San Servolo-Socerb, in Slovenia (castello)

CENNI STORICI

«Il castello di Socerb (San Servolo) si annovera tra i più importanti esempi di archi-tettura fortificata del Kraški rob (Ciglione carsico). Fu costruito sul promontorio del ripido ciglione roccioso dove il Carso incontra l’ondulato territorio dei colli savrini. L’ottima posizione strategica dettò già agli Illiri la costruzione di un castelliere, dove nel Medioevo sorse un castello possente e ben fortificato che dominava sull’entroterra triestino e controllava le strade commerciali tra la Carniola e la costa. Il castello di Socerb (San Servolo, S. Serff), detto in sloveno anche Strmec, ha una storia estremamente ricca e travagliata che possiamo ricostruire a partire dall’Alto Medioevo e poi fino al 1780, quando fu colpito da un fulmine che lo danneggiò a tal punto da impedire la vita al suo interno. Vista la sua importante posizione strategica, in passato si batterono per il suo possesso tanto i veneziani quanto i triestini o gli Asburgo. I veneziani ne furono proprietari dal 1463 al 1511, quando il castello rappresentava un caposaldo estremamente importante per la difesa dai Turchi e l’impero austriaco durante la guerra tra Venezia e gli Asburgo dell’inizio del XVI secolo. Nel 1521 ne divenne proprietario il capitano triestino e nobile carniolo Nikolaj Ravbar. Come sede del capitanato feudale con diritti circondariali si estendeva su un territorio piuttosto vasto, comprendendo oltre al villaggio di Socerb e Kastelec anche Črnotiče, Podgorje, Petrinje, Klanec, Ocizla, Beka, Prebenicco (Prebeneg), Vodice e Črni Kal. All’inizio del XVII secolo, ossia durante la Guerra degli Uscocchi (1615-1617), il castello fu proprietà del nobile triestino Benvenuto Petazzi; i conti Petazzi mantennero il capitanato di Socerb fino al 1688, quando lo restituirono all’arciduca di Graz per trasferirsi a Zaule. Già nel 1689 il castello fu visitato, descritto e raffigurato dallo storico Janez Vajkard Valvasor, dopo di lui anche da Don Pietro Rossetti nel 1694, entusiasta della struttura del castello e della posizione sulla cima di uno sperone roccioso. Nella prima metà del XVIII secolo il capitanato di Socerb passò nelle mani dei marchesi de Priè, nel 1768 fu acquistato dai conti Montecuccoli di Modena, che ne mantennero la proprietà anche dopo l’abolizione della servitù della gleba nel 1848. A causa dei danni dovuti all’incendio provocato nel 1780 dal fulmine, all’inizio del XIX secolo iniziò il declino del castello. Le rovine del castello e la vicina grotta furono descritti nel 1823 dal conte Girolamo Agapito e dipinti nel 1842 da August Tischbein. Il castello ormai in rovina fu acquistato solo nel 1907 dal barone triestino Demetrio Economo che lo ristrutturò negli anni 1923/24, limitandosi a sanare il muro di cinta e rimuovendo le altre rovine. Nel periodo della lotta di liberazione nazionale il castello, vista la sua ottima posizione strategica, fu molto importante per le unità partigiane che lo utilizzarono come sede dei servizi segreti e del tribunale popolare, ma anche per l’esercito tedesco che lo conquistò nell’autunno 1944 e lo trasformò in un caposaldo fortificato. Nel Dopoguerra il castello fu ristrutturato e, come luogo tuttora amato dagli escursionisti, con le sue attrattive di carattere naturalistico e culturale ed il ristorante, svolge un ruolo prettamente turistico».

Bibliografia e Sitografia

http://www.slovenia.info/?kul_zgod_znamenitosti=7786&lng=4

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