Udine (castello)

CENNI STORICI

«La prima notizia scritta sulle origini del castello risale al 983, quando l'imperatore Ottone II donò al patriarca di Aquileia il castrum di Udine. Allo scorcio del XII secolo nella zona superiore del colle venne edificato il palatium patriarcale, con una torre triangolare. Essa era ancora dimora occasionale del patriarca d’Aquileia che a quell'epoca aveva sede a Cividale. A partire dalla fine del XIII, durante il patriarcato di Raimondo della Torre, si volle costruire un nuovo palazzo posto più a nord. La nuova costruzione, più grande e più lussuosa, fu dotata di una cappella privata e di un salone o caminata, utilizzato per ospitare i membri della nobiltà, del clero e delle comunità, ovvero il parlamento della Patria del Friuli, assemblea consultiva che affiancava il patriarca nelle funzioni giuridiche e amministrative. Il 1420 segnò la fine dello stato patriarcale con la sottomissione della Patria del Friuli alla Repubblica Veneta. Con questa data il castello cessò di essere sede del patriarca e successivamente divenne dimora del Luogotenente Veneto sino al 1797, data della caduta della Repubblica veneziana. Quanto si vede oggi alla sommità del colle è un imponente edificio cinquecentesco costruito successivamente al terribile terremoto che il 26 marzo 1511 fece crollare parte dei manufatti precedenti. La necessità di procedere alla parziale ricostruzione del Castello si trasformò ben presto in un progetto di rinnovo totale affidato all'architetto Giovanni Fontana, di origine lombarda ma abitante a Venezia.

I lavori iniziarono molto alacremente, con la presenza contemporaneamente di ben 500 operai. La posa della prima pietra si ebbe il 2 aprile 1517. La fabbrica del castello, dopo questo iniziale slancio, subì un rallentamento, soprattutto per la difficoltà di reperire fondi, e il progetto originario dell’architetto non fu portato a compimento. Sulle pareti scene celebranti la grandezza di Udine e della Patria del Friuli affrescate da Pomponio Amalteo, Grassi, Francesco Floreani e Gianbattista Tiepolo. Il soffitto è decorato da riquadri lignei allegorici (opera di artisti diversi - XVI/XIX secolo); sulla sommità delle pareti stemmi con i nomi dei luogotenenti veneti al governo dal 1420 al 1797. Sopra l'edificio si trova la specola dei "guardiafogo", guardie cittadine che dovevano dare l'allarme in caso d'incendio. Superato l'atrio con volte a crociera, si nota, a sinistra, la foresteria che conserva affreschi attribuiti a Pellegrino da San Daniele ed opere d'arte lignea risalenti ai secoli XIV-XVIII. Nei sotterranei si trovano le segrete o antiche prigioni. Altri architetti subentrarono a dirigere la fabbrica, tra essi Giovanni da Udine - sue sono le rifiniture esterne e le decorazioni del Salone del Parlamento - che fu anche collaboratore di Raffaello Sanzio alle decorazioni delle stanze vaticane. Nel 1547 egli progettò una scala esterna che dal cortile del lato nord permetteva l’accesso al salone centrale. Una terza fase progettuale si ebbe alla morte dell’architetto Giovanni da Udine nel 1561, quando venne sostituto dal friulano Francesco Floreani che nel 1566 concluse alcuni lavori all'interno del Salone. Alla fine di quell'anno il vasto ambiente fu completato costituendo così un punto di riferimento per le iniziative di maggior prestigio per la città. Nel 1576 fu realizzata una scala interna per salire dall'atrio al Salone che completa nelle linee essenziali il nuovo palazzo-castello. Tutto ciò che in seguito sarebbe avvenuto non intaccò in maniera sostanziale la struttura originale dell'edificio cinquecentesco terminato agli inizi del XVII secolo.

