CENNI STORICI
«Il castello di Trecchina è situato in posizione eminente e circondato da folti e rigogliosi castagneti. Ivi convennero spesso dame e gentiluomini dai feudi vicini, per cacce e altri divertimenti del tempo, coi quali il duca cercava di alleviare le sofferenze delle giovini spose. Molte spesso, oltre alle tristi leggende, tuttora in voga tra il popolo, di signori tirannici, di scene di sangue, di trabocchetti, di veleni, vi sono fatti mondani, come sembra accertato a Trecchina (al contrario di molti altri feudi della Provincia), che non ebbe feudatari oppressori, ma signori che non si avvalsero mai dei privilegi odiosi, che la civiltà del tempo pur loro conferiva a diritto. Più che di un castello, si deve parlare di un palazzo baronale, che fu fatto costruire nel 1530 dal feudatario Antonio Palmieri, barone di Latronico. Piccolo il feudo, piccolo il castello, formato di due piani: quello a piano terra, composto di otto vani e di un lungo corridoio centrale: era addetto agli armati, ai familiari, ai depositi, alle cucine; e quello superiore addetto al feudatario, composto di sei vani e di un vasto salone. In esso immetteva la lunga gradinata interna, che si partiva da una specie di peristilio, compreso fra il corridoio e il portone d'ingresso. Sui lati sud e nord lunghe file di feritoie, insieme ad una torretta merlata posta sulla parte centrale del palazzo e ad un'altra torre posta sulla strada d'accesso, difendevano la dimora del signore, mentre sul lato est, strapiombante sulla valle, s'aprivano gli ampi e soleggiati veroni. Il castello non era una ricca e splendida dimora, poiché abitato dal feudatario solo nelle saltuarie e brevi visite alle terre, né una solida costruzione perché già verso la fine del 1750 era in rovina, prima cioè che lo spaventoso terremoto del 1783 ne abbattesse le ultime vestigia. Anche la sua posizione assai elevata lo rendeva maggiormente esposto all'opera deleteria del tempo».
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