CENNI STORICI
«Il Castello di Maiori sorge sulla sommità del colle che domina le contrade Accola e Carpineto. In realtà, l'antico manufatto non può essere considerato un castello nel senso letterale del termine, vale a dire come dimora protetta e trincerata, oltreché centro giurisdizionale, di un signore feudale. Costituiva, piuttosto, una rocca, una fortezza eretta come baluardo e rifugio della popolazione contro le frequenti scorrerie dei predoni longobardi e, in seguito, dei pirati barbareschi. Secondo il Cerasuoli, l'opera fu iniziata pochi anni dopo la morte di Sicardo, duca longobardo di Benevento, avvenuta nell'anno 840. Il predetto Sicardo aveva, nell'anno precedente (839), devastato e saccheggiato le contrade della Costiera d'Amalfi. La costruzione della rocca si era sviluppata attorno ad un'antica chiesa dedicata a S. Nicola de Thoro-Plano. Tuttavia l'edificio, nella forma che presenta attualmente, fu fatto erigere, o fu restaurato ed ampliato, dai duchi Piccolomini (di famiglia Senese), i quali, nel 1461, erano stati nominati da Ferdinando I d'Aragona feudatari del Ducato di Amalfi. La costruzione definitiva fu iniziata nel 1465 ed ultimata nel 1468: costò alla città seimila ducati. Leggiamo come veniva descritto il castello, verso la fine del XV secolo, dallo storico Michelangelo Gizzio di Ravello, autore del saggio De tuitione Regii Demanii status Amalphiae (La difesa del Regio Demanio dello Stato di Amalfi): "...et in nobili et fortissima Terra Majoris, quae propter turres in maritimis constructas, ceneis tormentis munitas, et fortissimo castro in eminenti ori parte ipsius Terrae, quod Sancti Nicolai dicitur quasi inexpugnabilis redditur" ("...e nella nobile e fortissima Terra di Maiori, la quale grazie alle torri costruite sul mare, munite di cannoni, e grazie ad un unitissimo castello, che si trova nella parte più alta della medesima Terra, che si chiama di San Nicola, è resa quasi inespugnabile").
La fortificazione, come si è detto, racchiudeva all'interno un'antica chiesa trinavata con annesso campanile, dedicata a San Nicola de Thoro-Plano. Vale la pena di menzionare che Thoro plano sta ad indicare un poggio, un'altura dal rilievo dolce, in contrapposizione al fronteggiante Thorus clivus, colle ripido, che oggi viene comunemente chiamato Torina o Tuoro, e corrisponde alla zona posta a monte delle contrade "Campo" e "Paie". Conviene ricordare che anche alle pendici del Torina (Thorus clivus) era stata costruita nel IX secolo una imponente rocca, protetta da un torrione e da un campo trincerato, dedicata a San Michele Arcangelo; la posizione di questa rocca permetteva l'esercizio di uh sistema di segnalazioni con il Castello de Thoro-Plano, in caso di emergenza. Tornando a quest'ultimo è opportuno aggiungere che all'interno del perimetro fortificato si trovavano caserme e ricoveri, capaci di ospitare una folta guarnigione, nonché centinaia di cittadini rifugiati; vi erano, inoltre, magazzini e cisterne; né mancava una sorgente che sgorgava dal lato di ponente, dirimpetto a fossa Lupara (Santa Caterina), che assicurava l'approvvigionamento di acqua in caso di assedio prolungato. L'edificio, come si presenta attualmente, conserva ancora la forma originaria, con un perimetro poligonale rettangolo che si sviluppa per circa 550 metri. Le cortine menate, munite di feritoie e contrafforti, sono intervallate da nove torri celle cilindriche alte circa otto metri, con un diametro di cinque metri».
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Buono
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