CENNI STORICI
Collocato in posizione elevata nell’estremo lembo meridionale della Sabina, in un contesto contrassegnato dalla presenza di pittoresche eredità medievali, quali torri, fortificazioni, conventi, eremi e chiese, Castello Savelli si erge a severa guardia di un antico borgo disabitato da secoli, una delle tante “città morte” che puntellano la regione. Il complesso di ruderi è immerso in una campagna ubertosa che regala profumi e sensazioni lontane, tipiche di un territorio selvaggio e incontaminato. Poche e frammentarie le notizie storiche su Castello Savelli. Situato nella parte più alta del borgo, sorge probabilmente sui resti di un insediamento romano, come suggerisce del resto lo stesso toponimo “Stazzano”, che potrebbe derivare da statio, ovvero luogo di stanziamento di una guarnigione oppure, in senso commerciale anziché militare, come stazione di posta per viaggiatori e mercanti. Nel IV secolo d.C. per volontà dell’imperatore Costantino la località veniva donata a una chiesa cristiana, forse la Basilica Laterana, assumendo carattere agricolo. È probabile che prima della costruzione dell’attuale castello esistesse una torre, inglobata nell’attuale mastio, eretta forse dai monaci dell’abbazia di Farfa, che deteneva il fondo di statianum fino al XI secolo, quando lo stesso passò bruscamente nell’orbita dell’Abbazia di San Giovanni in Argentella. Un primo castello dovrebbe essere stato eretto tra il X e l’XI secolo ad opera dei Savelli. In questa fase il maniero presentava, oltre all’antico mastio quadrato, sottoposto a ristrutturazione, quattro torri circolari con un fossato sul lato dell’abitato, mentre sul lato opposto le mura poggiavano sul ciglio della scarpata naturale offerta dalla collina. Dopo due secoli di declino legato alla crisi demografica che interessò l’intera Penisola, nel Duecento la popolazione stazzanese riprese a crescere. In questo periodo anche il castello subì notevoli interventi di ammodernamento: venne aggiunto un secondo recinto che andò a coprire per intero il burrone con un lungo muro e due nuove torri, creando in tal modo una sorta di giardino pensile. Inoltre l’abbattimento di una torre e la ricostruzione di un altro bastione portarono all’ampliamento del cortile. Il castello andò così ad assumere carattere residenziale, subendo man mano rifacimenti dettati dal gusto o dalle necessità dei proprietari. Nel 1501, dopo il lungo periodo di proprietà dei Savelli, papa Alessandro VI confiscava il fortilizio a Triolo Savelli per donarlo agli Orsini, che già un secolo prima avevano tentato di conquistare Stazzano nell’ambito della lotta feudale contro i Colonna. Gli Orsini detennero il castello fino alla morte del pontefice ma in questo breve periodo diedero vita alla terza importante opera di ristrutturazione, che accentuava la funzione di residenza tramite l’eliminazione pressoché totale della merlatura, la copertura delle torri superstiti, l’aggiunta di un piccolo palazzo adibito all’abitazione e dotato di cucina, annesso al maschio e infine alla trasformazione dello spazio creato dal secondo recinto in un “giardino segreto”. Passato poi nelle mani dei Borghese tra il Cinquecento e il Seicento, il castello perse completamente la sua funzione di avamposto militare, rimanendo immerso in un contesto agricolo. Tra il torrione più esterno e la Chiesa di Santa Maria sorgeva l’unica porta di Stazzano, che costituiva in tal modo un classico esempio di borgo-castello. Il varco, nel 1744, veniva chiuso di notte per evitare che qualcuno uscisse dal borgo e diffondesse l’epidemia di peste che colpì in quell’anno Stazzano. L’abbandono definitivo di Stazzano avvenne nel 1901, quando l’abitato fu funestato da un evento sismico di spaventosa intensità. Sia il castello che le case furono abbandonati e finirono ad essere utilizzati come cava di materiali per erigere le nuove abitazioni sul sito dell’attuale Stazzano, più sicuro dal punto di vista geologico. Pur in avanzato stato di rovina, la visita del borgo di Stazzano vecchio e del suo maniero risulta piacevole e interessante. Resta intatto il tessuto urbano originario, in cui si riconoscono bene la zona absidale della diroccata Chiesa di Santa Maria e i due corsi principali del villaggio. Alcuni restauri sono incorso d’opera, è bene osservare la massima attenzione durante la passeggiata tra le rovine dato lo stato del terreno, la presenza di impalcature e svariate puntellature. La visita parte del “giardino segreto”, su cui spiccano antichi e meravigliosi ulivi. Da qui è possibile costeggiare verso sinistra il recinto murario interno, avvicinandosi al maschio ed entrando nei vani – completamente crollati – che costituivano il palazzetto aggiunto nel XVI secolo. Per raggiungere Stazzano Vecchio si muove da Palombara Sabina lungo la pedemontana SS636 – via Maremmana Inferiore; superato il bivio per Stazzano e costeggiato l’omonimo abitato, dopo circa un chilometro ci si imbatte nei pressi di una curva al cartello che indica Via di Stazzano Vecchio. La strade è sterrata e si apre sulla sinistra. La si imbocca e si superano alcuni casali. Dopo un cancello sulla destra e un caseggiato sulla sinistra la strada inizia a scendere. Il fondo risulta disconnesso ma dovrebbe essere percorribile. Continuando si giunge rapidamente ad un casale in pietra abbandonato, poco prima della strada bianca e ormai ai piedi delle rovine. Qui la macchina va lasciata per proseguire a piedi, il castello è accessibile da dietro, tramite un sentiero reso poco visibile dalla vegetazione, che risale sulla destra del colle raggiungendo il “giardino segreto”, da dove prende avvio la visita. Il castello è compreso in una proprietà privata, è bene pertanto telefonare al comune di Palombara Sabina per chiedere autorizzazione e richiedere se è possibile effettuare una visita guidata.
Bibliografia e Sitografia
https://castelliere.blogspot.com/2013/04/il-castello-di-mercoledi-17-aprile.html
https://illaziodeimisteri.wordpress.com/tag/castello-di-stazzano-vecchio/
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