Sesto al Reghena (abbazia fortificata di S. Maria in Sylvis)

CENNI STORICI

Cenni storici.

Le prime tracce di Sesto al Règhena, come confermano i ritrovamenti di molti reperti archeologici nell'area, vanno ricondotte all'epoca preromana. Lo stesso nome, “Sesto”, rimanda ad una statio, cioè ad una postazione militare posizionata al sesto miglio sulla strada che univa Concordia Sagittaria con il Norico.

La cittadina fortificata ebbe un importante sviluppo durante la dominazione dei Longobardi, ma venne successivamente ridotta alla miseria dalle scorrerie degli Ungheri.

È nel periodo medievale che Sesto al Règhena, con l'annessione dell'abbazia e del suo feudo al dominio del Patriarcato di Aquileia, conosce il suo apice di splendore.

Nel 1182 Ecelo II degli Ezzelini, detto “il monaco”, contende l'abbazia ai frati. Nell'aprile del 1198 papa Innocenzo III incarica il patriarca Pellegrino II di risolvere la contesa. Ecelo in questo frangente si vede rimettere la scomunica da parte del patriarca di Grado. Gli Ezzelini verranno poi definitivamente sconfitti nel 1260 nel contesto post-federiciano.

Nel 1418 le truppe veneziane invadono il Friuli e in tre secoli e mezzo circa il dominio veneto termina col trattato di Campoformio (1797), col passaggio napoleonico di Venezia all'Austria.

Nel XIX secolo il territorio di Sesto al Règhena si intreccia con le vicende del Regno Lombardo-Veneto, fino all'annessione definitiva al Regno d'Italia.

Il nome attuale del borgo risale al 1867, anno in cui il Friuli è annesso all'Italia in esito alla IV Guerra d'indipendenza. Viene conferito un preciso riferimento al fiume Règhena, che attraversa il centro.

Al visitatore che giunge a Sesto, appare subito un robusto torrione, attraversato il quale si accede alla piazza dell'abbazia di Santa Maria in Sylvis. Il torrione, detto “del ponte levatoio”, è l'unico rimasto dei sette che originariamente difendevano le mura. Di fronte ad esso appare la torre vedetta, scandita da lesene risalenti alla metà dell'XI secolo, e oggi trasformata in campanile. A sinistra trova spazio l'antica cancelleria abbaziale e a destra la residenza degli abati, costruzione di ispirazione rinascimentale sulla cui facciata sono conservati gli stemmi affrescati dei cinque abati commendatari. Alla sinistra di questa residenza vi è l'entrata all'abbazia.

L'edificio religioso, fondato nella prima metà dell'VIII secolo, è dedicato a Santa Maria in Sylvis per il fatto di trovarsi fin dall'inizio nel mezzo di una vasta selva. Nel 762, beneficiò delle donazioni di tre sovrani longobardi, Erfo, Marco e Anto, e a queste ne seguirono altre. Nell'899 Sesto subì le devastazioni degli Ungheri fino ad essere quasi interamente rasa al suolo. Nel 960 tuttavia iniziò la sua ricostruzione durata sei anni, ad opera dell'abate Adalberto II. La struttura abbaziale accrebbe così la propria potenza sia sul piano religioso che su su quello civile, tanto da assumere l'aspetto di castello con tanto di sistema difensivo, composto da fossati e torri. Nel 967, con un diploma di Ottone I, l'abbazia-castello venne donata al Patriarcato di Aquileia.

Nel 1420 Sesto al Règhena passò al dominio dei Veneziani, i quali la affidarono già dal 1441 ad alcuni prelati secolari che non vi abitavano. Infine, abolita la Commenda, beni e proprietà abbaziali vennero venduti all'incanto.

La storia più recente riferisce che nel 1818, dopo alterne vicende, la giurisdizione ecclesiastica di Sesto passò alla diocesi di Concordia, fino a che nel 1921 il Vaticano le riconobbe nuovamente il titolo di abbazia.

 

Bibliografia e Sitografia
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PROVINCIA

EPOCA

VIII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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