CENNI STORICI
Porta Tiburtina (o S. Lorenzo). La porta come noi oggi la vediamo appartiene ai lavori di consolidamento e rinforzo delle mura attuati sotto l'imperatore Onorio nel 403. Come attesta l'iscrizione nella facciata posteriore (sul viale di porta Tiburtina), egli fece aggiungere un nuovo fornice, con arco a ventaglio e paramento in travertino che ricopre per intero l'insolita altezza dell'attico esterno, dovuta al forzato adeguamento altimetrico con quello di Augusto contenente il triplice acquedotto che vi passa dietro, e ha cinque finestre arcuate: la porta venne fornita di un complesso difensivo, con camera di manovra, su cui si affacciano cinque finestre, con fronte spalleggiato da due torri rotonde. Nella porta sono evidenti i resti della traccia per la saracinesca, i battenti, le imposte, e una iscrizione in marmo moderna dalla parte della città "Bagiando la / S. Croce ci e / cento giorni / d'indulgenza". Papa Adriano I, nell'ambito della vasta campagna di restauro delle Mura Aureliane da lui promossa, fece costruire anche un percorso porticato da Porta Tiburtina fino al piccolo borgo sorto intorno alla basilica di S. Lorenzo, che nell'XI secolo verrà fortificato e prenderà il nome di Laurentiopolis. In epoca medioevale la porta era detta Porta S. Lorenzo dall'usanza di denominare le porte dalla basilica alla quale conducevano: l'appellativo è sopravvissuto dando il nome alla strada e all'attuale attraversamento tagliato nelle mura aureliane. Grandiosi lavori furono eseguiti nel 1917 a Porta S. Lorenzo che era sepolta fino alla metà dell'arco e soffocata dalle fabbriche che ne nascondevano anche le adiacenze. Questa porta - il cui nome, forse proveniente da un fondo posto al suo esterno, cambiò spesso nel corso dei secoli in Metrodia, Metaura, Mediana, Mitrobi, Metrovia - si apre nel recinto aureliano, in corrispondenza della Porta Querquetulana della più antica cinta muraria di Servio. Voluta in origine con la struttura e le funzioni di una posterula per dare accesso al Celio attraverso una strada di secondaria importanza, Porta Metronia è fornita solo di un piccolo fornice, privo di qualsiasi rivestimento marmoreo, senza torri di fiancheggiamento. La sua difesa è affidata alla particolare collocazione lungo la cinta difensiva, confinata in un profondo angolo rientrante controllato dalle mura convergenti. La massiccia torre che ancora la sovrasta è pertanto costruzione di epoca tarda. Nel 1122 Callisto II decise di far passare sotto la porta (forse già chiusa da tempo) le acque dell'Acqua Mariana (detta anche Marrana), che giungeva a Roma presso Porta S. Giovanni e, varcata Porta Metronia, scendeva fino alla chiesa di S. Sisto, percorreva la Valle delle Camene e si gettava nel Tevere all'altezza di S. Maria in Cosmedin, alimentando i mulini fortificati che incontrava lungo il suo percorso.
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