Manfredonia (cinta muraria, torri, porte)

CENNI STORICI

Prime tracce certe della fortificazione della cittadina risalgono al novembre del 1277, anno della convenzione stipulata dalla Regia Curia angioina con mastro Giordano di Monte Sant'Angelo al fine di avviare la costruzione delle mura di cinta della città.

Tale atto è molto importante poiché attesta la presenza di un preesistente tratto di mura («qui fuit inceptus»), che secondo i desideri di Carlo I doveva essere demolito per consentire il recupero delle pietre per la nuova murazione. L'esistenza di questo tratto di mura induce a convenire con vari studiosi che ritengono che lo stesso Manfredi avesse iniziato (se non progettato) i lavori per dare una fortificazione alla città e che, più tardi, Carlo I si fosse deciso ad un completo cambiamento del piano, abbattendo ciò che dallo Svevo era stato ordinato.

Nell'atto del 1277 era previsto un muro dello spessore di 5 palmi (m. 1,31) e dell'altezza di 4 canne (m. 8,43). Nelle mura dovevano aprirsi quattro porte di larghezza di 12 palmi (m. 3,16) ed altezza di 16 palmi (m. 4,21), una per ciascun lato: verso Foggia (in direzione dell'attuale Corso Manfredi), detta dello «Spontone»; verso Monte S. Angelo (in direzione dell'attuale Corso Roma), detta «Montanara»; verso la montagna (fiancheggiata dall'attuale via delle Antiche mura), detta «Porta nuova»; e verso il mare, detta «Porta del boccolicchio». Inoltre erano citate altre due porte, più piccole, di larghezza di 6 palmi (m. 1,58) e d'altezza di 8 palmi (m. 2,10), l'una in corrispondenza del macello, che era entro le mura, l'altra che dava direttamente al porto.

Mancano ulteriori documenti attestanti la fine dei lavori e l'inaugurazione dell'opera. Certo è che nei primi anni del 1280 Manfredonia può già dirsi una città murata.

La cinta della piazza, di conformazione pressoché rettangolare, ha i tre lati verso terra rettilinei ed il solo lato verso il mare è a linea spezzata, per seguire l'andamento della costa. Nei documenti ufficiali non si fa menzione di torri sporgenti dalle mura o dagli spigoli. L'elemento che caratterizzava il circuito era il lieve andamento a scarpa della cortina esterna, che in alcuni tratti si risolveva ad andamento verticale tale da formare dei palchetti, dando l'impressione di torri rettangolari appena sporgenti dalle mura.

Il XV secolo segna sostanziali innovazioni per il sistema difensivo della città. La paura delle invasioni, delle scorrerie dei Turchi, e la progredita evoluzione della artiglieria a fuoco, inducono la dinastia aragonese a rifortificare le mura. Purtroppo non ci sono pervenute fonti documentarie relative all'inizio e alle varie fasi di tali interventi. Gli unici elementi attestanti l'epoca della realizzazione sono due lapidi murate all'esterno della torre del Fico e dello Spuntone.

L'intervento aragonese fu sostanzialmente rispettoso della originaria delimitazione dell'impianto angioino. I lavori di rifortificazione consistettero nella realizzazione di una nuova cinta muraria interna, parallela alla prima. La cinta angioina, inoltre, non garantendo stabilità alle spinte orizzontali del terrapieno, venne preventivamente irrobustita, all'interno, con un contromuro. Agli spigoli e lungo il perimetro della cinta furono, poi, realizzati una serie di torri circolari casamattate ed un ampio fossato. Le torri, oltre al compito dell'offesa, avevano l'incarico della difesa radente dei tratti di mura e delle relative porte della città; mentre il fossato, concepito come opera di fortificazione, fungeva anche da canale collettore e da scarico a mare delle acque alluvionali.

Partendo dal castello e procedendo in senso antiorario, la cinta muraria presentava le seguenti torri: torrione delle Capre, denominato poi dell'Astrologo, torrione di S. Maria, torrione di Gasparre, torrione di S. Benedetto, torrione de Angelis, torrione S. Francesco, torrione del Fico. Purtroppo le torri Gasparre e S. Benedetto sono state demolite nei primi decenni del Novecento.

Lungo la cinta verso est, non vi sono tratti di mura superstiti perché abbattuti nell'ultimo secolo, a seguito dell'espansione dell'abitato per dar posto a costruzioni che si sono avvalse delle fondazioni delle antiche mura. Lungo la cinta verso nord, fiancheggiata dalla via denominata di recente delle Antiche mura, e lungo quella verso ovest, fiancheggiata dalla via Gaetano Palatella, alcuni tratti delle mura superstiti sono ancora visibili. Nella parte verso il mare, la cinta si confonde con le costruzioni eseguite più tardi.

Purtroppo lo stato in cui versa oggi questo patrimonio storico-culturale non è dei migliori a causa della scarsa cura, della poca valorizzazione e della inadeguata coscienza cittadina che porterà inevitabilmente, tra un po' di tempo, alla scomparsa di tanta parte della storia di Manfredonia.

 

Bibliografia e Sitografia

https://www.manfredonianews.it/2023/09/30/manfredonia-citta-murata-senza-mura/

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