CENNI STORICI
«...Da documenti ufficiali più attendibili l'esistenza di questo piccolo centro risale già ai secoli XIII e XIV con la denominazione di "Casali Ponderani". Pannarano venne infeudato ai Della Leonessa, i quali l’ebbero dalla famiglia Stendardo per il matrimonio di Guglielmo Della Leonessa con Isabella Stendardo. Sarebbe stato proprio Guglielmo della Leonessa ad erigere il castello di Pannarano come utile difesa. Fu durante il dominio del figlio Marino, che questo centro subì gravi danni a causa delle lotte aragonesi, così come riporta un famoso diario anonimo. Nel 1456 l'ebbe Gabriella della Leonessa come dote di matrinonio, poi in seguito venduto a Francesco De Lagonissa. Lo Stato delle Rendite presentato da Fabrizio della Leonessa alla Regia Camera della Sommaria il 25 settembre 1465 riporta il feudo di Pannarano tra i possedimenti della sua casata. In seguito gli eredi di Gabriella della Leonessa fecero annullare la vendita prima descritta ed alienarono il feudo a Martino Marziale di Napoli, Regio Consigliere di Ferdinando I d'Aragona con atto stipulato nel castello di Pannarano il 19 aprile 1485. Con la morte del Marziale senza che egli avesse lasciato eredi legittimi, il feudo passò di diritto alla Corona di Spagna. Federico d'Aragona lo donò al suo "paggio" Giovannantonio Caracciolo il 5 maggio 1498 ... Il feudo rimase ai Caracciolo fino al 1846 e solo qualche anno più tardi fu venduto per 3200 fiorini al sig. Eustachio Abate, il quale provvide a restaurare il palazzo marchesale. La sua unica figlia sposò il marchese Carlo Cocozza Campanile da San Martino Valle Caudina. Gli eredi di Carlo Cocozza Campanile, morto prematuramente, tra il 1925 ed il 1935 gradualmente alienarono tutti i beni di cui erano proprietari a Pannarano. Anche il castello restò smembrato da più vendite e le sue caratteristiche di maniero feudale risultarono, soprattutto in seguito, profondamente compromesse. Ma se l'aspetto architettonico lo imponeva all'ammirazione dei cittadini non meno interessante era il suo patrimonio interno. Aveva una cappella privata i cui arredi, tra cui alcune tele di Santi di notevole valore, vennero donati alla congrega del SS. Rosario, ma oggi di essi non vi è più traccia. Vantava anche un salone di grosse dimensioni che ancora nel 1923 era stato fatto affrescare dal pittore napoletano Di Lisio. Le esigenze idriche del castello erano servite da un acquedotto in tubi di terracotta che dalla sorgente "Tavella" vi adduceva acqua a profusione».
Bibliografia e Sitografia
http://castelliere.blogspot.it/2013/10/il-castello-di-mercoledi-23-ottobre.html
Articoli di approfondimento
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XV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Buono
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