CENNI STORICI
Collegato al sistema di difesa era quello degli accessi alla città, per il quale si pongono alcuni problemi di ordine topografico e cronologico, sia in relazione all'articolazione interna dell'area urbana, sia in rapporto alla rete viaria extraurbana. Occorre, in proposito, ricordare che il tracciato romano della via Cassia correva leggermente discosto dalla città, attraversando prima la zona di fondo valle lungo i costoni tufacei del Colle Savorelli, contrapposto al centro abitato, per salire poi sul Colle Francocci e da qui dirigersi verso nord con un percorso costante di crinale. Lungo questo tratto, dove sono ubicati la necropoli urbana e l'anfiteatro, dovevano staccarsi uno o più diverticoli di raccordo con l'area urbana. Cifre alla Cassia, di primaria importanza erano le vie di collegamento con Nepi, e quindi con l'agro falisco, a est, e quella verso i M.ti Cimini a nord ovest. Sopravvissute in parte e ricalcate dagli attuali tracciati stradali, le vie si collegavano alla città rispettivamente all'estremità orientale e a quella occidentale del pianoro. L'attuale Porta Moroni, al limite ovest del centro storico, occupa con ogni probabilità il sito di un precedente accesso in relazione con l'antica via Cimina, munito forse di un profondo fossato antistante. All'estremità est del lato settentrionale, invece, si conservano i resti, ormai fatiscenti, della Porta Furia, databile al II sec. a.C., che consentiva l'ingresso all'area urbana sia dalla strada proveniente da Nepi, sia da un probabile diverticolo di collegamento con la via Cassia. Dal versante meridionale si sale oggi alla città tramite Porta Vecchia (o Franceta) e, poco più a ovest, dalla lunga cordonata di via Porta S. Pietro. Nella struttura della prima, risultato di più fasi costruttive da ricondurre ai diversi momenti di edificazione e restauro del successivo sistema difensivo (XV e XVI-XVII secolo), sono inglobati grossi blocchi squadrati di peperino, verosimilmente appartenenti ad una porta di età romana, necessaria su questo lato per consentire rapidi collegamenti con il percorso della Cassia. Una porta ad arco semplice, ancora conservato all'inizio del secolo, lungo la salita di Porta S. Pietro e inserita nel circuito murario seicentesco, era forse coincidente, in considerazione della posizione topografica, con un accesso antico. Del tutto recente, e non sopravvivenza di una porta più antica, deve considerarsi l'entrata orientale all'area urbana da via IV Novembre, che sale con notevole gradiente fino a congiungersi con via XXIV Maggio, dove fino a quaranta anni or sono si apriva la Porta Romana, costruita probabilmente alla fine del XVI secolo o poco dopo, così detta per la posizione in direzione di Roma. L'area urbana, larga mediamente m 200 e lunga m 550, presenta a partire dal sito della chiesa cattedrale, una fascia centrale in piano, che digrada dolcemente verso il margine settentrionale del pianoro, scendendo invece con sensibili salti di quota sul lato opposto. Il forte dislivello esistente tra la parte centrale e il versante sud sembrerebbe suggerire, almeno per questo settore della città, una sistemazione urbanistica a terrazze digradanti, ricavate nella stessa massa tufacea e forse integrate con muri e terrapieni, ad ampliamento delle superfici edificabili. Il tessuto viario, coordinato alla morfologia del luogo, è ancora in parte leggibile nell'organizzazione attuale. Una doppia viabilità longitudinale, che sfruttava la fascia mediana, si può riconoscere nella via V. Veneto - Via Roma, via san Pio V, via Statilio Tauro. Un maggior condizionamento orografico è evidente per la viabilità nord-sud, che non esclude però l'esistenza di assi ortogonali nella parte centrale, con raccordi a quote sfalsate nel settore meridionale. Due di essi delimitavano l'area del Foro, da riconoscere nell'attuale Piazza del Comune. Il nuovo insediamento abitativo, dotato sul lato non munito, verso meridione, di un proprio sistema difensivo con mura e torri, venne così a collegarsi senza soluzione di continuità con l'area urbana più antica. Nell'attuale strutturazione del centro storico di Sutri risulta particolarmente difficoltoso cogliere, nella loro interezza e in una precisa sequenza cronologica, le fasi salienti di evoluzione dell'impianto urbanistico e del tessuto edilizie. Solo singoli episodi, per di più isolati, marcano alcune tappe del percorso storico della città. Lo schema di età romana, almeno nelle linee generali di impianto e proprio per i caratteri fisici del luogo, non dovette subire trasformazioni radicali. Adattamenti, modifiche e cambiamenti furono però attuati in connessione alle mutate esigenze della comunità, divenuta ben presto sede vescovile e, soprattutto, dopo la cosiddetta