Pomponesco (resti del castello)

CENNI STORICI

«La prima, splendida, impressione che Pomponesco fornisce al visitatore è costituita dalla piazza, nel cui fondo, all’inizio del secolo XIX, si trovava ancora il Castello e il Palazzo del principe di Pomponesco e sul cui culmine si affaccia il Po. ... Di particolare interesse la vicenda del Castello di Pomponesco. Nel 1555, alla morte di Carlo Il Gonzaga che reggeva Bozzolo, S. Martino e Marcaria, Pomponesco è assegnata al suo ultimogenito Giulio Cesare, ben deciso ad avere una sua corte che uguagliasse quella dei fratelli e dei cugini. Il progetto per la creazione della nuova corte coinvolge l'intero paese che viene riordinato secondo un ben preciso piano urbanistico: si costruisce così il castello a pianta esagonale .... La prima, splendida, impressione che Pomponesco fornisce al visitatore è costituita dalla piazza, nel cui fondo, all’inizio del secolo XIX, si trovava ancora il Castello e il Palazzo del principe di Pomponesco e sul cui culmine si affaccia il Po. Secondo una tradizione storiografica oggi ampiamente superata, Giulio Cesare Gonzaga avrebbe fatto realizzare il progetto urbanistico di Pomponesco a Giovan Battista Bertani: il più conosciuto architetto del Cinquecento a Mantova dopo il sommo Giulio Romano. Questa ipotesi non è in realtà suffragata da alcuna fonte, basti pensare che il Bertani muore nel 1576, mentre Giulio Cesare si trasferisce a Pomponesco nel 1579. Allo stato attuale delle conoscenze storiografiche risulta sconosciuto il nome dell’architetto come delle maestranze che hanno realizzato il progetto. Il piano era a reticolato con l’ordinamento romano del “Cardo Maximus” (vale a dire da nord a sud) per gli edifici gonzagheschi e le piazze, mentre le vie e le case degli abitanti erano orientate sul “Decomanus Maximus” (vale a dire da est a ovest). In base alla nuova planimetria molte case erano state abbattute tra le continue proteste della popolazione, che si era rivolta al Duca di Mantova Vincenzo I con una famosa lettera del 16 ottobre 1584, oggi conservata presso l’Archivio Gonzaga. I fabbricati consistevano in un quadrato di terreno di circa 16.000 metri quadrati, di cui oggi non si vedono che i resti fatiscenti di due scuderie, circondato da ogni lato da un fossato con l’ingresso a ponte levatoio di fronte alla attuale piazza ed era munito di quattro torrioni agli angoli, all’interno vi era la residenza privata del Principe. Il palazzo principesco era a pianta esagonale con sei torrioni, al cui interno si trovavano scale, loggiati e porticati di particolare pregio e ricchezza. mentre una porta a nord dava accesso ad un vasto giardino circondato da un alto muro. Vi erano anche abitazioni per cortigiani, alloggi per i soldati e per la servitù, scuderie, un teatro, una chiesa col titolo di S. Andrea e, dal 1583, una zecca dove furono coniate monete oggi assai rare. Dal castello, fulcro di tutto il progetto, si dipartivano, in perfetta simmetria ed organizzati su strade parallele sovrastate da torrioni difensivi alle loro estremità, i vari quartieri. Il più importante era, ovviamente, quello posto in direzione del fiume con il porto fluviale e le isole, disposto intorno all’asse costituito dalle due piazze. La prima piazza, più vasta e completamente vuota, è circondata sui due lati maggiori da edifici porticati con archi a tutto sesto; mentre la seconda piazza (o piazzetta) sostanzia la sua prospettiva in direzione del fiume. Era dal fiume e dai suoi argini “argine maestro” e “argine particolare” che si entrava nel paese ai tempi del progetto urbano di Giulio Cesare Gonzaga; il rapporto con il fiume era allora diretto, immediato; il Po rappresentava l’unica via di comunicazione con l’esterno, sia per le merci che per le persone».

Bibliografia e Sitografia
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XIX sec.

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