CENNI STORICI
Itinerario:Percorrendo l'itinerario di Chiusa della torre si prosegue fino ad una edicola votiva. Qui da un vialetto si raggiunge un'altura su cui è ubicata la masseria.
Descrizione:Sul lato di ingresso il complesso è chiuso da un giardino murato, e all'interno del giardino vi è un pronao con 5 archi in stile neoclassico. La porta interna al giardino reca la data del 1719 verso nord ci sono due antichissimi abbeveratoi in pietra, uno rettangolare, l'altro circolare. Il fabbricato ha pianta rettangolare ed è sviluppato su due piani per un'altezza di 8 m. Al pianerottolo vi sono 5 stanze ben illuminate e, nel vano centrale vi è il camino e il pozzo dell'acqua piovana. In questa stanza una scala conduce al piano superiore, pericolante e con diversi affacci esterni chiusi. Il sentiero che introduce al casale è caratterizzato dalla presenza di un'edicola sacra della stessa epoca.
Notizie storiche: La costruzione viene chiamata "Villa Pansini" o "Casale Descigghie" (soprannome dei Pansini) o semplicemente "Il Casale". Il complesso, sorge su un luogo dove anticamente il casale di San Primo; di quest ultimo sono rimaste le fondamenta sulle sue rovine fu fabbricato l'attuale complesso verso la fine del 600. Tutto intorno al Casale infatti vi sono grandi " specchie" circolari elevate per liberare il terreno dalle macerie.
lcuni storici affermano che il nome del casale deriva da “Casale de Scigghie”. Studi recenti hanno indicato come il termine Casale lo si ritrova citato già a partire dal 1175. Il rudere che vediamo oggi, però, sorge sul luogo dove anticamente si ergeva il casale di S. Primo, in contrada Salmo, verso Bisceglie. Dell’antico casale di San Primo non sono rimaste che le pietre delle fondamenta via via rimosse dall’aratro e ancora sparse per un vasto raggio, relitti di una distruzione pianificata, eseguita verosimilmente verso la fine del Seicento e l’inizio del Settecento, quando con i materiali delle rovine del vecchio S. Primo fu edificata Villa Pansini.
La costruzione che vediamo oggi si presenta come un grande corpo di fabbrica a pianta rettangolare con piano superiore, chiusa sui tre lati da un giardino murato, con portale e tre mensole aggettanti sul vertice del muro di nord-est, che sostenevano una torretta o garitta di osservazione e difesa. La porta interna al giardino reca la data 1719. Nel giardino si può scorgere con qualche stupore ciò che resta di un’arcata-belvedere di stile neoclassico con sedili della stessa epoca. Dunque una villa settecentesca fatta sorgere sulle rovine di San Primo. Di quest’ultimo, quindi, non sopravvive che il nome casale e il sito: una collinetta ancora circondata da una parete-muro, che gira tutt’intorno per due terzi del perimetro con un dislivello di due o tre metri di altezza sui fondi circostanti.
an Primo non è solo il più antico dei nostri casali, ma fu probabilmente anche uno dei più grandi. Infatti è detto nei documenti castellum, ed inoltre da alcune fonti si ricava che ebbe un hospitale, una chiesa. Lo storico molfettese Francesco Samarelli, nel suo lavoro “Chiese e cappelle di Molfetta ora scomparse”, ricorda la chiesa di San Primo e il casale omonimo con vari riferimenti storici, indicandone l’ubicazione presso Turris Furcata (o Chiusa della Torre) in base ad un documento del 1083 del VII volume del Codice Diplomatico Barese. Samarelli sosteneva che il Casale di San Primo subì la stessa sorte degli altri esistenti nell’agro molfettese (infatti di innumerevoli casali citati nelle mappe medievali di Molfetta e negli archivi storici non v’è rimasta traccia perché sono andati via via scomparendo) ma fu l’ultimo ad “estinguersi”.
La collina ha un grande valore storico. Nelle vicinanze del rudere, verso nord sono infatti ancora presenti due abbeveratoi in pietra, uno piccolo e uno più grande, circolare, dalla geometria quasi perfetta. Resti antichissimi precedono anche la costruzione dell’originario casale; resti che qualcuno fa risalire all’epoca della colonizzazione greca delle nostre terre. Non possiamo confermare che nell’area circostante il Casale San Primo i resti di cui si parla siano riferibili a quell’epoca. Potrebbero riferirsi anche ad epoche successive (tardo romana o medievale). Non lo sappiamo e non possiamo oggi offrire alcuna conferma in tal senso, ma neppure possiamo escluderlo. Sicuramente quello è un luogo dove la storia ha camminato per parecchi secoli. Qualcuno sostiene che già prima del X secolo vi fosse un insediamento bizantino fortificato, dotato di torri di vedetta, attaccato in diverse fasi da longobardi, saraceni e normanni. Tanti quindi sono quanto meno gli indizi che dovrebbero perlomeno convincere a liberare dalla vegetazione spontanea tutta quella collina per poi poter fare delle verifiche preliminari. Su quella collina le tracce di antichissimi insediamenti umani sono confermate. Quei terreni, forse, nascondo ancora ulteriori resti della nostra storia antica.
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
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