CENNI STORICI
Nata per iniziativa di Galeazzo II Visconti, nel 1373, per controllare il lato settentrionale della città. Metà venne abbattuta nel 1558 per la costruzione del Farnese. La Rocca Viscontea, che si trova proprio dietro a Palazzo Farnese risale al 1373, quando, non appena terminata la dispendiosa cittadella di Strà Levata, il duca di Milano, Galeazzo II Visconti, decise la costruzione di un'altra fortezza nei pressi della Cittadella Végia, eretta da un suo antenato poco più di un mezzo secolo prima. La scelta della posizione era particolarmente opportuna in quanto si prestava al controllo del lato settentrionale della città ed -essendo in prossimità del Po che da secoli costituiva la via di trasporto più diretta e conveniente e pure la naturale difesa di Piacenza- assumeva una notevole importanza ai fini strategici. Infatti per Milano la nostra città rappresentava una testa di ponte oltre il Po, a controllo della Via Emilia, arteria di estrema rilevanza per i collegamenti con il resto della regione e con l'Italia Centrale. La costruzione, che prese il nome di Cittadella Nuova o anche di Rocca viscontéa, avrebbe inoltre potuto controllare il ponte del Po in occasione di invasioni e di ritirate e -saldandosi al vasto sistema difensivo cittadino costituito dalle mura e dagli altri fortilizi- sarebbe risultata idonea ad affrontare le possibili insurrezioni piacentine e gli attacchi esterni. Stando a quanto scrivono i nostri cronisti, i lavori della cittadella, che avrebbe dovuto essere la migliore espressione del dominio ducale, iniziarono il 5 dicembre 1373 in un momento di particolare tensione in quanto le truppe pontificie, unite a quelle di Amedeo VI di Savoia, minacciavano il territorio piacentino dove numerosi nobili, contrari alla politica e alla signoria dei Visconti, consegnavano i loro castelli al Legato Pontificio. Al duca pertanto non rimase altra scelta che ritirarsi a Piacenza rafforzandone le difese e, al tempo stesso, accelerando i tempi di costruzione della progettata, poderosa piazzaforte. Il fortilizio (giunto a noi solo per la metà occidentale a causa degli abbattimenti avvenuti nel 1558 per la costruzione di Palazzo Farnese) sorse secondo un modello particolare sul quale, in genere, si assemblavano i castelli del nostro contado: a pianta rettangolare con ai vertici quattro torri ovoidali alte una ventina di metri; di esse rimangono le due poste a nord-ovest e a sud-ovest che un tempo erano coronate di merli alla ghibellina, demoliti nel 1890 dal Genio Militare per il rifacimento del tetto. Sul fronte centrale, posto a sud, è il mastio, alla base del quale si apre l'ingresso all'interno, un tempo dotato di un ponte e di un ponticello levatoi in legno e quindi sostituiti da manufatti in mattoni. La parte inferiore del muro è rivestita da blocchi in pietra chiara squadrata. Tanto sulla fronte a sud che su quella ad ovest si notano ancora i merli a coda di rondine, chiusi verso il 1597 in seguito a sopralzo del fabbricato. Sempre sul lato occidentale si innalza fra le due torri d'angolo un avancorpo, con funzioni di mastio minore, a difesa di un ingresso secondario, anch'esso munito in origine di ponte e ponticello levatoi. Analoghi dispositivi intermedi si trovavano sulle cortine del lato est e nord col compito di facilitare il movimento di entrata e di uscita delle truppe dal fortilizio. I lavori di restauro hanno permesso di evidenziare il mastio a nord; quello posto ad est è stato invece distrutto durante i lavori effettuati nel XVI secolo relativi alla costruzione di Palazzo Farnese. Il complesso non fu soltanto piazzaforte, ma anche residenza ducale, anche sede dei più importanti uffici militari e amministrativi della città, anche alloggio del Legato Pontificio (come avverte la scritta nell'androne di ingresso al cortile), di ospiti illustri e pure del "castellano" da cui dipendevano tutti i "connestabili", ai quali era affidata la custodia delle varie porte urbane. Da molti anni "l'Ente per il restauro di Palazzo Farnese" si sta battendo perché il complesso acquisti -per quanto ancora possibile- la primitiva bellezza. Nel 1968, fra l'altro, nel corso di scavi, vennero alla luce due gallerie segrete: una orientata verso San Sisto, nella cripta della quale doveva sfociare; l'altra, diretta verso il Po, probabilmente univa la "Végia" con la "Cittadella Nuova". I lavori di restauro hanno evidenziato il mastio rivolto a nord, ripristinato le strutture originarie e anche portato alla luce parte del fossato che anticamente la circondava. Lo scavo eseguito a mano per recuperare il materiale lapideo con il quale era stato colmato e tirato in piano circa un secolo fa, ha portato a un inaspettato risultato nei pressi della porta principale rivolta a sud. È infatti risultato visibile, oltre al muro a scarpa della cortina, pure il bastione antemurale di appoggio al ponte levatoio della torre principale.Bibliografia e Sitografia
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CITTÀ
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EPOCA
XIV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Discreto
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