CENNI STORICI
Come altri castelli piemontesi anche quello di Casotto ebbe un'origine non militare. Agli inizi fu infatti una Certosa, la prima in Italia. Venne fondata nel secolo XI, forse dallo stesso San Bruno che veniva dalla Grande Chartreuse presso Grenoble per andare a Roma. Solo nel 1800, dopo le spoliazioni napoleoniche, fu acquistata dai Savoia e trasformata in castello di caccia. Una serie di recenti campagne di scavo condotte dall'Università di Torino ha riportato alla luce le fondamenta dell'originaria Certosa e di un successivo ampliamento quattrocentesco. Fra gli eremiti che costituirono il nucleo originario dei certosini che in principio vivevano in piccole capanne (otto in tutto, da cui forse "case-otto" cioè Casotto) ci fu il beato garessino Guglielmo Fenoglio. Nel 1858 la principessa Clotilde vi ricevette la notizia che doveva andare in sposa a Gerolamo Bonaparte, detto "Plon Plon", il cugino di Napoleone III: fu un matrimonio dettato dalla ragion di Stato e voluto da Cavour per ottenere l'alleanza con la Francia nella seconda guerra d'indipendenza. Il castello di Casotto, che fu tra i preferiti del Re Vittorio Emanuele II per le battute di caccia, attualmente è di proprietà della Regione Piemonte che ne curerà il restauro e la ristrutturazione architettonica. L’antica certosa, fondata nel XII secolo nell’alta Val di Tanaro, in un luogo isolato adatto alla preghiera e alla meditazione, era composta da due nuclei (superiore, con chiesa e foresteria; inferiore, o correria, con grange ed edifici di servizio); in seguito a una serie di incendi e interventi di ricostruzione la chiesa principale viene infine trasformata a opera dell'architetto Bernardo Vittone, che progetta la grande cupola e la facciata in pietra verde. La soppressione degli ordini religiosi in epoca napoleonica porta alla dismissione della proprietà ecclesiastica, acquistata dal re Carlo Alberto nel 1837, con lo scopo di trasformarla in castello di caccia e residenza estiva. L'intervento dell'architetto Carlo Sada sulla chiesa certosina, destinata a cappella reale, ridisegnata secondo una pianta centrale, cancella ogni traccia dell’apparato decorativo di epoca vittoniana. Utilizzato come riserva venatoria soprattutto da Vittorio Emanuele II, il castello di Valcasotto contrappone all’originaria monumentalità degli esterni e della chiesa il rigore e la semplicità degli interni, arredati in modo sobrio, con un gusto quasi borghese, che sottolinea l'uso privato degli appartamenti. L'edificio, oggi in fase di restauro, fa parte di un comprensorio turistico che collega le valli di Pamparato e Mondovì alle stazioni termali di Lurisia e di Vinadi.
Bibliografia e Sitografia
https://www.comune.garessio.cn.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-di-casotto-sec-xii-17706-1-d1ce67833a3f32c7f08cd5dbdefa59a1
https://it.wikipedia.org/wiki/Reggia_di_Valcasotto
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XI sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Restaurato
AUTORE DELLE AGGIUNTE / CORREZIONI
SITO UFFICIALE
IMMAGINI