San Clemente (mura, resti del castello)

CENNI STORICI

Nel XII secolo, quando il primitivo insediamento di Barengo, Vabarone, sorgeva ancora sulla sponda orientale del fiume Agogna, la CHIESA DI SAN CLEMENTE venne innalzata in prossimità di una importante strada su derivazione della “via francigena” che passando dal caput plebis di Proh e dal guado del torrente, conduceva sino a Pombia. Il periodo di fondazione dell’impianto originario è testimoniato dalla tessitura muraria dell’edificio: XI-XII secolo.
Fino alla prima metà del ‘300 anche le testimonianze relative a Barengo sono pressoché inesistenti; la chiesa venne citata in documenti del 1347, anno delle Consignationes del vescovo Amidano, quando avvenne il suo passaggio da parrocchia a semplice beneficio campestre. Gli oratori fuori dall’abitato erano i luoghi dove venivano accolti bisognosi e malati, ma San Clemente dovette mantenere buoni rapporti con le gerarchie aristocratiche dato che le sue pareti interne furono decorate nel XV secolo con un importante ciclo di affreschi nei quali vennero effigiati membri della famiglia Tornielli, all’epoca feudatari di Barengo. L’originaria abside fu sostituita nell’800. L’edificio subì un crollo alcuni decenni fa.

IL CASTELLO è posto sulla strada che originariamente univa la “via francigena” con i guadi del Sesia. Non si ha una datazione precisa della sua fondazione: la prima indicazione documentaria attestante la presenza di un castrum risale solo al Trecento, quando l’abitato di Barengo assunse la sua attuale ubicazione cercando sicurezza a ridosso delle mura fortilizie, che resistettero all’incendio e al saccheggio del 1358 seguito agli scontri tra le milizie armate di Galeazzo II Visconti e le truppe del marchese Giovanni di Monferrato. Dopo il 1480 Melchiorre Tornielli, ottenuta da Giovanni Galeazzo Maria Sforza la riconferma dei feudi secondo il contenuto dell’investitura del 1449, concluse l’edificazione delle fortezze di Barengo e di Briona, che in quel periodo dovevano costituire due stupendi esempi di architettura militare del Quattrocento.
Il castello era all’epoca realizzato quasi interamente in laterizio, su un impianto a trapezio irregolare con corte centrale munito di due torri angolari – oggi perdute – lungo il lato verso ponente, di cui la maggiore ubicata a sud-ovest; l’ingresso principale era invece localizzato a nord-est. Vi si accedeva attraverso un ponte levatoio con doppie caditoie chiuso da saracinesca lignea. Varcata questa soglia, si perveniva a un ampio spazio, attualmente trasformato in giardino, che separava la rocca vera e propria dalle mura del fossato.
Nei secoli successivi la rocca venne in possesso dei Ferrari. Nel 1803 il castello, oramai in stato di grave degrado, tanto che la parte nord occidentale era ormai quasi completamente distrutta, fu acquistato dalla famiglia Botta. La proprietà passò poi nel 1849 ai Mazza, l’ultimo discendente dei quali fece eseguire nella rocca considerevoli lavori di ricostruzione che andarono però a manomettere la conformazione dell’impianto originario; negli anni successivi alla prima guerra mondiale gli edifici passarono al conte Gaudenzio Tornielli di Borgolavezzaro, che in pochi anni, su progetto dell’arch. Nigra, fece ricostruire il complesso secondo canoni stilistici neomedioevali. Nuovi lavori di restauro e ristrutturazione vennero fatti eseguire in fasi successive, quando il castello passò in proprietà della famiglia Boroli.

Descrizione del sito:
L’ORATORIO DI SAN CLEMENTE si presenta in rovina, ma della struttura originaria sono rimasti gli spessi muri perimetrali con la muratura formata da pietre di fiume disposte inclinate in corsi a spina di pesce entro letto di malta segnata orizzontalmente e obliquamente con cazzuola. La volta del presbiterio è quasi intatta. Gli affreschi che si trovavano all’interno dell’Oratorio sono stati staccati nel XIX secolo perché considerati di grande pregio artistico e storico.

IL CASTELLO si presenta come una delle più eleganti residenze feudali della regione. Malgrado le alterazioni e i rifacimenti ottocenteschi, si possono ancora riconoscere alcune strutture originarie dell’edificio. Il sistema di difesa dell’accesso presenta caratteristiche singolari: prima di giungere all’ampia spianata del piazzale si devono attraversare tre sbarramenti di cui il più interno e antico è costituito da una porta ad arco acuto difesa da doppie caditoie e da una saracinesca in legno, unica in tutto il novarese. Sono rimasti originari, lungo la testata d’angolo a nord-est, una parte della torretta cilindrica posta in aggetto e un tratto di mura merlate.

 

Bibliografia e Sitografia

https://www.tourer.it/scheda?resti-della-cinta-muraria-del-castrum-agelli-agello-san-clemente

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