CENNI STORICI
«Uno dei più importanti ospedali per pellegrini che sorgevano fra Secchia ed Enza, lungo il corso della Via Emilia, era proprio quello di Rubiera. Sorto all’incrocio fra la strada ed il fiume, l’ospizio fronteggiava il passaggio continuo di pellegrini e viandanti sulla Via Emilia, ma anche lungo l’altro importante asse viario che, correndo parallelo al corso d’acqua, portava a Sassuolo e a Frassinoro e, attraverso i passi appenninici, anche a Lucca e a Roma. Da Rubiera passavano in molti. Il più antico ospedale per pellegrini, gestito da una piccola comunità di benedettini, esisteva forse già nel 1179; sorgeva a ridosso del centro urbano, in direzione del fiume, fuori dalla porta orientale. In occasione però della tagliata imposta dal duca Alfonso I d’Este nel 1523, questa struttura venne distrutta. La nobile famiglia Sacrati, subentrata come patrocinatrice dell’ospedale, ne curò la ricostruzione, sopra un terreno di sua proprietà, a Nord del paese, vicino al fiume e dove il guado era più facile. Si progettò così un complesso rinascimentale di grande impatto, prestigioso per la committenza. L’incarico fu assegnato da Aldobrandino Sacrati a Giovanni Battista Carretti, con l’intervento di maestri costruttori reggiani e rubieresi. Così nel 1531 si diede inizio ai lavori che procedettero con alacrità. Nel 1535 cominciò la costruzione della chiesa, l’anno successivo il chiostro e nel 1539 fu la volta della copertura. Ad affrescare la chiesa fu chiamato Benvenuto Tisi detto il Garofalo, uno dei pittori più famosi della corte di Ferrara. L’ospitale dedicato a S. Antonio era per l’epoca un edificio enorme e innalzandosi nella pianura era visibile anche da lontano. L’ospizio offriva l’ospitalità di una notte e di un solo pasto ai pellegrini e ai viandanti. Chi non poteva fermarsi riceveva un po’ di pane o qualche capo di vestiario. Per gli ammalati funzionava un’infermeria ed era fornita anche l’assistenza religiosa. Importante era poi la possibilità di attraversare il fiume: l’ospedale infatti deteneva i diritti sul "passo di Secchia" che funzionava giorno e notte e garantiva il passaggio gratuito solo ai poveri, ai pellegrini e ai religiosi. L’ospedale elargiva in giorni e periodi stabiliti elemosine che diventavano quotidiane in tempi di carestia. Tutto questo però terminò nel 1765 quando il duca di Modena, Francesco III, soppresse tutti gli ospedali del suo stato. I Sacrati offesi se ne andarono e cominciò la decadenza dell’edificio che, acquistato dal conte Greppi, venne trasformato in tenuta agricola. Passata di mano in mano, la Corte di Rubiera, così ormai viene chiamata, continuò a degradarsi, finché fu acquistata dal Comune che ne ha curato il restauro. Il 2 febbraio 2000, al termine dei lavori di recupero, il bellissimo ed importante complesso storico fu riaperto al pubblico. Il fabbricato del'Ospitale ha un impianto quadrangolare comprendente il corpo principale su due livelli ed i fabbricati di servizio. Presenta una facciata in laterizio ed un motivo ornamentale del cornicione in cotto di punta e martelletto, motivo molto diffuso nel XV e XVI secolo. Gli ambienti direttamente funzionali alle attività dell’ospizio sono disposti intorno all’ampio cortile centrale con porticato a crociera sostenuto da colonne. Di fronte all’ingresso principale si erge la snella torretta dell’orologio. I servizi collocati sul cortile di levante, verso il Secchia, sono delimitati da un muro di cinta con torrione e arco passante con cornice a colombaia. Il grande e bellissimo complesso è ora la sede di: Associazione Linea di Confine per la fotografia Contemporanea; Centro Teatrale La Corte Ospitale; Consorzio per la gestione dell'Area di Riequilibrio Ecologico della Cassa di espansione del fiume Secchia e delle aree contigue; Assessorato alla cultura».
Bibliografia e Sitografia
http://www.comune.rubiera.re.it/Sezione.jsp?idSezione=439
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XII sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Restaurato
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