CENNI STORICI
«Il centro antico sorge sulle pendici sud-orientali di Serra San Bernardo sul rilievo del Monte Cenapora. Il borgo, probabilmente sorto intorno ad una fortezza normanna, presenta forma ellittica o fusiforme di chiara origine alto-medievale. L’impianto urbano antico si sviluppa lungo tre assi viari disposti in direzione nord-ovest sed-est, lastricati con pietra arenaria locale; in corrispondenza del crinale si snoda l’asse principale Via di Sopra (in seguito via Comizi, attuale via Roma), lungo il quale è situata la Chiesa Madre, intitolata a S. Pietro Apostolo, risalente al XVI secolo. La struttura urbanistica è, inoltre, caratterizzata dalla Via di Mezzo (oggi via Vergara) e dalla Via di Sotto (attuale via Buonarroti) che, insieme a via Roma, confluiscono ai vertici del fuso, in prossimità delle due porte di accesso al borgo fortificato. Lungo via Roma si allineano le case dei signori locali, ancora oggi testimoniate dalla presenza di numerosi portali in pietra calcarea e di pregevoli balconate con gattoni in pietra e ringhiere in ferro battuto. I tre assi sono tra loro collegati trasversalmente da stretti vicoli, sormontati talora da strutture ad arco, facenti parte di un sistema difensivo comune agli insediamenti alto-medievali che lasciano ipotizzare un’origine longobardo-normanna. Le ridotte dimensioni trasversali consentivano, infatti, il passaggio di una sola persona per volta, garantendo, così, una migliore difesa del borgo fortificato. Questi vicoli, che si innestano sugli assi principali secondo uno schema “a spina di pesce”, si presentano come stradine scalettate per accedere al nucleo antico dalle strade esterne al perimetro della cinta muraria.
Ai vertici del fuso vi sono due piazze, piazza del Popolo e piazza Municipio, dove sono situate le due porte di città note come U’ Spuort e Porta Vecchia. La prima è incorporata nel Palazzo Baronale e presenta, dal lato di piazza dei Caduti, un arco ogivale di pregevole fattura in pietra locale. Tre archi a tutto sesto, posti in sequenza rispetto al primo, sorreggono due volte a crociera poste a copertura del passaggio fortificato che si conclude verso piazza del Popolo con una struttura voltata a botte, anch’essa in pietra a vista. La porta presenta una pianta a sviluppo non lineare, ad angolo retto, ed una pavimentazione originaria in basole regolari disposte a formare, in corrispondenza dell’asse mediano, un compluvio per la raccolta e lo smaltimento delle acque meteoriche. L’edificio monumentale si articola intorno ad un cortile interno al quale si accede, da piazza del Popolo, attraverso un ampio portale a tutto sesto in conci lapidei squadrati. Il fronte orientale del complesso denota i caratteri del palazzo per la presenza di un ordine di aperture regolari, incorniciate da conci in pietra squadrata e da una trabeazione modanata. In adiacenza alla porta di accesso al borgo, vi è un grande arco a tutto sesto, in pietra calcarea, che costituiva, probabilmente, l’antico ingresso alle scuderie. Nel complesso monumentale, secondo alcune fonti, vi era anche una piccola cappella dedicata alla Immacolata Concezione. Fino al 1761, il Palazzo era utilizzato dagli arcivescovi come alloggio durante le visite pastorali; con la soppressione del feudalesimo, l’edificio venne venduto a privati cittadini e suddiviso in abitazioni. La cinta difensiva, che ingloba il Palazzo Baronale, è disposta sul versante meridionale ed è costituita da elementi fortificati e contrafforti naturali: le mura costeggiano via Roma, sviluppandosi lungo la direttrice est-ovest che segue il crinale naturale del monte Cenapora, e terminano in corrispondenza della Porta Vecchia, costituita da un arco a tutto sesto in pietra arenaria. Il versante nord del Borgo antico, invece, non presenta alcun elemento fortificato e sembra inaccessibile per la morfologia stessa del terreno».
Bibliografia e Sitografia
Bibliografia
- Carlo Caterini, Gens Catherina de terra Balii, Edizioni Scientifiche Calabresi, Rende 2009.
- Emilio Santangelo, Vaglio Basilicata: passeggiando fra storia e ricordi, tip. Alfagrafica Volonnino, Lavello 2001.
Articoli di approfondimento
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