Napoli (palazzo Reale)

CENNI STORICI
Con la sua armoniosa struttura, Palazzo Reale domina Largo di Palazzo, l’odierna piazza Plebiscito. La costruzione della Reggia fu decisa alla fine del secolo XVI, in previsione di una visita di re Filippo di Spagna, per sostituire il preesistente Palazzo Vecchio, realizzato nella prima metà del ‘500 dagli architetti Ferdinando Maglione e Giovanni Benincasa e decorato da artisti quale Giovanni Tommaso Villani. Il progetto del nuovo Palazzo fu affidato, tra il 1593 ed il 1600, all'architetto Domenico Fontana, «ingegnere maggiore» del Regno, dal vicerè Ferrante Ruiz de Castro y Andrada conte di Lemos. Si iniziò a porre mano ai lavori nel 1600 ed il cantiere rimase aperto per oltre cinquant'anni. Dopo la sua costruzione il Largo si chiamò appunto «di Palazzo» mentre piazza San Ferdinando (oggi Trieste e Trento) era chiamata Largo di Santo Spirito. La nuova Reggia era costituita da tre corpi, quello principale che si affacciava su Largo di Palazzo, quello verso il mare e quello settentrionale rivolto dove ora è il Teatro San Carlo. Il Palazzo fu adibito a residenza dei vicerè che in quell’epoca reggevano il Regno di Napoli per conto del re di Spagna. Durante il successivo periodo dei vicerè austriaci (1713-1734), l'importanza della reggia scemò sensibilmente. Con la riacquistata indipendenza per opera di Carlo di Borbone, il palazzo conobbe finalmente il suo massimo splendore. Il re e la regina Maria Amalia fecero apportare migliorie e il Palazzo fu impreziosito da decorazioni ed affreschi eseguiti dai migliori artisti dell’epoca. Con Ferdinando IV, grandi furono i festeggiamenti il 7 aprile 1768 in occasione delle nozze con Maria Carolina d'Austria. Nel 1778, fu portata a Palazzo Reale la fabbrica napoletana di arazzi, in precedenza dislocata a San Carlo alle Mortelle, che durante i moti della Repubblica Napoletana del 1799 andò distrutta quasi del tutto. Durante il decennio dei Napoleonidi la reggia fu oggetto di cure ed attenzione: gli appartamenti furono arricchiti di mobili e suppellettili francesi, che Carolina Bonaparte aveva portato con sé dall'Eliseo. La sorella di Napoleone fece rivestire il suo appartamento di raso bianco e specchi, e trasformare il «boudoir» e le «toilettes». Nel corso degli anni, Palazzo Reale fu restaurato ed ampliato più volte. Nel Settecento Luigi Vanvitelli, a seguito di problemi statici, ne modificò il portico chiudendo alternativamente gli archi della facciata per rafforzare le strutture murarie. Nel 1888, dopo l’Unità d’Italia, nelle arcate chiuse verranno collocate le statue dei re di Napoli, da Ruggero II ai Borbone nonché quella di Vittorio Emanuele. L’intervento maggiore fu quello dell’architetto Gaetano Genovese che, dopo l'incendio nel 1837, apportò sostanziali trasformazioni neoclassiche all'edificio, rielaborando lo scalone monumentale, aggiungendo il cortile del Belvedere sul lato meridionale ed il giardino pensile. La mole complessiva dell’edificio aumentò considerevolmente con la realizzazione di corpi di fabbrica ai lati e alle spalle, formando un complesso architettonico abbastanza omogeneo. Dopo l'incendio, i sovrani abitarono al secondo piano, mentre il primo venne usato per le feste e per la «pompa dei baciamani». Tutti gli ambienti e le sale furono decorati dai migliori artisti dell'epoca. Gli stucchi furono eseguiti da Andrea Cariello e Cosimo De Rosa, i saloni modellati da Gennaro Aveta, i soffitti affrescati da Giuseppe Cammarano, Filippo Marsegli, Camillo Guerra e Gennaro Maldarelli, mentre gli stucchi in bianco ed oro furono eseguiti da Costantino Beccalli e Gennaro De Crescenzo. Il secondo piano fu arricchito di suppellettili e dipinti dell'800 fra i quali spiccano i paesaggi di Filippo e Nicola Palizzi e di Consalvo Carelli, e fu destinato, come si è detto, ad appartamento privato dei sovrani. Gli ultimi restauri risalgono al 1994, allorché il Palazzo ospitò i lavori del "vertice" del G7 (i Sette Paesi più industrializzati del Mondo). La facciata e l'esterno conservano la forma originaria, tranne che per i balconi che prima erano isolati e poi furono uniti in un'unica loggia. Al piano terra del Palazzo si aprono tre ingressi. Nell'atrio, presso il bellissimo scalone d'onore secentesco del Picchiatti, rielaborato dal Genovese, vi è una porta in bronzo che proviene dal Maschio Angioino. Tra gli altri ambienti interni più significativi il Salone Centrale, il Salone del Trono ed il Salone d'Erede che, assieme a numerose altre sale dell'Appartamento Reale, costituiscono il Museo dell'appartamento storico di Palazzo Reale.
Bibliografia e Sitografia
http://www.ilportaledelsud.org/palazzo_reale.htm https://storico.beniculturali.it/mibac/opencms/MiBAC/sito-MiBAC/Luogo/MibacUnif/Luoghi-della-Cultura/visualizza_asset.html?id=153871&pagename=57
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