Nola (arce)

CENNI STORICI
Il primo impianto difensivo fu costruito probabilmente da Guido di Monfort subito dopo aver avuto la concessione della contea di Nola da parte di Carlo d’Angiò, come richiamato nell’affresco conservato nel castello di Lauro. Secondo questa iconografia, nel castello fu ospitato Ladislao di Durazzo nel 1405. Da alcune carte del XV secolo, recentemente pubblicate, si evince che: “La rappresentazione cartografica di Nola mette in evidenza una presenza dell’antico anfiteatro e l’esistenza di un ampio nucleo urbano moderno completamente cinto da mura, sulle quali si apre la porta principale, la Civita, la cittadella fortezza con cinque torri poste a difesa della città”. Partendo da considerazioni sull’impianto complessivo e sulla natura architettonica della torre, il Santoro inserisce questo impianto tra le torri angioine di committenza nobiliare. All’inizio del XV secolo essa fu ridotta d’altezza da Pirro Orsini, per essere adeguata alle nuove esigenze di difesa. In questo periodo fu riorganizzato tutto l’impianto del castello, a cui venne aggiunto il promurale, al quale si accedeva attraverso un ponte levatoio. Da documenti dell’Archivo di Simancas si ha una descrizione sintetica della città e dell’Arce che viene descritta come “castillo dentro la ciudad con sus torres y fossado”. Con la costruzione della cinta muraria di epoca vicereale il sito del castello fu riconfigurato da uno dei bastioni poligonali nei pressi del quale si apriva una delle porte della città, la porta del Carmine, che aveva sostituito la medievale porta Vicanzia. Nel corso dei secoli successivi il castello perse progressivamente la sua funzione originale e per la scarsa manutenzione andò sempre più degradandosi, tanto che nel XIX secolo versava in stato di abbandono, come si evince anche da alcune cartografie e vedute. Verso la fine del XIX secolo, le condizioni della fortificazione erano così degradate che destavano preoccupazione per l’incolumità delle persone e perché rappresentava un luogo poco sicuro per la gente che lo frequentava. Dopo una lunga diatriba che vide opposti i fautori della conservazione e quelli della demolizione, il castello fu fatto demolire dal sindaco Tommaso Vitale al termine di una lunga trattativa con le autorità preposte alla salvaguardia dei monumenti del tempo. Dalla cartografia e dall’iconografia si può riscontrare che il castello aveva un impianto quadrato con quattro torri angolari, a base circolare, ed un’alta torre cilindrica, con base scarpata, posta al centro della fortezza. L’impianto fortificato aveva due porte di accesso identiche e contrapposte: una verso la città e l’altra verso il fossato. L’estensione del castello, calcolata attraverso la ricostruzione grafica su cartografia moderna, risulta di mq 650 circa, con un perimetro di m 120 circa. Tale impianto è altresì testimoniato da alcune vedute e dipinti di epoche diverse che ne illustrano le caratteristiche architettoniche. Inoltre le diverse planimetrie prese in esame ne testimoniano l’estensione e la posizione strategica rispetto alla porta principale di accesso alla città. Complessivamente, l’impianto del castello corrispondeva all’estensione dell’attuale Villa comunale, realizzata agli inizi del XX secolo.
Bibliografia e Sitografia
https://www.nonsolonola.com/nola-dalla-torre-medioevale-alla-villa-comunale-fatti-e-misfatti-che-precedettero-labbattimento-dellarce/
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