Saludecio (palazzi)

CENNI STORICI

«Palazzo Comunale. Sorge sui resti dell'antica rocca malatestiana di cui conserva ancora, all'interno, alcune significative tracce e alcuni ambienti successivamente adattati a prigioni. Il corpo principale del complesso si innesta su una costruzione più antica a pianta quadrangolare, ciò che resta di un bastione della rocca, costruita su una parete di tufo. Il palazzo comunale venne in gran parte ricostruito nella seconda metà del novecento a causa degli ingenti danni bellici, riproponendo, comunque, nelle sue linee essenziali la struttura ottocentesca. Originale del 1835 circa è il colonnato che si snoda su tre lati costituendo un importante elemento di raccordo dell'edificio. Alla stessa epoca risaliva il teatrino a palchetti decorato dal pittore riminese Marco Capizzucchi, distrutto durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruito nelle forme moderne di un cinema-teatro.
Palazzo Albini. Si tratta del palazzo più rappresentativo e noto del borgo e si caratterizza per lo splendido cortile rinascimentale. Al centro si trova il pozzo in pietra che reca scolpito lo stemma della casata di Francesco Maria della Rovere o, secondo una recente ricostruzione, dei Modesti di Saludecio. Essendo proprietà privata non è sempre visitabile, ma una bella occasione per ammirarne le bellezze può essere durante le serate della manifestazione estiva 800 Festival.
Palazzo Marangoni-Cerri. Il più grande tra i palazzi del borgo, probabilmente venne costruito come residenza municipale e sede di pubblici uffici, come dimostra lo stemma comunale ottocentesco che fa bella mostra di sé sul grande portale bugnato, e la struttura interna. Il piano terra, infatti, presenta su entrambi i lati dell'ampio corridoio centrale grandi ambienti che ben si adattano a un uso pubblico. In fondo al corridoio il bel giardino, originariamente all'italiana. L'elegantissimo scaloncino neoclassico dà accesso al piano nobile, ove si trovano due sale dalle volte dipinte a tempera, raffiguranti paesaggi tra figure mitologiche (Pero e Lucrezia) e le arti (musica, astronomia, pittura, scultura).
Palazzo Achille Albini-Camaeti. Conserva al piano nobile, cui si accede da un piccolo, ma ben proporzionato scaloncino, numerosi ambienti interamente decorati a tempera, secondo l'uso comune nell'Ottocento. Spiccano in particolare la "sala delle architetture" e la "stanza-paese", decorata a suggerire l'idea di un porticato gotico da cui si intravede una fitta vegetazione. Molto interessanti le grandi cantine con celle granarie, che ora ospitano la collezione dello scultore Camaeti.
Palazzo Albini-Serafini. Interessanti al piano terra, le cui finestre sono sempre aperte, per permettere ai turisti di "sbirciare", le stanze affrescate con riquadri che contengono scene di storie ottocentesche. Altre stanze dipinte al piano nobile, per lo più con motivi ornamentali. Le cantine conservano ancora le grandi botti, i tini e gli strumenti contadini di una volta.
Palazzo Botticelli. A metà della via principale si trova questo ampio palazzo, la cui facciata, che si sviluppa in lunghezza e che colpisce dunque per l'ampiezza, si caratterizza per l'antico muro a scarpa, che sembra potersi far risalire alla prima metà del XVI secolo. È, dunque, uno degli edifici più antichi del borgo. Internamente un bell'ingresso con volta a botte dà accesso all'ampio scalone quadrangolare che conduce al piano nobile, modificato, però in tempi recenti.
Palazzo Albini-Elisei. Al piano terra ospita gli uffici postali, mentre il piano nobile è ancora adibito a residenza privata. La bella facciata, ben restaurata, si rivela interessante per la decorazione a palmette e fiori che incornicia tutte le finestre della facciata attraverso motivi a volute. Anche le mensole su cui poggiano le finestre riprendono lo stesso tema fitomorfo. Una decorazione a rosette è, infine, inserita anche tra i gocciolatoi del tetto. L'insieme è ben evidenziato dalla bicromia, che conferisce maggiore eleganza e decoro pur nell'essenzialità dell'ornato. Il portale d'ingresso, decorato a bugnato, ripropone il motivo floreale delle rosette nell'echino che sovrasta i due piedritti, mentre l'arco si conclude con una chiave di volta che porta scolpita una foglia di quercia.
Palazzo Renzi. Dell'originario edificio rinascimentale resta purtroppo ben poco. Si può comunque osservare la bella facciata, "sorella minore" di quella del vicino palazzo Albini, di cui ripropone infatti le medesime decorazioni (si notino, in particolare, i bei cornicioni e gocciolatoi). Il palazzo è stato la casa natale della beata Elisabetta Renzi (1786-1859), fondatrice dell'ordine religioso delle Maestre Pie dell'addolorata, diffuse oggi in tutto il mondo e caratterizzate da un'intensa attività di educazione e insegnamento svolta nei numerosi istituti da loro fondati.
Palazzo Marcucci. Vistosamente ridotto a causa dei crolli dovuti ai bombardamenti nel corso della II guerra mondiale e quindi necessariamente modificato rispetto alla sua originaria struttura (il cortile che lo fiancheggia è stato ricavato dal cedimento di un'ala del palazzo stesso) è però interessante per le belle cantine con vasche per la raccolta e la conservazione dell'olio e per gli ambienti interni. Sul portale è stato reinserito lo stemma familiare dei Giovanelli, antichi proprietari, che mostra l'aquila di S. Giovanni. Lo stemma originale si può ammirare presso la tomba di famiglia nel cimitero ottocentesco di Saludecio, su un colle non molto lontano dal borgo».

Bibliografia e Sitografia

https://catalogo.beniculturali.it/search/City/saludecio

http://old.comunesaludecio.it/www.comunesaludecio.it/index.php/cosa-visitare/12-palazzo-marangoni-cerri.html

Articoli di approfondimento

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XIX sec.

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