Montechiarugolo (castello)

CENNI STORICI

Il castello di Montechiarugolo fu edificato nell'arco dei secoli, più volte distrutto, più dal tempo che non dalle guerre, e più volte ricostruito. La forma attuale gli è stata data dal conte Guido Torelli (investito della carica nel 1406), e probabilmente fu ripresa e ampliata una vecchia costruzione di diversi secoli prima. Il Catello restò di proprietà dei Torelli fino alla morte del pronipote di Guido, Pio (1612); successivamente fu affidato allo Stato e usato come magazzino alimentare, divenne poi proprietà dell'Imperatrice Maria Luigia d'Austria (moglie di Napoleone) che lo trasformò in magazzino di materiali bellici e così restò anche nel corso delle guerre mondiali pur appartenendo alla famiglia Marchi dal 1870. Oggi il castello è proprietà privata della stessa famiglia marchi, e solo una parte è aperta al pubblico (cinque stanze, il giardino e il loggiato). Il castello sorge in una posizione strategica, infatti domina la valle dell' Enza che in passato, come oggi, segna il confine della provincia di Parma (un tempo Ducato). Era una fortezza praticamente inespugnabile per le armi del tempo, essendo dotato di un ampio fossato profondo una trentina di metri e largo altrettanto; il compito del fossato era di difendere il castello sui lati sud e ovest, essendo la fortezza già difesa sugli altri lati dal fiume Enza. Il fossato non ha mai contenuto acqua e la sua forza era data dalla profondità e dalla larghezza. Le mura sono coronate di merlature, caditoie e arcierie, e l'accesso era consentito da due ponti levatoi. Oggi i merli sono ancora visibili, ma sono ricoperti dal tetto che in origine non c'era e che è stato costruito nel tentativo di difendere il castello dagli agenti atmosferici. Inoltre le pareti della fortezza sono state studiate in modo da "resistere" alle nuove armi del periodo: i cannoni. Esse infatti in alcuni punti raggiungono spessori di 2.5 metri. Il mastio sovrasta il piccolo borgo, e proprio sul mastio sono visibili i segni delle varie ricostruzioni sia per la tecnica che per i diversi materiali usati. La visita inizia del cortile interno del castello, oggi arredato di aiuole e palle di cannone, ma che in tempi passati era abbellito con statue di autori parmigiani. Dal cortile è visibile anche la vecchia biblioteca del conte Pomponio, che andò bruciata in un incendio poco dopo la morte del conte. La prima sala visitabile, l'ingresso, è una rassegna di tutti i più illustri membri della famiglia Torelli. Alle pareti infatti sono appesi i ritratti di duchi, conti, e persino papi imparentati con la famiglia, mentre sul soffitto, in buona parte danneggiati dagli anni passati come magazzino, sono presenti gli affreschi degli stemmi delle casate amiche e sul soffitto s'intravedono quelli dei Torelli e dei Visconti (il leone con la fiamma in petto e il biscione) ai quali era dovuta l'investitura di Guido. La seconda stanza Presenta un soffitto riccamente affrescato e un mobilio settecentesco. La terza stanza è ricca di significati simbolici: Il soffitto era affrescato, ma col il passare del tempo e soprattutto della polvere da sparo, si è andato perdendo l'antico disegno e oggi si può ammirare solo una copia dell'originale. Alle pareti sono presenti le raffigurazioni originali dei quattro elementi che riportano alla passione segreta del conte Pomponio per l'alchimia e l'esoterismo. Sul lato est della sala (quello rivolto verso il fiume), nello strombo della finestra si può ammirare una splendida Annunciazione, che alle prime luci del giorno veniva avvolta dalla luce del sole che le conferiva un'aria magica. Anche in questa stanza, come in tutte le altre, il soffitto presenta una volta a crociera. Successivamente si passa al loggiato esterno, che percorre tutto il lato est del palazzo e che si affaccia sul letto del fiume. Da questo punto era inoltre ben visibile il castello di Montecchio e le luci dei castelli matildici di Quattrocastella nella provincia reggiana. Il pavimento è originale e in cotto. Da qui si passa alla stanza da letto, che probabilmente in passato era lo studio di Pomponio. Il soffitto a crociera mostra negli spicchio le quattro attività dell'uomo ovvero la pesca (a est), la guerra (a sud), la pastorizia (a ovest) e la coltura (a nord). Sulle pareti, invece sono riportate le quattro ore del giorno: a est l'alba con un fanciullo con uno specchio che riflette il sole e un gallo che canta, a sud il giorno con un uomo che miete il raccolto, a ovest il tramonto con un vecchio che tiene in mano una clessidra nel quale è quasi scesa tutta la sabbia, infine, a nord, la sera rappresentata con una donna che dorme accerchiata da una cicogna, da un piccolo putto con un seteccio dal quale scende oro, e una civetta. Gli autori di tutti gli affreschi nelle sale del palazzo non sono ancora conosciuti con certezza, ma si ritiene che siano artisti parmigiani ispirati dalla scuola del Correggio, del Romano e del Paganino. Il mobilio nella stanza presenta un piccolo letto, una culla, e un ricco armadio settecentesco in stile barocco. Lungo le pareti, prima dell'inizio degli affreschi, si trova una copertura in legno proveniente, probabilmente, dalla sagrestia della vecchia chiesa del paese. L'ultima stanza è quella più legata alle leggende del paese, infatti è piccola e buia, e ha annesso una minuscola stanzetta, protetta da una porta di vetro, dietro la quale riposa una mummia trovata nel '700 all'interno del castello.

Bibliografia e Sitografia

https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=castello-di-montechiarugolo-regno-fata-bema

https://www.castellodimontechiarugolo.it/

Articoli di approfondimento

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XIV sec.

STATO DI CONSERVAZIONE

Buono

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