di controllare le valli alpine che si aprono verso la pianura – si costruirono forte Castelletto (1885, rinnovato nel primo Novecento), forte San Briccio (1885) e la batteria Monticelli (1888) e, nei primi del Novecento, i forti S. Viola e Monte Tesoro. Anche con l’avvento dello stato unitario italiano l’area veronese mantenne quindi la sua funzione strategico-militare fino allo scoppio della prima guerra mondiale. ... L’area veronese che va dal Lago di Garda alle prealpi del Baldo e dei Lessini, ai fiumi Adige e Mincio può essere definita proprio in ragione di questo grande sistema difensivo un ‘territorio fortificato’ che costituisce un patrimonio storico che per la sua estensione e diffusione, nonché per la sua qualità architettonica ed ambientale non ha eguali in ambito nazionale. ...».

Bibliografia e Sitografia

http://www.fondazione-fioroni.it/index.php/mostre/il-territorio-fortificato-veronese.html

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