Scilla (torre Cavallo)

CENNI STORICI

«Il promontorio di Torre Cavallo è stato chiamato così per un’abbreviazione popolare dal latino, “caput valli” (capo di difesa). Su queste rupi s’inerpicò Ottaviano dopo la disfatta navale nelle acque di Scilla”. Nel Medioevo c’era il pericolo delle scorrerie dei pirati Saraceni. Le torri di avvistamento sulle punte avanzate della costa erano li a dare l’allarme appena al­l’orizzonte si profilava una vela sospetta. Le torri e le fortezze erano le uniche difese a cui volentieri gli abitanti facevano ricorso, con la disponibilità a sottoporsi ad un tributo. Dall’una all’altra torre comu­nicavano con rapidità. Ricevuto l’avviso di presenze estranee dalla torre di Pezzo, veniva comunicata la notizia alla vedetta posta sul promontorio di San Gregorio, che allertava quella posta a Capo Paci. Da questa venivano sollecitamente avvertiti i cittadini a mettersi al riparo ed approntare la propria difesa. La gente si metteva in salvo nella campa­gna retrostante mentre gli armigeri del feudatario correvano verso il mare a guarnire le difese. La presenza dei Ruffo determinò la sorte della torre Cavallo, delle varie ricostru­zioni e delle modalità di utilizzazione della torre stessa. Il termine “cavallo” è stato attribuito alla presenza di una stalla, adiacente alla torre, dove veniva tenuto un cavallo per la speditezza nelle informazioni agli abitanti. Altra motivazione è attribuita alla presenza di una motta, una fortificazione dove gli abitanti si trasferivano momentaneamente per sfuggire alle incursioni saracene. In mancanza di motte, essi trovavano rifugio sulle colline, favorendo così la continuità del lavoro nei campi. Qualcuno vuole ancora che la “comoda stalla” annessa servisse per il cosiddetto “sfondaco” (grande magazzino per tenervi mercanzie). Altri ancora, vogliono che la denominazione derivi dalla statua del cavallo, posta a leggendaria difesa della Sicilia e dello Stretto. Venne costruita, a spese dell’Università di Scilla, intorno al 1559. Per la sua costruzione alla città di Reggio venne imposto un dazio sulla seta. La torre Cavallo, in tempi più recenti, venne utilizzata ad avvistamento del pescespada, nel periodo primavera-estate, fin quando le feluche non furono dotate di passerelle in ferro, che sostituirono pure le barchette (‘u cajcceheddhu), che per la loro snellezza, consentivano la rincorsa del pesce alla ricerca di un luogo sicuro che gli consentisse di sfuggire ad una cattura certa».

Bibliografia e Sitografia

http://www.cannitello.it/torre_cavallo.htm

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CITTÀ

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XVI sec.

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