Roccasicura (resti del castello del barone d’Evoli)

CENNI STORICI

«Il più antico toponimo conosciuto del paese, Roccha Siconis, riconduce al longobardo Sicone I, principe di Benevento. Il primordiale agglomerato di case si sviluppò al di sotto della rocca, in prossimità del torrente Maltempo, dove viene ricordata la presenza dell’antichissima chiesa di S. Leonardo. Successivamente il centro abitato si spostò gradualmente sempre più in alto, a ridosso del crinale roccioso, ai piedi del castello, nella zona oggi denominata la terra. La fortificazione fu ampliata nel periodo successivo (X e XI sec). Nel castello si infeudarono prima i conti di Borrello, ai quali si deve, verosimilmente, l’edificazione del monastero di S Benedetto (donato da Randisio nel 1035 alla comunità monastica di S. Pietro Avellana), poi i conti de’ Moulins. Dal Catalogus Baronum (1150-1168) il castrum di Roccasicura viene indicata come Rocca Siccem. Più tardi, nel XIII sec., il paese è denominato Rocca Sicona e più tardi Rocca Ciconia o Cicuta. Nel 1269 la fortificazione, nuovamente indicata come Rocca Siconis, viene inserita tra i possedimenti donati da Carlo d’Angiò agli ufficiali del suo esercito e, nel 1296, tra i paesi ribelli che pagarono il focatico (tassa sui fuochi) quale punizione per la rivolta attuata contro lo stesso re Carlo. ... Dell’esistenza del castello si ha notizia certa dallo Statuto vigente nell’Università di Roccasicura risalente al 1580 ... dal quale si evince uno spaccato suggestivo della società feudale dell’epoca. Il testo infatti conferma la presenza della fortificazione dotata di prigioni e ancora integra alla fine del XVI sec. Il castello resistette ai terribili terremoti del 9 settembre del 1396 e del 5 dicembre del 1456. Si trattava verosimilmente di un borgo fortificato che inglobava e dava protezione alle cassette addossate al suo interno. Era un castello di medie-grandi dimensioni. La porta di accesso, di cui oggi rimane l’arco (di S. Rocco), si trovava nella parte bassa del centro abitato anticipata più in basso da un portello (toponimo che identifica ancora oggi la zona) e funzionava anche da stazione di fermo giudiziario o detenzione preventiva in attesa di giudizio. Subito fuori le mura era presente una chiesa di S. Rocco, di cui oggi si è persa ogni traccia, che, secondo la tradizione seicentesca, assicurava la protezione della peste. Nella parte alta, in prossimità dell’odierna chiesa di S Leonardo, era posta la seconda porta, forse la maggiore, che dava accesso al pianoro dell’attuale piazza municipale. L’unica torre superstite, oggi orologio del paese, era una delle almeno tre torri presenti nel castello. Una quarta torre potrebbe essere la torre campanaria della chiesa. Ancora ben riconoscibile è il giro di ronda delle sentinelle, la cisterna per la raccolta delle acque pluviali, più tardi utilizzata per la spremitura dell’uva, i resti di un grande torrione inglobato nelle case, che dominava e proteggeva dall’alto il resto del borgo sul versante ovest della fortificazione, ed alcune feritoie del periodo normanno. Il crollo del castello avvenne dopo il 1580 e verosimilmente prima del terremoto 1732, dato che nell’archivio ecclesiastico, che giunge a ritroso fino al 1723, non si fa accenno di un evento così drammatico».

Bibliografia e Sitografia

https://www.nobili-napoletani.it/Eboli.htm

Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

X sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Rudere

AUTORE DELLE AGGIUNTE / CORREZIONI

SITO UFFICIALE

IMMAGINI

Previous Image
Next Image

info heading

info content


Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.