Valva (castello o villa D’Ayala)

CENNI STORICI

La villa d’Ayala, detta castello, ha uno sviluppo planimetrico di circa 600 metri quadrati ed abbraccia la torre ed il contiguo cortile interno per una altezza massima di circa 20 metri per un totale di tre piani e un sottotetto. Il perimetro superiore del secondo piano e del sottotetto sono provvisti di merli e agli angoli sorgevano cinque torrette, crollate e demolite a seguito dei danni causati dal sisma del 1980. La Torre, denominata da alcune fonti Torre Normanna, è addossata al lato nord del Palazzo e rappresenta la preesistenza più antica del complesso. Il Parco della Villa, cui si accede da valle, in prossimità del centro del paese, si sviluppa per una misura compresa tra i 17 e i 18 ettari ed è interamente circondata da mura. Il suo disegno attuale è riconducibile ad una realizzazione del XVIII secolo e di quest’epoca presenta alcune caratteristiche tipiche. Il Parco si configura come un bosco ceduo misto, con una prevalenza di lecci, castagni ed aceri, di grande estensione e, come caratteristico dell’epoca, appunto, come bosco produttivo: esso è solcato da viali pressoché rettilinei ma che disegnano una scacchiera irregolare, dei quali alcuni ripercorrono i tracciati originali altri sono di epoca più recente. Il parco a funzione produttiva è poi caratterizzato da alcuni episodi verdi, laddove più forte emerge la traccia dell’intervento dell’uomo, che sono fondamentalmente i due giardini all’italiana, quello in prossimità dell’ingresso e quello di pertinenza del Castello, ed il Teatrino di Verzura. Tutto il parco risulta disseminato di arredi quali fontane, statue, piccole architetture; di estremo interesse è il sistema di caverne e canali, probabilmente risalente ad epoca romana e con funzioni di incanalatura delle acque, che attraversa il parco nella sua estensione. Per quanto attiene in particolare agli aspetti botanici, bisogna distinguere il grande parco da quelli che sono stati definiti episodi a carattere eccezionale. Il Parco, che occupa quasi la intera estensione della proprietà, può essere distinto, a sua volta, in zone a seconda della essenza prevalente. A questa caratterizzazione delle diverse zone del Parco si sovrappongono viali alberati, di volta in volta, con prevalenza di Platani, Aceri montani, Laurocerasi: sono inoltre osservabili esemplari isolati di essenze, inserite probabilmente nell’Ottocento e con finalità ornamentali, quali cedri, magnolie ed altri. Per quanto riguarda gli episodi eccezionali essi sono – come si accennava – fondamentalmente tre: i due giardini all’italiana ed il teatro di verzura. Il primo Giardino all’Italiana, di ridotte dimensioni, si trova a pochi passi dall’ingresso del Parco, nella zona a valle; il secondo Giardino all’italiana è quello tipicamente disegnato come una unità formale con la Villa, prospiciente il bel prospetto con il porticato a tre arcate; il terzo episodio è costituito dal Teatrino di Verzura, probabilmente di realizzazione Ottocentesca, realizzato con siepi di bosso ed arricchito da busti di figure umane. Cenni Storici. La Villa dei Marchesi d’Ayala di Valva e l’annesso parco, sorgono nel Comune di Valva, in provincia di Salerno, su un terreno ad andamento degradante, alle pendici del Monte Marzano. Valva inizia la sua storia sin dal fatidico anno Mille, quando divenne feudo di un signore di nome Gozzolino che, secondo l'uso normanno, traeva il suo predicato dal possedimento stesso. Fu forse proprio lui a far costruire la torre normanna che, pur danneggiata dal sisma del 1980, ancora si erge a guardia del parco. Accanto a essa, sul finire del XVIII secolo, un suo discendente, il marchese Giuseppe Maria Valva, volle erigere un edificio per villeggiare, che curiosamente riecheggiava, pur in proporzione ridotta, il rinascimentale castello vescovile del Buonconsiglio a Trento. Nominato da Ferdinando IV di Borbone sovrintendente di tutte le strade e i ponti del Regno di Napoli, dopo aver tracciato la rotabile che da Eboli conduce in Basilicata, Giuseppe Maria si dedicò totalmente alla risistemazione del feudo. Fra le diverse migliorie messe in atto, grande rilevanza assunse l'ideazione di un giardino che accresceva le attrattive della villeggiatura estiva, avvalendosi dell'opera dei migliori botanici, giardinieri e floricoltori del regno. Nascono, così, il bosco ceduo, i frutteti, i viali di platani, magnolie e cedri, i due parterres all'italiana, le peschiere, il laghetto e il teatrino di verzura ad anfiteatro capace di mille posti. Un giardino, quello di Valva che sembra compiacersi del proprio essere anacronistico, ignorando - tranne che per la folla di statue mitologiche che lo popola silenziosamente - il sogno neoclassico ingenerato dai primi scavi ercolanensi condotti dal principe d'Elboeuf e teorizzato in quegli anni dal Winkelmann e dall' Abate di Saint Non. Piuttosto che ai coevi esiti paesaggistici del jardin à l'anglaise e alla tersa maestosità d'impronta francesizzante della vanvitelliana reggia di Caserta, Valva, con il suo impianto formale, si propone di recuperare stilemi tratti dalla grande stagione italiana tra manierismo e barocco. Alla morte del marchese Giuseppe Maria Valva nel 1831, la villa passò per via matrimoniale ai d'Ayala, strettamente legati al Sovrano Militare Ordine di Malta. Nel 1959 l'ultimo dei d'Ayala, Giuseppe in mancanza di eredi diretti, volle donare la villa e tutte le proprietà all'Ordine cavalleresco cui apparteneva. L’intero complesso è stato, pertanto, il frutto di una continua azione che la famiglia dei Marchesi Valva e d’Ayala è andata conducendo nei secoli, con continui rifacimenti, abbellimenti, arricchimenti. Di tale continua azione, che secondo alcune fonti fu particolarmente attiva dal XVIII secolo fino ai primi del XX secolo, deriva l’attuale immagine d’insieme del parco-villa-torre. Gli ultimi lavori ed interventi vennero realizzati dal marchese Francesco d'Ayala.

Bibliografia e Sitografia

https://derivesuburbane.it/edifici-civili/ville-nobiliari/villa-dayala-valva/

https://fondoambiente.it/luoghi/villa-d-ayala?ldc

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