CENNI STORICI
«Il castello di Mercato San Severino (SA), sorge sulla collina denominata il Parco ed è a guardia di un territorio che in epoca romana era sede di una stazione di pedaggio terrestre, il rotaticum, da cui il nome del villaggio Rota. Fino alla prima metà del VII secolo Rota fa parte dei territori sottomessi dai Bizantini di Napoli, per poi diventare durante la dominazione longobarda sede di un gastaldato documentato fin dal 798. Le più antiche evidenze archeologiche del castello di Mercato S. Severino rimandano all'occupazione normanna, anche se non è esclusa l'ipotesi di un origine longobarda della fortificazione. Il castello era strategicamente importante, poiché controllava sia la consolare Annia-Popilia sia l'arteria romana Benevento-Avellino-Salerno. Con l'arrivo dei Normanni si ha il definitivo declino di Rota ed il centro giuridico amministrativo si trasferisce definitivamente sul castello, mentre la località cambia nome da Rota in S. Severino, per la presenza di alcune reliquie del Santo in una cappella del castello. Le strutture del castello sono ancora oggi pressappoco quelle originarie, con alcune modifiche solamente in età sveva-angioina-aragonese. Il Castrum fu sede di una delle più importanti famiglie del regno, i Sanseverino. Fino al XV secolo nel castello si sviluppo l'organizzazione economica, militare e civile attuata dai vari signori che l'hanno posseduto, normanni, angioini, aragonesi, anche se sembra che a partire dalla prima metà del XVI sec. alcune strutture del castello incominciarono ad essere abbandonate, poiché nella visita pastorale del 1564 una delle tre chiese che sorgevano al suo interno risultano essere allo stato di rudere.
L'architettura. Il castello è chiuso da tre cinte murarie che si sviluppano concentricamente dal palatium fino alla parte bassa della collina. La prima cinta racchiude il palazzo con la chiesa palatina, la piazza d'armi, un settore artigiano ed una cisterna. L'accesso avveniva tramite una piccola porta che veniva attraversata dopo aver percorso uno stretto corridoio protetto da un altro muro provvisto di arciere. All'interno è ancora visibile l'alloggiamento per la saracinesca. All'estremo nord è ancora presente una alta torre di guardia mentre alle spalle del muro sono presenti tre strutture murarie dove venivano alloggiati i trabucchi. Queste sono rivolte verso nord dove la vicina collina di S. Croce, più alta, imponeva una maggiore attenzione alla difesa di quel punto. All'interno della cortina vi era un quartiere artigiano, direttamente collegato alla vicina cisterna. L'area palatina era invece divisa dal settore artigiano-militare da un alto muro munito di caditoie. La parete sul lato Sud del palazzo è quella meglio conservata e presenta fasi costruttive successive: una fase iniziale è rappresentata da un muro a scarpa con merlatura e feritoie; questa struttura viene poi seguita in una seconda fase da un nuovo muro merlato con feritoie per poi essere anch'esso inglobato in un'altra parete ancora più alta. L'accesso avveniva tramite un ponte levatoio che consentiva di superare il fossato presente lungo la base delle mura. Risultano ancora evidenti alcuni elementi non privi di interesse come una cannoniera in pietra e una pensilina di tegulae e imbrices. Nei pressi del palatium ancora oggi esistono i resti della cappella palatina, forse intitolata S. Maria di Castello. L'aula di culto è costituita da un ambiente mononave con abside semicircolare ad orientamento est-ovest munita anche di una cripta, con le caratteristiche architettoniche tipiche degli edifici di XII-XIII secolo. Al suo interno sono ancora conservate tracce di affreschi.
La seconda cinta comprendeva il nucleo abitato a difesa del quale lungo il perimetro difensivo si aprono delle semitorri munite di cisterne e collegate da un muro apparentemente contiguo, ma in realtà sfasato nella parte centrale per fungere da passaggio. Molto ben conservato è il lato ovest dove sono ancora conservati i camminamenti e la merlatura superiore. Una terza cinta difensiva, attribuita al periodo angioino, si snodava lungo la parte più bassa della collina, caratterizzata da un impianto a sperone con torre a rondella al vertice. Il lato sud è difeso da sette torrette quadrate con basi leggermente scarpate, munite di una cisterna e al piano superiore di vani strombati per l'alloggiamento dei pezzi di artiglieria, mentre un terzo piano con solaio in legno e protetto da merlature è quasi del tutto scomparso. Tra due torri di questo tipo era l'accesso principale al castello, poi murato in seguito ad un nuovo assetto della città. Al vertice dello sperone è posizionata la grande torre a rondella, di forma tronco piramidale sormontata da beccatelli in tufo grigio. Al suo interno la torre è divisa in tre livelli: una cisterna al piano inferiore, un secondo piano posto a livello con il piano di campagna munito di aperture strombate per la difesa radente e un terzo piano ammezzato, situato al di sopra della porta di accesso».
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XVI sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Rudere
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