Isola Comacina (territ. di Ossuccio, resti di fortificazioni)

CENNI STORICI
L'isola Comacina costituisce un caso sui generis dal momento che è l'unica isola del Lario e, in secondo luogo, la sua storia è stata relativamente breve, dal momento che termina con la sua espugnazione, ad opera dei comaschi, nel 1169, all'epoca della discesa del Barbarossa, con il conseguente abbandono dell'isola, completamente distrutta dall'assedio ed il popolamento, dei fuggiaschi, di aree circostanti, come Varenna, l'antica Insula Nova. Esistono resti archeologici, molti dei quali rinvenuti con l'intensificazione degli scavi del 1914, ampiamente descritti negli studi, in tempi differenti, di M. Belloni e di G.P. Brogiolo, che attestano la sua importanza nell'antichità: la barocca chiesa di San Giovanni copre, all'incirca, l'area di una costruzione da identificarsi, verosimilmente, con un tempio o con una villa romana. Nel V secolo la diffusione del cristianesimo modificò radicalmente la struttura degli insediamenti tardo antichi; il vescovo di Como, Abbondio, fondò l'oratorio di Santa Eufemia, con ogni probabilità, basilica paleocristiana, strutturata in tre navate e terminante in tre absidi; sono visibili quel che rimane dell'impianto e dell'originaria struttura della chiesa e la torre campanaria, posta a fianco della facciata. Le strutture difensive dell'isola permisero la resistenza del Magister militum bizantino Francione di fronte all'avanzata dell'invasione dei Longobardi di Autari, sortita nella capitolazione dell'isola, già annoverata da Giorgio Cipro tra i distretti fortificati dipendenti da Bisanzio, dopo lunghi periodi di difesa; dal 589 d.C. il lago di Como subì la dominazione dei Longobardi. Paolo Diacono, autore della Storia dei Longobardi, chiama in causa l'Isola Comacina nell'esordio del quarto libro (citazione dal testo dell'edizione critica riportato nella nota bibliografica): «Agilulf vero rex in eandem Comacinam insulam ingressus, homines expulit et thesaurum, quem ibidem a Romanis positum invenerat, Ticinum transtulit...» (trad.: il re Agilulfo sbarcò sull'isola, cacciò gli uomini di Gaidulfo e trasportò a Pavia il tesoro, lì raccolto dai Romani, che vi aveva rinvenuto): l'opera storica di Paolo Diacono costituisce una delle fonti edite maggiormente degne di attenzione che attestano la vocazione dell'isola ai continui mutamenti di scenarii e alla resistenza agli assedi: rappresentò, essendo ritenuto un luogo sicuro, il rifugio di ribelli e di capi militari in fuga nel lungo periodo della crisi degli ordinamenti pubblici. Nel VII secolo, con Agrippino, vescovo di Como, divenne sede episcopale e crebbe l'egemonia economica in virtù della funzione non semplicemente difensiva dell'impianto di fortificazioni; sono stati più volte rilevati i fattori che presiedono al sorgere di castra e di castella (come sono denominati nelle fonti), e di strutture fortificate in genere (talvolta originati da insediamenti preesistenti o per volontà del potere pubblico) non necessariamente una risposta al sentimento di timore della popolazione nei confronti delle incursioni e degli attacchi dei nemici vicini: gli studi di Aldo A. Settia hanno proposto linee di interpretazione e formulato ipotesi che inducono a considerare anche fattori ascrivibili alla volontà di espansione commerciale o, tout court, delle aspirazioni egemoniche da parte delle strutture del potere, spesso esercitato dal ceto ecclesiastico, considerato l'alto numero di oratori presente sul piccolo territorio di un'isola densamente abitata: dal termine del X secolo, dall'episcopato del vescovo di Como Gualdo a quello del successore Litigerio (che istituì la collegiata di Santa Eufemia) si consolidò la sperimentazione ecclesiale del potere, avendo assunto l'ordinamento pubblico, dopo la disgregazione degli apparati statali carolingi, l'aspetto e la strutturazione di una trama di dominazioni territoriali collegate in ragione del diffondersi dei vincoli vassallatici. Non va, infatti, trascurata l'inevitabile relazione tra la posizione geografica dell'isola e la più nota via di comunicazione adiacente al lago: la via Regina (il nome proviene, secondo una tradizione diffusa, dalla regina Teodolinda, moglie di Autari, che ne accrebbe l'importanza, ma l'etimologia potrebbe anche rimandare all'attributo "regia" con cui erano designate, in epoca romana, le strade dell'impero), consentì il transito tra la pianura padana e l'Oltralpe, fino a quando l'asse non si sposterà, parzialmente, sull'Adda, nell'età della crisi degli ordinamenti comunali e l'instaurazione degli stati signorili: la funzione difensiva e militare dell'isola, reputata luogo essenzialmente strategico, è da intendere in stretta corrispondenza con la vocazione commerciale. L'iter evolutivo, indicato da Settia, dai castra alle civitates - processo formativo ancora indagato e dalle dinamiche spesso ambigue - vale a dire dalle fortificazioni tardo-antiche ai nuovi assetti istituzionali e politici, non avrà uno sviluppo nell'Isola, che, schieratasi con Milano ai tempi della decennale guerra tra Como e la pars adversa all'imperatore, capitolò in seguito alla cruenza degli assedi dei comaschi nel 1169.
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento

CITTÀ

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XII sec.

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