Solofra (resti del castello)

CENNI STORICI

«Attualmente l’agglomerato urbano è dominato dalle rovine del castello feudale, visibile a 470 m di altezza sul lato meridionale del monte Pergola-S.Marco. Dalla sua posizione il castello controllava totalmente la valle solofrana. Durante la prima fase della loro conquista i Longobardi non realizzarono nuovi siti fortificati ma si impegnarono a rinforzare quelli già esistenti. Fu con la divisione del ducato di Benevento che il confine tra i due Principati di Benevento e di Salerno fu interessato dalla realizzazione di un fitto sistema difensivo. Infatti è a questo periodo che si deve far risalire un primo nucleo del castello di Solofra, che fu realizzato come rinforzo al già esistente castello di Serino. Nel XIII secolo Giordana Tricarico cercò di trasformare quello che era un semplice punto fortificato e dipendente dal castello di Serino in un fortilizio più autonomo. Sicuramente degli interventi di rifacimento si sono avuti durante il periodo svevo, 1230-1240 circa, soprattutto se si considera l’uso di torri quadrangolari sporgenti dalla cortina muraria e l’andamento rettilineo da torre a torre. Certo è che dinanzi all’evidenza di una fase riferibile per tipologia all’epoca sveva, esistono evidenti differenze nella struttura, negli allineamenti, nello spessore e nei parametri dei muri che testimoniano diversi momenti costruttivi. Nel XV secolo il castello doveva già presentare il rivellino, ossia quell’elemento difensivo con forma semicircolare situato intorno alla torre est, che era il punto maggiormente esposto del fortilizio. Sicuramente più antico era, invece, il sistema di approvvigionamento dell’acqua, raccolta nelle cisterne poste al di sotto delle torri. Nei secoli XIV e XV il castello fu sottoposto ad ulteriori interventi di restauro. Sono da attribuire all’epoca aragonese alcuni tratti di muratura e parte dei vani di apertura del prospetto sud. Non è possibile pensare ad una totale ricostruzione del complesso in tale periodo, data la presenza di una stratificazione dovuta ai diversi interventi avvicendatisi nel tempo. Nel 1565 furono demolite parte delle mura che circondavano il castello per ottenere il materiale per la costruzione del Palazzo Ducale. Infatti, ancora oggi, le pietre dell’antica cinta muraria sono visibili nel basamento occidentale di Palazzo Orsini. Il castello, invece, continuò ad essere utilizzato per accogliere le truppe e i detenuti.

Per conoscere l’originaria struttura del complesso fortificato bisogna osservare la pianta redatta nel 1736 da Marco Papa e pubblicata da C. Megna e due fotografie databili tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900 conservate nel Centro di Studi Locali di Solofra. Probabilmente il castello fu utilizzato fino agli inizi del XX secolo come casa colonica. Oggi il castello si presenta in un cattivo stato di conservazione con elementi lapidei in equilibrio instabile e soffocato da una fitta vegetazione, che rendono difficoltosa e, in alcuni punti, impossibile la visita. Attualmente del castello restano soltanto dei ruderi, che corrispondono al corpo di fabbrica di forma rettangolare, posto sul lato settentrionale e suddiviso in tre ambienti; alle due torri poste ai suoi angoli estremi, nord-est (o donjon) e nord-ovest; alla torre di sud-ovest e a parte della cinta muraria. Alla base delle tre torri superstiti vi sono le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana. Il castello era circondato da una robustissima cinta muraria, oggi conservata solo in parte. Infatti alcuni tratti sono visibili intorno all’area dove sorgono i ruderi principali. Negli anni ’70 erano ancora visibili i resti delle due porte di accesso all’antico feudo, l’una posta alle pendici della collina, e l’altra all’estremità nord dell’area circostante le due torri. Oggi non ne resta alcuna traccia. Probabilmente altre parti del complesso fortificato restano celate al di sotto del folto manto vegetativo che ricopre e circonda l’intera area. Dato lo stato di totale abbandono in cui riversa l’antico complesso edilizio, anche ciò che oggi è ancora visibile rischia di essere completamente sommerso dalla vegetazione spontanea».

Bibliografia e Sitografia

http://www.castcampania.it/solofra.html

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