San Colombano al Lambro (castello Belgioioso)

CENNI STORICI

Trascurando la preesistente fortificazione, si può sicuramente affermare che l’attuale impianto, sia pure considerato come solo tracciato, sia opera del Barbarossa. Questi, durante la sua seconda calata in Italia, distrusse il castello di S. Colombano (come del resto la maggior parte di quelli esistenti in Lombardia); ma nel 1164, riconosciuta l’importanza che il luogo ricopriva nel territorio per la sua particolare conformazione morfologica e per la posizione intermedia nella direttiva viaria Milano-Piacenza, decise di riedificarlo, per utilità del suo impero: e vi aggiunse, per utile personale, una grande borgata denominata "Magnum suburbium" , munita di mura merlate, terraggio e fossa esterna. Si devono pure al Barbarossa le grandiose dimensioni del castello, la perfetta regolarità simmetrica e l’ampiezza delle strade del borgo (situazione anomala nelle tipologie in uso a quei tempi); la costruzione, nel ricetto ad ovest, del "Magnum palacium" o "Grande Palazzo" (di cui sono ancora visibili le fondazioni), adibito a residenza imperiale; la costruzione, nel ricetto ad oriente, del Palazzo dei Vicarj e Rettori della terra di S. Colombano, ossia l’autorità comunale politica ed ecclesiastica del borgo. Si suppone che a dirigere i lavori di ricostruzione del castrum sia stato Tito Muzio Gatta, architetto cremonese al seguito del Barbarossa, che qualche anno prima aveva delineato le mura della nuova Lodi. Non si hanno precise notizie circa i tipi di fortificazione e loro distribuzione in questo primo impianto, ma si intuisce comunque che quest’ultimo fosse convenientemente attrezzato di strutture complementari. Agli inizi del dominio visconteo avvennero operazioni trasformative miranti a limitare l’importanza militare del Castello. Comunque, visto l’utilizzo che la signoria viscontea attribuiva alla rocca (prigione di Stato), dove nel 1338 fu imprigionato Lodrisio Visconti, dobbiamo considerare che anche il Castello fosse comunque in condizioni di sicurezza. La signoria viscontea contribuì, su tutto il territorio interessato dal suo dominio, ad una notevole fioritura castellana. L’impronta della nuova architettura fortificata ebbe ovviamente maggiore intensità nei nuovi impianti, pur non trascurando la trasformazione di fortificazioni esistenti: in tale caso rientrò S. Colombano, interessato da molteplici modifiche, talmente radicali da far considerare questo castello come una "nuova costruzione" più che una riedificazione. ... Il castello di S. Colombano nasce essenzialmente dall’accoppiamento di una rocca ed un ricetto; più precisamente si tratta di un castello-recinto posto su due corti diverse, delle quali la più alta a destinazione militare e la più bassa a destinazione civile, in particolare con funzione di ammasso di riserve agricole (ricetto). I tratti di mura situati sui lati maggiori del castello sono posti a mezza costa del colle; il tracciato non è rettilineo, ma scandito da torri sporgenti all’esterno. Su tali lati le cortine sono alte, a differenza dei tratti corti (nord e sud) dove la comune presenza del fossato e, tra le torri d’ingresso e quella de’ Gnocchi anche del terraggio, non richiese identica soluzione; anche le mura che dividevano il ricetto dalla rocca erano alte a dimostrazione del significato di ridotto militare di quest’ultima. La configurazione del tracciato è tipica del castello-recinto nella parte bassa, ben presto trasformato in vero ricetto con la presenza continua di capanni in legno e muratura per le scorte alimentari, oltre alla "canepa" sotto la Torre de’ Gnocchi. La rocca di pianta trapezoidale dimostra ancor oggi la sua antica potenza, dovuta innanzitutto alla posizione privilegiata della quota, con il pendio circostante che ne attenua la vulnerabilità, oltreché la considerazione nella quale era tenuta nei tempi passati. Inoltre va considerato che, mentre agli inizi del 1400 molti fortilizi vennero adattati alle nuove tecniche militari (apparato a sporgere, ecc.), situazione riscontrabile nella Torre d’ingresso e Castellana del ricetto, non si ritenne opportuno intervenire in tal senso anche alla rocca; il motivo di questa mancata trasformazione è da ritenersi sia stata la già sufficiente condizione di sicurezza della rocca. Le cortine, pur presentando alla vista esterna le medesime caratteristiche (ad esclusione della diversa altezza) in tutto il castello, quali la merlatura ghibellina, il cotto come materiale di costruzione, il basamento scarpato con redondone, si possono classificare di tre tipi, diversificandosi per il sistema costruttivo usato e per la diversa utilizzazione delle stesse, e cioè: cortina contraffortata con archi in mattoni paralleli al senso di percorrenza, con superiore strada carrabile; cortina caratterizzata da un eccessivo spessore di muro, destinato a sopperire all’eccessiva altezza; cortina ricavata mediante il progressivo allargarsi della sommità del muro verso l’interno. A conclusione va ricordato che tra la Torre d’ingresso e la Torre de’ Gnocchi, esisteva inizialmente solo un basso muro munito all’interno di terraggio, sul quale scorreva una strada di collegamento. Un’altra caratteristica sono le 18 torri