Monselice (castello Cini)

CENNI STORICI

Riparato dal Colle della Rocca, alto su torri e resti di fortificazioni, il castello Cini di Monselice sorveglia la landa e le alture euganee. Fortezza difensiva sotto i da Carrara, fu trasformato in luogo di villeggiatura per patrizi veneziani quando la Serenissima fece sua la rocca. Ma l’origine del castello affonda più lontano: fu il tiranno Ezzelino III da Romano a erigere la costruzione squadrata, merlata nei canti, su resti longobardi alla metà del XIII secolo. Intorno al 1350 è unita ad un’altra fortezza voluta dai Carraresi e nel 1405, con il passaggio alla Repubblica di Venezia, diviene residenza dei nobili Marcello. A loro si deve l’ampliamento, con il Palazzetto che collega il Castelletto e la Casa Romanica (secoli XI-XII) alla massiccia torre ezzeliniana (XIII secolo), e la trasformazione in residenza aperta dal loggiato sulla corte grande.

Completano la configurazione attuale la Biblioteca del tardo ‘500, con splendido soffitto a cassettoni in legno dipinto, il cortile interno e la cappella privata edificata nel ‘700.

Dopo il degrado e lo spoglio degli arredi interni nel secolo scorso e gli effetti devastanti dell’uso militare del castello durante la Grande Guerra, nel 1935 il conte Vittorio Cini (divenuto nel frattempo proprietario) ne avvia il restauro ed il meticoloso arredo delle sale interne con mobili, oggetti, soffitti, affreschi rigorosamente autentici, terminando il gigantesco lavoro nel 1942. Il risultato è sorprendente.

Più che un museo storico, il Castello offre al visitatore la suggestione di un viaggio a ritroso nel tempo. Come se le stanze dove tutto è al suo posto - tavoli, sedie, quadri, letti, soprammobili, attrezzi da cucina - potessero per incanto rianimarsi dei loro antichi abitatori, dal Medioevo al Rinascimento. Dalla penombra dell’armeria e dalla sala del camino affrescata a scacchi bianchi e rossi, si sale all’appartamento del Marcello al piano nobile; si esce nel luminoso cortile, chiuso tra la loggia, la chiesetta di S. Lucia e la cappella gentilizia dell’architetto Andrea Tirali. Si prosegue al secondo piano con il salone d’onore e le due sale attigue (in una l’imponente camino trecentesco dei Carraresi). Dal cortile si accede al Castelletto; si prosegue per la cucina medievale al piano inferiore e per la Sala del Consiglio a quello superiore della Casa Romanica.

Bibliografia e Sitografia

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