Pietrabbondante (palazzo e torre Marchesani)

CENNI STORICI

«Fu costruito nella seconda metà del XVII secolo per volere di Donato Giovanni, barone di Pietrabbondante, appartenente alla famiglia dei Marchesani, che acquistò il titolo baronale nel 1614. Probabilmente fu sempre lui a far costruire la torre che ancora oggi è chiamata Torre Marchesani. Il palazzo fu edificato nel borgo medievale del paese, sulla strada che conduce alla chiesa parrocchiale. Il suo aspetto originario risulta compromesso per i numerosi lavori di adattamento e di restauro subiti nel corso degli anni. La torre invece, non è stata oggetto di alcun restauro. Il fatto che essa non sia collocata in punti strategici, lascia supporre che lo scopo della sua costruzione non fosse militare, ma semplicemente simbolico, a sottolineare il potere e la nobiltà della famiglia Marchesani. Agli inizi del 1800 la parte più alta della torre fu demolita perché se ne temeva il crollo. Diversi furono i membri della famiglia che si successero nella proprietà del palazzo e dell’intero feudo dopo la morte di Donato Giovanni avvenuta prima del 1686. Nel 1754 i Marchesani stipularono un contratto di permuta con Domenico Cestari, discendente da una nobile famiglia spagnola scesa in Italia al seguito di Alfonso I d’Aragona. Secondo gli accordi quest'ultimo riceveva l’intera Baronia di Pietrabbondante, cedendo in cambio la Contea di Troia (FG) ed altri possedimenti non specificati nell’atto di permuta siti in Calabria, Basilicata e a Otranto. Lo scambio però escludeva il palazzo baronale di Pietrabbondante che rimase di proprietà dei Marchesani. Diverse furono le riserve opposte all’atto di permuta che aprirono un lungo procedimento civile tra i Marchesani e i d’Alessandro di Pescolanciano, che nel frattempo erano succeduti ai Cestari. La controversia durò a lungo, per oltre novant’anni. Nel 1899 la disputa si concluse per atto del notaio Conte da Carovilli. L’eversione della feudalità fu per la famiglia Marchesani, come per molte altre famiglie nobili molisane, un evento catastrofico. Oltre ai privilegi di ceto, infatti, vennero meno gran parte delle risorse economiche sulle quali la famiglia basava la propria economia. Alla fine del XIX secolo la famiglia baronale lasciò il palazzo per trasferirsi in un’abitazione di nuova costruzione. All’origine il palazzo contava “16 vani”. Si sviluppa su tre livelli completamente ristrutturati ed in ottimo stato. La torre Marchesani, collocata nella parte posteriore del palazzo e incastonata tra le rocce, si presenta come una imponente costruzione di forma quadrangolare con i lati di circa 5 metri di larghezza. L’edificio fu costruito in pietra grezza con i muri della parte bassa che raggiungono anche i 2 metri di spessore. La sua altezza attuale è di circa 20 metri, ma originariamente essa era molto più alta in quanto terminava sopra l’edificio principale. Vi erano anche tre torri ornamentali che furono demolite nel 1800 perché pericolanti. La torre voluta da Donato Giovanni era suddivisa su più livelli raggiungibili tramite una scala, oggi completamente distrutta, di cui sono visibili solo le botole. L’accesso alla torre era assicurato da un sistema di scale mobili essendo l’ingresso sopraelevato di circa tre metri rispetto al piano calpestabile. La torre non ha subito gli stessi lavori di restauro e ristrutturazione che hanno invece interessato il palazzo. Questo è uno dei motivi per cui oggi la stessa si presenta come un rudere».

Bibliografia e Sitografia

http://pietrabbondanteblog.blogspot.com/2010/06/vendita-palazzo-baronale-marchesani-e.html

Articoli di approfondimento

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XVII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Discreto

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