Poggio Imperiale (palazzo de Cecco)

CENNI STORICI

Poggio Imperiale nasce verso la metà del XVIII secolo per volontà di Placido Imperiale, di famiglia genovese ma nato a Napoli nel 1727, principe di Sant'Angelo dei Lombardi e signore di Lesina. Così ne riferisce Giuseppe Maria Foschi, vescovo di Lucera, in occasione della sua Visita di Poggio Imperiale del 1761:

«Avendo noi l'onore, e la sorte di fare la prima S. visita in questo nascente paese di Poggio Imperiale, et in questa nuova Chiesa di S. Placido Martire, abbiamo stimato per futura memoria brevemente accennare l'origine, e la costruzione del paese, e della Chiesa, e la venuta qui delle famiglie Italiane et Albanesi; accadendo sovente, che le notizie in alcuni tempi trascurate, siano poi in altri tempi avidamente ricercate.

Volendo l'Ecc.mo Sig. D. Placido Imperiale Principe della città di S. Angiolo Lombardi, et utile Sig. della città di Lesina edificare un novello paese, e denominarlo col nome della di lui famiglia, elesse una boscosa collina dalla parte di mezzo giorno, volgarmente chiamata Coppa di Montorio circa miglia due distante da Lesina e quattro da Apricena; ed avendola prima ridotta a coltura, ed indi edificate piccole case, ma con buona situazione, e semetria, nel mese di Maggio poi dell'anno 1759 ad esempio de' fondatori dell'antiche città v'invitò chiunque volesse venirci ad abitare, promettendogli abitazione franca per tre anni, ed allora cominciò a chiamarsi Poggio Imperiale; ed infatti vi concorsero prima da circa quindici famiglie di diversi paesi, cioè di S. Marco in Lamis, di Bonifaro, di Portocannone, di Foggia, di Bari, e di Francavilla; e perché sul principio non vi era chiesa, andavano a sentirsi la Messa chi in Lesina, e chi in Apricena, la quale poi fù benanche edificata, e colla licenza dell'Arcivescovil Curia di Benevento fù benedetta nel mese di Marzo dell'Anno 1760.

Nel mese di Gennaro poi dell'anno 1761 venne ad abitarci una colonia di circa novanta Albanesi tra Uomini, Donne, e Ragazzi, partita da Scutari nell'Albania turca, la quale insieme colle città di Antibari, Dulcigno, Durazzo, Tristi, Alessio, ed altre ritrovansi dal 1571 sotto il miserabile giogo della potenza Ottomana [...] e si partì questa colonia, perché temeva che finalmente, o loro, o la sua posterità non rinnegassero la S. Fede Cattolica, giacché vedevano che gli altri loro parenti, amici, e paesani, non potendo più tollerare li soliti insopportabili tributi, e calunnie dell'ingordi, e buggiardi Ottomani, andavano giornalmente abbracciando la Setta Musulmana, in modoché, siccome prima erano colà tutti Cristiani, al presente son quasi tutti divenuti Turchi.

In una notte dunque del mese di Gennaro 1757 imbarcatisi detta Colonia dentro di una Marsigliana in Aravia piccolo villaggio due miglia da Antibari lontano, e navigando l'Adriatico a vento contrario, tra il fatigoso spazio di trentatrè giorni giunsero al Porto di Ancona, nel di cui Lazzaretto fecero la quarantena, avendo il Sommo Pontefice Benedetto XIV somministrato a tutti gli alimenti, e le vesti; ed usciti dal Lazzaretto, si trattennero circa altri venticinque giorni in Ancona, e finalmente col Pontificio permesso passarono ad abitare nel castello di Pianiano Diocesi di Acquapendente, in cui dalla Pontificia munificenza furono impiegati a coltivare quel terreno, dando loro Bovi, Vacche, strumenti rusticani, Masserizie di Casa, ed un Paolo al giorno per ciascuno fusse grande, o piccolo, fusse Maschio, o Femmina, col semplice peso però di corrispondere mezzo tomolo di grano per ogni rubio di terreno che seminavano.

Ma perché l'aere di Pianiano non fu loro molto salubre, per essere troppo vicino al mare, et in notabile bassezza tutto scoverto dalla banda di mezzo giorno al mare stesso, e perché dovevano bere acqua poco buona, si ammalarono quasi tutti, che tra breve tempo ne morirono sessantasei; ond'è, che nel mese di novembre dell'anno 1760 col permesso del Regnante Sommo Pontefice Clemente XIII ne partirono imbarcandosi nel Porto di Civitavecchia in una Tartana Napoletana; e giunti nella città di Napoli, vi si trattennero circa cinquanta giorni, ove furono dall'anzidetto Sig. Principe Imperiale invitati a dimorare nel cominciato Paese di Poggio Imperiale...».

Placido Imperiale costruì nel nuovo borgo un edificio fortificato. Il palazzo de Cecco raffigurato nelle due immagini prende il nome da una famiglia che ha espresso tra l'altro un sindaco della località.

Bibliografia e Sitografia
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XIX sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Discreto

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