Nola (mura)

CENNI STORICI
Ripercorrere le vicende storiche e costruttive delle mura urbane di Nola è impresa estremamente complessa in quanto esiste scarsa documentazione specifica. La città presenta problematiche storiche, urbanistiche ed architettoniche solo raramente sono state delineate in studi complessivi o di dettaglio riferiti a casi specifici e parziali. Evitando di entrare nelle problematiche relative all’estensione della città antica e della sua cinta muraria, si passa ad analizzare il problema della eventuale fortificazione di epoca altomedievale. In riferimento a tale periodo si possono fare solo vaghe ipotesi sulla presenza e sulla natura delle fortificazioni esistenti. Sicuramente la città, nel corso del periodo tardoantico, aveva subìto forti distruzioni e contrazioni dell’abitato anche con delocalizzazioni di alcune funzioni urbane fondamentali. È in questo quadro che possiamo immaginare la città antica conservata solamente in alcuni luoghi significativi vicino ai quali si andavano sviluppando e trasformando alcune istituzioni nuove e funzionali al successivo assetto urbano. Praticamente l’antica unità urbana si andò frazionando, formando nuclei più piccoli con specifiche funzioni: Cimitile assunse un ruolo determinante sotto il profilo religioso, mentre il teatro dovette divenire, essendo venuta a mancare l’antica murazione, il luogo fortificato di difesa degli abitanti e tale ruolo potrebbe essere ricollegato al toponimo Castelrotto, più volte documentato nell’area sud della città. La trasformazione di strutture classiche in fortificazioni era abbastanza ricorrente in quanto dinamiche simili sono testimoniate nella vicine città di Acerra e Suessula, nelle quali il teatro divenne il primo nucleo fortificato poi trasformatosi in castello. Tale situazione dovette durare fino alla conquista normanna, quando un ulteriore cambiamento investì il territorio della città di Nola, con la costruzione del castello di Cicala sull’omonima collina. Questa fortificazione, notevolmente estesa, dovette assumere un ruolo fondamentale in rapporto ai vari nuclei abitati consolidatisi all’interno del territorio dell’antica città di Nola e all’occasione funzionare da luogo di accoglienza per le popolazioni sparse nel territorio circostante. Tale ruolo è supportato da numerosi documenti e dalla notevole estensione territoriale su cui la fortificazione si estendeva. Con la conquista angioina, si costituisce la contea nolana, assegnata ai de Monfort, per cui è probabile che si costruisca una fortificazione urbana in alternativa o in concomitanza con le precedenti che vada a racchiudere quella parte della città antica, ormai completamente trasformata, che coincide grosso modo con la cinta più ristretta descritta da Ambrogio Leone. Tale cinta è testimoniata da numerosi documenti d’archivio, prevalentemente del XIV secolo, che richiamano i diversi toponimi legati alle porte ed alle torri e ne illustrano anche alcune caratteristiche urbanistiche che gettano luce sull’organizzazione complessiva in quartieri della città. Con il passaggio della contea di Nola alla famiglia Orsini, la città crebbe di importanza e subì notevoli lavori di trasformazione, come testimoniano anche numerose architetture religiose che ancora si conservano. In questa prospettiva di continuo cambiamento, è durante le varie vicende belliche legate alla contesa con i Durazzeschi che furono apportati lavori di modifica e risistemazione del sito dell’Arce, posizionata su una delle porte principali, in modo da potenziarne il dispositivo difensivo. Analizzando semplicemente le descrizioni del Leone e le conseguenti ricostruzioni grafiche, si può ritenere che, non essendo più adeguata la cinta muraria medievale ai moderni sistemi d’attacco, e in relazione a quanto si andava realizzando a Napoli e nel Regno, probabilmente in occasione dei danni causati dalle continue guerre o dal terremoto del 1456, dovette essere eseguito il circuito che il Leone definisce antemurale. Le caratteristiche architettoniche e militari di tale circuito richiamano direttamente alcune parti del Maschio Angioino e specificamente il settore che va dall’accesso sottolineato dall’Arco di Trionfo al lato verso piazza Municipio. La stessa cittadella fu dotata di una antemurale, come documentato dalla descrizione del Leone e dalla ricostruzione grafica dell’impianto urbano; tale situazione permane anche in epoca successiva, come riscontrabile da rilievi che raffigurano il bastione sorto nello stesso luogo in epoca vicereale. Questa situazione delle fortificazioni urbane era ancora estremamente chiara al tempo in cui Ambrogio Leone (1599) ne fa una precisa e dettagliata descrizione. Alla luce delle ipotesi e delle verifiche fatte su base cartografica digitale attuale, si dimostra quindi che tale descrizione non era soltanto, come da alcuni supposto, un vago ricordo che lo scrittore raccontava con nostalgia essendo lontano dalla natia Patria. La situazione urbanistica e le caratteristiche difensive descritte dal Leone sono altresì confermate, anche se in modo più approssimativo e come immagine complessiva della città, da altri documenti cartografici ed iconografici riferibili prevalentemente al XVI secolo. A seguito dei privilegi concessi da Carlo V e per l’importanza che Nola ricopriva nel contesto territoriale, ed in funzione dello status di città appartenente al Regio Demanio, cominciò a delinearsi la necessità di costruire una nuova cinta muraria, in grado di assolvere alle esigenze legate alla mutata tecnica bellica e che contribuisse anche a dare un’immagine di potenza e di prestigio, così come stava avvenendo per le città più importanti del Regno, tra cui Capua e Gaeta. Controversa e lunga appare la vicenda della costruzione delle mura di Nola. Non sembra ancora del tutto chiarita l’attribuzione del progetto a P. L. Escrivà ed ancora meno chiare, per la scarsa conoscenza documentaria, sono le vicende che determinarono il protrarsi dei lavori per molti anni.
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XIV sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Rudere

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