Dopo la caduta di Venezia nel 1797 ad opera di Napoleone, un contingente di occupazione francese arrivò nella zona del Castello. Il 9 gennaio 1798, giunsero gli Austriaci, in base al disposto del trattato di Campoformido con il quale Napoleone cedette il Friuli all’Austria. Ma già nel 1805, conseguentemente alla pace di Presburgo, il Veneto fu ceduto nuovamente al Regno Italico e in base a questi accordi, i Francesi rientrarono in Friuli facendo del Castello caserma militare e carcere civile. Nel 1814 la fine effettiva del Regno Italico comportò di nuovo la venuta degli Austriaci in Castello. Forse più per il suo carattere simbolico che per effettive ragioni di funzionalità, il Castello riacquistò nel periodo austriaco, durato oltre mezzo secolo, un’importanza prevalentemente militare. Tra il 1818 e il 1848 fu anche sede del Tribunale e delle carceri civili. Con la conclusione della III guerra d'indipendenza e l’annessione del Friuli all’Italia nel 1866, il Castello venne incamerato tra i beni demaniali dello Stato e dal 1906 divenne sede museale. Durante la prima guerra mondiale, mentre gran parte delle opere custodite in museo vennero messe in sicurezza, il piazzale del castello fu allestito con i mezzi della contraerea italiana per salvaguardare la città dagli attacchi nemici. Ma nel 1917, in seguito alla battaglia di Caporetto, il Friuli fu invaso dagli austro-tedeschi i quali requisirono il Castello e ne fecero il loro quartier militare. Nel novembre del 1917 vi fu in Castello anche visita dell’imperatore germanico Guglielmo II che dal piazzale ammirò i territori occupati. Durante l’anno di occupazione, le collezioni museali subirono vari danni. Finita la guerra il comune rientrò in possesso dell’edificio e dopo necessari restauri fu riaperto al pubblico nel 1921 come sede delle collezioni museali.

Alcuni avvenimenti storici e culturali contrassegnarono la storia del castello e dei monumenti del colle durante gli anni ’20 e ’30 del ‘900. Nel 1921, in occasione delle celebrazioni per il Milite Ignoto, sostarono all’interno della chiesa di santa Maria del Castello alcune salme di soldati esumati dai campi di battaglia prima di giungere alla Basilica di Aquileia, luogo finale ove avvenne la scelta della bara che fu portata a Roma all’Altare della Patria. Il 20 settembre 1922 Benito Mussolini espose in un famoso discorso il programma del governo che attuò dopo la marcia su Roma. Dal 1923, il piazzale del Castello funse anche da teatro all’aperto per opere liriche come l’Aida di Giuseppe Verdi, il Mefistofele e la Carmen. Nel 1924 vi fu invece la visita in Castello del re d’Italia Vittorio Emanuele III. Negli anni ‘30 si tennero varie cerimonie fasciste nel piazzale del castello. Con l’arrivo della II guerra mondiale si provvide nuovamente all’imballaggio delle opere che vennero custodite temporaneamente a Villa Manin di Passariano e a guerra finita, il museo fu nuovamente riaperto con la sezione archeologica, d’arte antica, le raccolte numismatiche e il museo del risorgimento. In seguito al terremoto del 1976 il castello subì gravi danni strutturali e fu riaperto solo nel 1980 con un nuovo allestimento. Attualmente il museo presenta al piano terra una sala con sculture lignee della Collezione Ciceri, suddiviso tra piano terra e mezzanino il Museo archeologico, al piano nobile la Pinacoteca e il Salone del Parlamento, al terzo piano la Galleria di Disegni e Stampe e il Museo Friulano della Fotografia. Nel 1906 il castello divenne Museo e oggi è la sede dei Civici Musei; ospita una pinacoteca, il museo archeologico , una biblioteca d'arte ed una fototeca. Le sale sono spesso sede di esposizioni temporanee».

Bibliografia e Sitografia

http://www.comune.udine.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/cittavicina/cultura/it/musei/palazzi_storici/sedecastello.html

Articoli di approfondimento

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