Toppo (fraz. di Travesio, palazzo dei Conti)

CENNI STORICI

«Il palazzo, costruito dopo il crollo del vicino castello, risale al 1543, ma un documento del 1671 rende incerta la data di costruzione e fa pensare a una probabile preesistenza di un edificio anteriore al XVI secolo. Attualmente l'edificio presenta una parziale riforma settecentesca dei balconi e delle finestre, è a corpo doppio e di dimensioni contenute. Porta d'ingresso e finestre sono ad arco romanico, seguendo il modello del castello, cui si conformano anche le grosse e rettangolari pietre. Sull'ampia finestra che sovrasta il portone spicca, entro una cornice di marmo, lo stemma di famiglia, sul quale si stagliano due scaglioni argentei su sfondo azzurro. Proprio la ridotta estensione della costruzione e il mancato ampliamento (subito da molte altre costruzioni nel XVIII secolo), fanno supporre che l'edificio non avesse funzione produttiva, ma fosse solo la sobria residenza di campagna della nobile famiglia. Sul retro della costruzione c'è un piccolo cortile rustico con la stalla e il fienile e, in contiguità, un piccolo appezzamento di terreno recintato da un alto muro. La collocazione del palazzo e l'organizzazione degli spazi esterni fanno pensare a un sedime di casa a corte, mentre la struttura dell'edificio richiama quella di un palazzo urbano, sia per la conformazione dell'androne d'ingresso, sia per l'ampia sala in stile veneto sita al primo piano. L'ampia soffitta, anticamente utilizzata come granaio e come deposito di materiali, è stata recuperata in seguito alla recente ristrutturazione. Da fonti documentarie certe si sa che la paglia, in tutte le arie rurali del Friuli, era il materiale prevalentemente usato per la copertura dei tetti. Originariamente, quindi, anche il palazzo presentava tale peculiarità: il tetto così realizzato era caratterizzato da falde molto inclinate e da un intenso color ocra. Dal cortile antistante si accede alla cappella gentilizia di San Gerolamo. Edificata, presumibilmente, nel tardo XVII secolo, la chiesetta presenta un unico vano rettangolare senza capriate. Al suo interno sono conservati due dipinti, di attribuzione non certa. Verosimilmente considerati opera di un artista settecentesco ancora legato a canoni antecedenti. Le forme nervose ed eleganti rimandano allo stile di Gian Battista Pittoni. Sulla porta della sacrestia, a sinistra del presbiterio, è posto il "Giudizio di Salomone". Accanto, un'altra raffigurazione biblica, nella quale lo studioso De Martin ha creduto scorgere la "Conversione di San Paolo"».

 

Bibliografia e Sitografia

http://www.arcometa.org/index.php?id=125

Articoli di approfondimento

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EPOCA

XVII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

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