Montemarano (castello)

CENNI STORICI

«Dal punto più alto di Montemarano il Castello ha visto avvicendarsi secoli di storie e signorie feudali e ancora oggi domina il paese con la sua imponenza, anche se la sua struttura originaria è cambiata molto nel corso dei secoli e al momento risulta inagibile. Ancora si riconosce l'impianto medioevale sotto la veste tardo-rinascimentale con cui è stato trasfigurato nelle epoche successive alla sua nascita ma nulla più rimane delle torri che un tempo circondavano il maniero e della cinta muraria, visibile solo per un breve tratto in Via Sottocastello. L'accesso principale al castello doveva essere nell'antica via Vegliante, l'attuale via Roma, per mezzo di una maestosa scala, come raccontano le fonti storiche, mentre sul lato sud del castello c'era un vasto giardino. Ancora visibili le tracce dei signori che hanno abitato il castello, come lo stemma dei Della Lagonessa (o Leonessa) impresso su uno dei portali, raffigurante il leone rampante simbolo della famiglia in questione. Come tipico di molti castelli, nel cortile interno dovevano essere allocate numerose stanze di servizio, tra cui una farmacia. La storia del castello è legata, oltre ai suoi numerosi padroni, anche alla figura di Giovan Battista Basile, che vi dimorò in qualità di governatore di Montemarano tra il 1615 ed il 1616, periodo in cui terminò la prima stesura della sua più grande e conosciuta opera, Lo Cunto de li Cunti. ... Numerosi sono i palazzi, chiara traccia di un passato importante, disseminati in tutto il comune: Palazzo Toni, Palazzo Fiorilli-Buono e molti altri» - «Quassù, intorno al 1137, il geografo arabo Al Idrisi tracciò la prima mappa del Sud, prima che il “suo re”, Ruggiero II il Normanno mettesse a ferro e a fuoco il castello per un regolamento di conti dinastici. Ricostruito, al tempo dei nuovi incastellamenti svevi, con l’avvento degli Angioni, verso la seconda metà del ‘200, divenne ambito cenacolo dell’Amor Cortese, gemmazione irpina della Scuola Poetica Siciliana per la presenza di Rinaldo D’Aquino, già valletto e falconiere alla corte di Federico nel 1240, che dedicò alla Bella di Montemarano una canzone, divenuta un prezioso saggio degli inizi della Letteratura italiana: Amorosa donna fina...».

Bibliografia e Sitografia

http://www.museodeicastelli.it/castelli/52-montemarano-castello-medievale.html#prettyPhoto - http://www.muvim.it/castello.aspx

Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XI sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Discreto

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