CENNI STORICI
Cenni storici.
Il Palazzo Ducale sorge probabilmente intorno al 1600 con un impianto molto diverso da quello attuale come dimostrano alcune carte contenute in una platea del 1711.
Nell'inventario delle misure della Ducale Corte della Terra di San Martino, il Palazzo è infatti descritto come un lungo corpo in linea con la via pubblica provvisto di alta torre a base pressoché quadrata di cui rimangono alcuni resti. Tale era ancora la conformazione del palazzo alla fine del '700, come si evince dalla descrizione contenuta in una Platea del 1783: «La camera Ducale possiede in detta contrada un palazzotto di undici stanze superiori, tre delle quali sono destinate per abitazione del Governatore e le altre si avvalgono secondo le circostanze o per riporre frutti o altro, ci sono ancora due commaroni, in dove è solito di ponersi ceri, carboni, legni e altro. Nel piano del cortile ci sono due stalle con pagliere, rimessa e con altri... due delle quali sono state destinate all'esercizio della maccaronaria. Verso il territorio di Malepersona (sotto al palazzo) si trova la cantina», dove si riponeva il vino proveniente dalla vigna.
Probabilmente i lavori di demolizione e di ricostruzione, che poi hanno portato all'attuale configurazione del Palazzo, furono fatti nell'800 quando la costruzione divenne abitazione della famiglia, secondo il costume dell'epoca di spostarsi più a valle. Attualmente il Palazzo è caratterizzato da una configurazione che al semplice e rigoroso prospetto su Corso Vittorio Emanuele fa corrispondere un'accentuata varietà planimetrica.
L'ingresso principale, sormontato dallo stemma di famiglia, conduce, tramite un lungo androne, al suggestivo cortile-giardino con peschiera centrale, arricchito con rare piante ornamentali. Sulla sinistra un'ampia scala, preceduta da un portico a due arcate, conduce al piano nobile dell'abitazione.
Merita di essere menzionata la lapide conservata nel portico sulla quale sono segnati i dazi che la famiglia percepiva per il mantenimento e la sorveglianza della vicina Via Appia, nei secoli facile preda di scorribande brigantesche. Le tariffe erano: per ogni carro carico 10 grana; per ogni salma di gran valore e prezzo di qualsiasi sorte di robe, 4 grana; per ogni salma di galla, pesci ed altre robe simili, 2 grana; per ogni piccola salma di mercanzie e altre cose commestibili e per ogni mola di molino, grana 1; per ogni bue, vacca, grana 3; per ogni centinaio di animali grossi, cavalli, giumente, muli e simili, carlini 6; per ogni centinaio di animali minuti, porci, capre, pecore e simili, grana 29.
La lapide stabiliva inoltre che nessun diritto era da esigersi per le robe d'uso proprio e di famiglia, nulla per le robe che erano portate a spalla, nulla per le robe di «scasatura di casa»: ugualmente erano privilegiate le meretrici. La lapide reca la data del 9 marzo 1695.
Bibliografia e Sitografia
https://digilander.libero.it/sanmartinovallecaudi/index.html
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