CENNI STORICI
La rocca, situata al centro del paese e quindi facilmente reperibile, è a pianta quadrangolare con tre torrioni tondi ed il mastio a pianta quadrata alto 22 metri.
Circondata da un fossato scavato attorno al 1450 che costituiva la prima difesa del castello, appartiene alla tipologia dei fortilizi della transizione, nei quali si ritrovano assieme elementi architettonici medievali e rinascimentali.
Chiaro esempio di fortificazione militare adattata alle esigenze collegate con l'avvento delle artiglierie da fuoco, risultano ancora ben visibili le caditoie per il tiro piombante e le camere di manovra per le bombarde.
La merlatura a coda di rondine identifica chiaramente che la rocca era di parte ghibellina.
Si sviluppa su quattro livelli, un piano interrato, un piano a livello della corte, uno all'altezza dei merli e un sottotetto.
Visitabile dietro pagamento di un modesto biglietto di ingresso, vi si accede transitando su un ponte (un tempo levatoio, ora fisso) posto nei pressi del torrione contrapposto al mastio.
Dalla piccola corte interna si ha accesso alle rondelle, all'interno delle quali sono stati approntati percorsi informativi sulle armi medievali, sulle tecniche costruttive dell'epoca, ed infine nel mastio un museo multimediale sul paesaggio dell'Appennino faentino.
La stanza più alta del mastio è circondata da un cammino di ronda che consentiva il controllo di tutto il territorio circostante. Lungo questo camminamento è possibile notare le caditoie utilizzate a scopo di difesa/attacco per far cadere sui nemici frecce, acqua o pece bollente.
Lungo l'intero perimetro erano posizionate le bombarde che sfruttando l'altezza della costruzione erano in grado di sparare a lunga distanza.
La costruzione del primo nucleo, il mastio, si fa risalire al 1388 ad opera dei Bolognesi che nell'intento di rafforzare la difesa del proprio dominio decisero di ampliare un preesistente torrione.
La nuova rocca capace di ospitare 300 soldati fu ultimata quattro anni più tardi e fu il volano per lo sviluppo del circostante nucleo abitato.
Diverse nobili famiglie si sono succedute alla guida della Rocca, da un'iscrizione in loco rileviamo: 1400 Comune di Bologna; 1401 Giovanni I Bentivoglio; 28 giugno 1402 Visconti; gennaio 1403 card. Baldassare Cossa; marzo 1403 Alberico da Barbiano; 1412 Ludovico Alidosi; 1424 Visconti; 1426 Stato della Chiesa; 1435 Manfredi; 12 marzo 1468 Carlo II Manfredi; 2 aprile 1468 Taddeo Manfredi; 26 giugno 1468 Carlo II Manfredi (è di questo periodo una profonda ristrutturazione della rocca, con abbassamento della torre e rifasciamento dei muri esterni per far fronte alle artiglierie da fuoco. Sempre in questi anni fu costruito il grosso torrione circolare a est e il collegamento fra i vari piani del castello, seguiti nel 1472 dalla costruzione della cinta muraria esterna al paese); 1487 Gerolamo Riario; 1488 Caterina Sforza.
Era il 1488 quando in Romagna governava Caterina Sforza, contessa di Imola e Forlì, che reggeva lo stato dei Riario per conto del figlio minore Ottaviano, succeduto al padre Girolamo Riario deceduto per morte violenta. Figlia naturale del duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, intraprendente e con spirito guerriero, bella ed ammirata, seducente e guerriera indomita, all'epoca esaltata come "femina di grandissimo animo et core, sine dubio Prima Dona d'Italia" ma anche definita "foemina sanguinaria e tyranissa", capace di grandi amori e di profondi odi, di slanci sublimi di generosità e di vendette feroci. È sotto il comando di Caterina Sforza che la rocca raggiunge la sua massima efficienza militare e assume le forme attuali. La grande fedeltà del popolo, e la simpatia che seppe guadagnarsi sono all'origine della denominazione del fortilizio in "Rocca Sforzesca". A Caterina è dedicata una stanza nella quale una presentazione multimediale ripercorre la breve ma intensa vita della sovrana.
Anche la rocca di Riolo, come Imola e Forlì, fu conquistata nel 1500 da Cesare Borgia (il Valentino). Nel 1504 papa Giulio II privò di ogni autonomia Riolo e la sottopose alla potestà di Imola.
Il castello perse così di importanza e nei secoli successivi è ricordato esclusivamente come luogo di acquartieramento per truppe di passaggio.
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XV sec.
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