Licignano (fraz. di Casalnuovo di Napoli, palazzo Salerno-Lancelotti di Durazzo)

CENNI STORICI
Il palazzo, nonostante le manomissioni e le condizioni di degrado, caratterizza fortemente la zona ergendosi come sfondo alla strada XXV luglio. Il palazzo fu residenza dei Baroni dell’antico casale di Licignano, feudo che nei primi anni del cinquecento era pertinenza della città di Acerra, e nel 1534 fu venduto da Ferdinando de Cardenas, conte di Acerra, a Bartolomeo Rendena. L’atto notarile del 1637, rileva l’esistenza di un “castrum o fortellittio”, “una grande casa con giardino” eretta sotto la signoria di Giovanni Battista Rendena che si articolava intorno ad una corte murata. L’edificio fondeva le funzioni di azienda agricola e residenza nobiliare con giardino. La decadenza della baronia dei Rendena alla fine del seicento comportò il graduale decadimento della “grande casa”. Nella seconda metà del secolo successivo il feudo fu rilevato dai Salerno e, ad opera di Gennaro Maria, si conferì nuovo splendore al complesso edilizio, con un radicale intervento di riedificazione che vide anche la riqualificazione e valorizzazione dei suoi possedimenti in questo luogo. Il progetto, iniziato nel 1774 dall’ingegnere Salvatore Lanzetta, pur mantenendo l’impianto planimetrico originario, trasformò la seicentesca masseria in un elegante palazzo. La baronia passò agli Anfora e il 17 aprile 1920 il palazzo baronale fu acquistato da Carmine Lancellotti. Nel giardino retrostante si edificò, una piccola dependance, testimone degli ultimi periodi di splendore del palazzo che nel novecento subì lo scempio di numerose manomissioni che ne hanno in parte snaturato il prospetto principale. Descrizione Il palazzo dei Baroni di Licignano conserva l’impianto originario a corte aperta, delineandosi su tre lati, intorno ad un cortile murato che si apre su un ampio giardino retrostante ove è collocata la dependance. La rigidità dell’impianto è ingentilita da elementi architettonici barocchi quali la scala, i fregi delle bucature di facciata marcati da timpani triangolari e l’elegante portale di piperno bugnato. Un alto androne immette nel cortile anticipato da un vestibolo voltato a vela da cui si accede alla scala. Il fronte principale, in parte manomesso nei secoli, è caratterizzato dall’artistico portale in piperno, che non rispetta l’asse di simmetria. Presenta un alto piano terra, composto da un terraneo ed un ammezzato, il piano nobile, che alterna balconi e finestre decorate con stucchi, e il sottotetto che in parte conserva le antiche bucature ovali. La facciata interna mantiene l’originario aspetto formale, molto sobria si alleggerisce al piano terra, svuotandosi con le tre ampie fornici del vestibolo.
Bibliografia e Sitografia
https://m.facebook.com/media/set/?set=a.668002349924158.1073741905.509846225739772&type=3 R. GIGLIO - E. STIZZO, Il Palazzo del Principe. Dai Salerno ai Lancellotti, Phoebus, 2003.
Articoli di approfondimento

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XVI sec.

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