PAOLISI (palazzo De Mauro)

CENNI STORICI

Il palazzo che si trova nella zona chiamata fuori le torri, è il complesso edilizio che più si identifica nell'immagine della cittadina di Paolisi, per aver vissuto, da testimone o protagonista, le tappe più importanti della sua storia, legate alle varie stratificazioni storiche. E alle principali vicende della famiglia De Mauro, che costruì la dimora, dalla quale esercitò il potere, sino al suo trasferimento nella città di Napoli e alla dipartita dell'ultimo rampollo.  In tempi più recenti, a causa del frazionamento fondiario il palazzo è stato acquistato ed è abitato da più nuclei familiari. Il complesso architettonico dei signori De Mauro, venne edificato intorno al secolo XVII per assicurare alla famiglia nobile una decorosa dimora e per esercitare il controllo sui poderi che gravitavano nel circondario. Inizialmente, l'edificio venne utilizzato esclusivamente a servizio dei fondi rustici, a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, si iniziò ad utilizzarlo come espressione della residenza signorile, ampliandolo e sistemandolo definitivamente lungo l'asse viario di questa amena cittadina. Al cortile interno si accede dall'androne rettangolare, coperto da una volta, che ci introduce mediante un piano di calpestìo tutto lastricato in pietra da taglio, nel vasto cortile, ove gli faceva da sfondo, un magnifico arco in pietra travertina. Dalle strutture rimaste, si evince che tutto il perimetro del cortile era adorno da una successione di archi che richiamano alla mente le case a corte della cultura caudina. Qui tutto si armonizzava, scale coperte ed archi, pittoreschi loggiati che immettevano da un capo all'altro del palazzo nei vari ambienti interni. Sulla destra del cortile si apre un articolato vano scala, che sull'invito delle ultime e comodissime rampe, offriva in visione prospettica i due lunghi loggiati e gli inviti agli appartamenti nobili. Oggi, questa suggestiva prospettiva architettonica la si può leggere lungo il loggiato posto alla sinistra della scala. La sua scarna architettura rustica nonostante la scarsa tutela, appare in tutta l'austera bellezza, e offre una visione meravigliosa sul giardino curtense spaziando sino alle propaggini del Taburno. All'angolo, posto a sinistra del cortile, nonostante lo stato di abbandono, fa spicco un magnifico pozzo provvisto di cappa. Si eleva da una cordolatura marcata, e segue l'andamento circolare della cappa. Quest'ultima è interrotta nei quattro punti diametrali da sostegni in pietra lavorati a piccole volute e sostengono tutta la cordolatura sagomata del pozzo, dalla quale si innalzano i congegni dalla carrucola.

Il palazzo, lungo l'asse viario di via Roma, si sviluppa per una lunghezza di circa ottanta metri. Sulla sinistra del prospetto, trova dimora una chiesetta padronale, costruita circa dieci anni dopo il completamento del palazzo. Come si evince dalla scritta posta sull'architrave della porta d'ingresso, questo sacro luogo, non possedeva il beneficio del diritto di asilo. L'interno a nave unica, con un arco trionfale posto all'inizio dell'abside, nel cui centro fa spicco una bella statua della Madonna delle Grazie, la cui festa viene celebrata il 27 luglio di ogni anno.  Completa la conca absidale un decoroso altare neoclassico che ben si armonizza con tutto l'interno, pacato, mistico e raccolto. Nella parte superiore del prospetto, si aprono tre vani luce che si completano con tutto il resto del palazzo. Alla sommità del fronte della chiesa, si innalza un piccolo campanile alla cappuccina. Il complesso architettonico del palazzo, nella parte inferiore è articolato da vani terranei il cui ingresso è costituito da archi di pietra scalpellati. Nella parte alta, si rincorrono otto finestre con davanzali in pietra scalpellata e sagomati ed entrano in quella configurazione architettonica propria del secolo XVIII. Il complesso signorile dei De Mauro, nella parte mediana è dominato da un arco a sesto ribassato, chiuso al centro da una chiave a cuneo tutta lavorata a rilievo. Sul fronte della chiave dell'arco spiccano i simboli dello stemma araldico. Si rilevano due leoni rampanti che reggono una stella a guisa di sole, mentre alla sommità dello scudo, una corona principesca completa la composizione. Il modellato dello stemma araldico si presenta ben definito e si rileva una pregevole fattura. Il portale d'ingresso, visto nella sua globalità, ci introduce senza esitazione in uno scorcio prospettico dove fa spicco il giardino curtense e il colosso montuoso del Taburno.

Bibliografia e Sitografia

https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1500916814

Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XVI sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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