di cui il castello era inizialmente munito e che risolvevano appieno gli scopi che l’architettura castellana aveva loro assegnato. La torre de’ Gnocchi costituisce il nucleo più antico del castello. Le torri, come le cortine, si presentano con merlature ghibelline e base scarpata, la cui intersezione è sottolineata dal redondone che, seguendo parallelamente il naturale ascendere del terreno, riesce ad imprimere una nota esornativa a tutto l’impianto. Il castello di S. Colombano era dotato di passaggi sotterranei, intesi come vani disponibili, e di passaggi. Questi ultimi, presenti esclusivamente nella parte bassa del castello, erano situati sia in corrispondenza delle case del ricetto ad est destinati a cantina, sia nella zona ovest Esistevano infatti, come oggi del resto, la serie di locali con volte a crociera che definivano l’area del grande palazzo del ricetto, edificato dal Barbarossa, e quelli in corrispondenza delle due torri de’ Gnocchi e Castellana, tra i quali si distingue per importanza architettonica il "cantinone" o "canepa", ambiente tipico dell’architettura gotica profana lombarda, che presenta analogie con la "sala di giustizia" della rocca di Angera ed alcune navate mediane di chiese cistercensi. In quanto ai percorsi sotterranei, che dovevano essere numerosi e comunicanti le varie parti del castello, va ricordato che la gran parte furono distrutti, riempiti o murati in epoca certosina, al fine di rendere il castello privo di qualsiasi interesse militare difensivo. L’utilizzo del fossato invaso d’acqua, nel primitivo sistema difensivo, non ebbe largo sviluppo; motivo di questo scarso utilizzo furono le difficoltà di mantenere un costante livello d’acqua e la già sufficiente sicurezza assicurata del fossato asciutto. Nel castello di S. Colombano erano presenti entrambi i tipi: la rocca era dotata, sia verso il ricetto a nord che verso la collina a sud di fossato asciutto, con ponti levatoi ulteriormente protetti da rivellini; attorno alle mura del ricetto, invece, sorgeva un fossato: esso riceveva le acque dai due colatori discendenti dalle valli laterali ed era costantemente alimentato. Di questo fossato è attualmente visibile solo il perimetro del tratto verso il borgo, dato che il fossato vero e proprio fu colmato nel 1585. Il castello di S. Colombano ha sempre avuto una posizione predominante nella vita comunale, pur non essendo sempre il polo centrale. A differenza della maggior parte dei castelli, che non ebbero grande connessione con la città in quanto vissero una vita propria, questo ha sempre condizionato San Colombano in modo diretto, fino alla fine del Settecento quando, trasformato in villa residenziale, perse gran parte della sua influenza, per poi riacquistarla quando fu ceduto alla Parrocchia. La disposizione stessa del Comune risente di tali connessioni; infatti la piazza del borgo è situata proprio di fronte alla torre d’ingresso al ricetto, ospitando anche la chiesa parrocchiale. Il mercato, che tuttora si svolge in via Mazzini e fino a qualche anno fa in via Belgioioso, frontalmente al castello, ebbe fin da tempi lontani, per concessione del Barbarossa, ubicazione prospiciente la torre de’ Gnocchi. L’esistenza del ricetto, rarissimo in Lombardia, denota la completa partecipazione della popolazione medioevale alla vita del castello, inteso quale luogo di sicurezza e di sopravvivenza. All’interno del ricetto sorse nel 1593 il Monte di Pietà, prima forma organizzata di credito del paese; dal 1416, per molti periodi, la torre de’ Gnocchi fu sede del Consiglio Generale del Comune, ed in seguito ospitò sia il Prefetto che il Consiglio Comunale (la prefettura di San Colombano comprendeva ai tempi una zona assai vasta del territorio lodigiano). Inoltre il castello rappresentò sempre la residenza del feudatario o del potente, ai quali la popolazione doveva obbedienza e denari; nel periodo di proprietà dei certosini, che pur esercitavano funzione di feudatari, gli abitanti del Comune spesso si rivolsero ai religiosi per ottenere favori, esenzioni o intercessioni presso il Senato di Milano. Esaurita la funzione difensiva del castello, quest’ultimo vide diminuire anche la sua influenza. Nel secolo XVIII, con l’instaurarsi di un nuovo ordinamento politico-sociale, il castello perse anche il suo significato emblematico, trasformandosi in residenza privata e cessando quindi definitivamente di influenzare la vita della città. L’industrializzazione del secolo XIX poi, operò un profondo divario tra la ormai statica vita del castello e il dinamico sviluppo del Paese (pur considerando San Colombano quale centro agricolo, nel quale l’industrializzazione non sconvolse, come in altre città, le abitudini e la mentalità stessa degli abitanti). I cambi di proprietà degli anni ’50 non modificarono tale divario tra le due funzioni. Per quanto riguarda la rocca e l’antico ricetto, ormai in gran parte trasformato, dobbiamo valutarne il completo e definitivo distacco, giacché la proprietà privata pretende appieno i propri diritti di autonomia, non permettendo neppure la sola visione dell’antica fortificazione. ...

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XII sec.

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