donazione di Liutprando, centro fortificato della nuova autorità religiosa e politica. Episodio centrale della fase medioevale è la costruzione della chiesa cattedrale, che incise però sulla fisionomia della città più dal punto di vista ideologico e simbolico, che formale ed urbanistico. L'impianto del complesso, infatti, all'estremità sud orientale dell'area urbana, pur ponendosi come polo di attrazione ed elemento direzionale principale dell'organismo urbano, non alterò il tessuto viario precedente, né costituì il punto di partenza di una diversa articolazione topografica o di una nuova razionalizzazione degli spazi edificabili. Gli assi principali sono ancora rappresentati dalla viabilità longitudinale, con una maggiore incidenza del percorso perpendicolare alla facciata della chiesa, oggi solo in parte intuibile nella via san Pio V, obliterato dalla edilizia di completamento del XVII e XVIII secolo. In connessione con l'edificio ecclesiale, ma in rapporto funzionale con le nuove strutture dell'organismo urbano e con il borgo nella valle, è l'asse costituito dall'attuale via Statilio Tauro, che collegava la chiesa con le aree periferiche del versante meridionale della città. È stato più volte rilevato come nella strutturazione del centro storico di Sutri manchino quasi del tutto, se si escludono i complessi ecclesiali, edifici di qualità architettonica rilevante anteriori al XV secolo ed anche spazi urbani fortemente caratterizzati. Questo dato di fatto è stato spiegato con l'ipotesi di una particolare organizzazione della città medioevale che, come si è detto, si estendeva complessivamente su tre speroni tufacei e nella valle interposta. L'organismo così articolato sul piano topografico sarebbe stato impostato anche dal punto di vista politico su poli ben distinti: quello rappresentato dall'attuale abitato, come sede dell'autorità religiosa, e quello costituito dai colli Savorelli e Francocci e dalle zone di fondovalle, come sede del potere laico. Nella forma e nella qualità dell'organizzazione urbana si rispecchierebbero, dunque, le alterne fortune delle diverse forze di potere. Del sito della città romana l'autorità religiosa fece la propria roccaforte, sino a quando non fu in grado di affermarsi saldamente e definitivamente, con funzioni prettamente difensive, edificandovi simboli più morali che formali del potere della Chiesa. Alla fase di decadimento e di debolezza del papato, che coincide con le lotte per le investiture prima e gli scontri tra le fazioni all'interno del Patrimonio di S. Pietro, poi, si deve assegnare l'affermazione del potere laico, con il potenziamento del borgo, i cui resti seppur minimi quantitativamente, denotano un livello architettonico di notevole rilevanza. Occorre, d'altra parte, sottolineare che i documenti relativi agli avvenimenti di cui la città fu teatro e protagonista, sempre menzionano di Sutri il castello e il borgo. Un'idea dell'importanza e delle dimensioni dell'organismo urbano si ricava, in particolare, da un documento del XIII secolo, riferito da Cencio Camerario, che reca "consuetudinis et lura quae habet dominus Papa in burgo Sutrino". Esso, oltre a ricordare che il borgo occupa la valle tra i pianori e che era luogo di fermata dei pellegrini romei, ne sottolinea la qualità delle attrezzature ricettive (sei ospedali, dodici ospizi, con annesse 15 chiese), particolarmente significative della destinazione funzionale e d'uso delle strutture edilizie. La perdita del castello e del borgo, con l'incendio del 1433, nonostante i tentativi di ripristino da parte di Eugenio IV e Innocenzo VIII, segna irreparabilmente l'avvio della decadenza. La forzata contrazione dell'abitato all'interno di un solo pianoro nel corso del XV secolo rese necessaria la costruzione di un nuovo sistema difensivo; il circuito murario, seguendo l'andamento orografico del colle e potenziando con opere fortificatore di maggiore impegno i punti naturalmente meno muniti, definisce il nuovo perimetro dell'area urbana. All'interno di questa, prende gradualmente forma l'organizzazione edilizia, coordinata all'ossatura viaria, che non sembra subire profonde trasformazioni, ma piuttosto una serie di adattamenti funzionali al reperimento e alla razionalizzazione delle aree edificabili. In particolare, il tessuto edilizie che conserva alcune espressioni architettoniche di un certo rilievo, nel settore occidentale della città, sembra impostato su una maglia abbastanza regolare, che ha come elemento portante l'antico asse centrale longitudinale.Bibliografia e Sitografia
Tuscia Viterbese: una passeggiata nell'antica Sutryum (Sutri) - Italia Ignota
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XVI sec.
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