Sarzana (mura, porte, torrioni)

CENNI STORICI

La fortezza di Sarzana, nota come Cittadella, si colloca nel settore nord-orientale del centro storico, in continuità con il tratto di cinta difensiva che delimita a est il borgo murato. La sua edificazione si deve ai Fiorentini, quando Sarzana, divenuta parte integrante del territorio della Signoria sullo scorcio del Quattrocento, si configura come baluardo a difesa dei confini settentrionali, costantemente minacciati dalla politica espansionistica genovese. L’intento di fortificare il sito si manifesta subito dopo la conquista della città nel giugno del 1487, strappata ai Genovesi, sotto la cui orbita era vissuta, ad eccezione del decennio 1468-1478, dal 1407. Si stabilì che la nuova cittadella fosse costruita nel luogo di una precedente fortezza pisana, dette di Ferma Fede, che per l’occasione venne distrutta insieme a una parte degli edifici dell’Ymoborgo, tra i quali si trovava una conceria. La progettazione e l’edificazione della fortezza furono affidati a quattro maestri muratori, esperti di ingegneria e abili legnaiuoli, tra i quali figura Francesco di Giovanni detto il Francione, designato nel 1488 ingegnere militare della Repubblica e già impegnato nei cantieri per la costruzione delle fortezze di Volterra e Pietrasanta. La cittadella sarzanese viene concepita come un impianto a più recinti circondati da tre fossati consecutivi, secondo il concetto corrente dello scaglionamento delle difese, culminante in una rocca quadrilatera con torrioni a pianta circolare. La struttura è dotata di sistemi per la difesa piombante – individuabili nel profondo sporto del cammino di ronda sulle murature, sostenuto da archetti ogivali su beccatelli in pietra – associati a soluzioni idonee alla difesa radente. Queste ultime sono evidenti nel sistema difensivo delle porte, protette, oltre che dalle bombarde delle casematte poste negli angoli di fianco, da archibugiere collegate con le stesse aperture tramite gallerie a sviluppo curvilineo, come si riscontra in corrispondenza degli accessi al secondo cortile. Nel settore più interno e difeso dell’impianto si trova il maschio cilindrico, circondato da un recinto quadrangolare, che rappresenta la parte residenziale destinata al castellano, oltreché l’estrema difesa della fortezza. Il maschio si presenta organizzato su tre piani, con il vano più elevato utilizzato come deposito delle polveri da sparo e delle munizioni, quello intermedio destinato ad abitazione del castellano e l’ambiente inferiore, posto al livello del cortile, con funzione di dispensa per la conservazione del vino e delle derrate alimentari. Il maschio è circondato da quattro corpi di fabbrica addossati alle cortine murarie e articolati su due piani con copertura piana a livello del cammino di ronda. Fra i locali di un certo rilievo posti al piano del cortile e valorizzati dagli ultimi interventi di restauro si ricordano il portico a pilastri all’angolo nord-orientale e l’adiacente cappella, il cui accesso è sottolineato da un arco in pietra squadrata. Alla corte del maschio è correlato un più esteso cortile a est, destinato a contenere gli alloggi dei soldati e le stalle. Il collegamento fra i due spazi non è immediato, ma avviene attraverso un interposto cortile rettangolare, a nord del dado, su cui confluiscono i tre ingressi alla rocca: due direttamente dal fossato esterno (al centro della cortina nord e in quella a ovest) e uno proveniente dal cortile a est. L’ingresso principale al sistema fortificato avviene attraverso una porta carraia, collocata sul lato meridionale, in corrispondenza del quale si trovava il corpo di guardia: un ponte levatoio, in seguito sostituito da uno in muratura, consentiva l’accesso attraverso un rivellino trapezoidale. Quest’ultimo, la porta e il punto circolare più a sud, vennero eretti dai Genovesi dopo il 1494, completando verosimilmente il progetto originario. Le opere difensive proprie della cittadella risultano talvolta difficilmente distinguibili da quelle delle mura urbane: le stesse si integrano e si compenetrano, al punto che il rivellino trapezoidale diventa al contempo antemurale della fortezza e opera addizionale della cinta stessa. L’ingresso principale alla fortezza immetteva in un cortile (prima platea) attraverso un portico, sopra il quale è collocata una bertesca su beccatelli con piombatoie. I due corpi di fabbrica, ancora esistenti nel cortile contro i lati nord ed est, risultano già presenti, anche se ancora incompleti, nell’Inventario delle monitioni, e robbe di Cittadella fatto l’anno 1496 à 27 febraio, quando la fortezza venne consegnata ai Genovesi. Gli interventi di restauro del complesso fortificato, condotti dalla Soprintendenza Ligure tra il 1985 e il 2002, hanno permesso di precisare alcuni significativi aspetti tecnico-costruttivi della fortezza, che ha mantenuto sostanzialmente invariato il suo impianto tardo quattrocentesco. In particolare, sono state precisate le modalità costruttive delle volte a cupola dei torrioni, realizzate in prevalenza con laterizi disposti a corsi orizzontali, con la testa rivolta verso il centro dell’emisfera, anche se in analoghe strutture del lato meridionale si è riscontrato un accenno di orditura a “spina-pesce”. Questa soluzione richiama un probabile tentativo di porre in opera un sistema costruttivo autoportante, che rivela interessanti correlazioni fra le maestranze fiorentine impegnate a Sarzana e quelle di formazione Brunelleschiana

Bibliografia e Sitografia

https://www.visititaly.it/mura-torri-e-porte/liguria/sarzana.aspx

Articoli di approfondimento

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XV sec.

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