Montefusco (castello Longobardo, carcere Borbonico)

CENNI STORICI

«Sorto ad un'altezza di circa 700 metri, su di una collina che domina le valli del calore e del Sabato, Montefusco, sin dal nome (dal latino Mons fuscus, monte oscuro) si caratterizza per a sua particolare posizione geografica che lo rese luogo privilegiato per la costruzione di una fortezza inespugnabile. In origine, a Montefusco, i Longobardi eressero un castrum, a pianta quadrangolare. Si trattava di una struttura difensiva cinta da mura che successivamente venne ampliata e rafforzata dai Normanni, che tra il XII e il XIII secolo ne fecero, soprattutto per la sua posizione strategica, uno dei centri fortificati e amministrativi più importanti dei loro domini. Il castello fu assediato dalle truppe mercenarie saracene assolate da Manfredi di Svevia e dagli Svevi Montefusco fu donato, tra la fine del XIII secolo e la prima metà del XIV al conte di Ariano Enrico de Vaudemont, ad Amerigo de Souz e infine a Roberto de Cabano. L'imperatore Federico II fece eseguire lavori di ristrutturazione al fortilizio, che fu così elevato a castello imperiale. Con gli Angioini Montefusco fu proclamata in perpetuum terra demaniale e regia. Dopo la loro caduta, il castello passò nelle mani di alcune famiglie aragonesi e proprio in questo periodo l'originario fortilizio, vide un mutamento della sua destinazione d'uso con gli Aragonesi, che lo trasformarono in Tribunale della Regia Udienza Provinciale del Principato Ultra, di cui nel 1581 Montefusco divenne capitale. Diversi personaggi illustri soggiornarono presso il castello, tra cui si ricordano: i papi Callisto II e Onorio II (nel 1137), i re normanni Tancredi, figlio di Ruggiero I e Ruggiero II, il re Ferdinando il Cattolico, il re Ferdinando d'Aragona, nonché Ferdinando II di Borbone. Inoltre, nel castello vennero celebrate le nozze tra Ruggiero il Normanno e la Sibilla.

Un'ulteriore trasformazione avvenne sotto Ferdinando II di Borbone, che, nel 1851, adibì l'ex castello-tribunale a carcere politico per i patrioti antiborbonici. Il carcere borbonico di Montefusco, la cui parte settentrionale venne ricavata nella roccia, fu tristemente famoso per la durezza del trattamento riservato ai prigionieri, tanto da essere definito lo "Spielberg d'Irpinia". A quell'epoca si diffuse un detto: "Chi entra a Montefusco e ne esce vivo, è come fosse rinato!". Ed è facile cogliere l'ironia del detto, visto che i sopravvissuti del Carcere ne uscivano in condizioni disastrose. In tutto si trattò di circa 50 prigionieri, per lo più patrioti antiborbonici. Tra questi ricordiamo il primo prigioniero politico, un sostenitore locale della Repubblica Partenopea, Pirro Giovanni De Luca, imprigionato nel 1799, che perì di tifo il 10 gennaio 1800, a cui seguirono (2 febbraio 1852) il barone Nicola Nisco di San Giorgio la Montagna, il Duca Sigismondo Castromediano, duca di Caballino, il napoletano Carlo Poerio, già ministro di Ferdinando II e il conte Michele Pironti da Montoro, la cui famiglia comprò un'abitazione sulla piazza di Montefusco per restargli vicino. All'interno del carcere sono ancora presenti il pavimento in ciottoli, le pesanti porte e gli elementi in ferro.Varcando la soglia del carcere, si accede all'ingresso, nella zona detta "Vaglio", che era destinata a ricevere i prigionieri durante "l'ora d'aria", privilegio concesso solo a quelli che non erano stati condannati per reati gravi. A sinistra, grazie ad una scaletta in pietra squadrata si accede alla pianta superiore della struttura, verso una corsia con le celle, alcune tenuemente illuminate dalla luce solare che attraversa le inferriate, altre assai anguste e prive di luce. Tramite un'altra scaletta, si accede alla parte più remota della struttura, la corsia inferiore, che comprende una vasta sala con finestre alte dal suolo e chiuse da sbarre di ferro. Nonostante il tribunale fosse stato trasferito ad Avellino dal 1814, il carcere continuò svolgere le sue funzioni, visto che quello del nuovo capoluogo di Provincia doveva essere ancora terminato. Il carcere continuò ad essere utilizzato fino al 1877, per divenire carcere mandamentale fino al 1923. Dal 1928 il castello-carcere è monumento nazionale ed è, oggi, sede di un museo che, oltre alla sezione storica dedicata alle carceri stesse, ospita anche una sezione dedicata alla cultura, all'arte e alla tradizione enogastronomia di Montefusco».

Bibliografia e Sitografia

http://www.museodeicastelli.it/articoli/161-le-carceri-borboniche-di-montefusco.html

Articoli di approfondimento

CITTÀ

PROVINCIA

REGIONE

EPOCA

XIII sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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