CENNI STORICI
I palazzi gentilizi più imponenti, palazzo D'Amato Cantorio e palazzo Janora, sorsero su via Roma, la via che collegava le piazze più significative del borgo, piazza San Francesco e piazza Castello. Su via Sant'Angelo è situato il palazzo Arsia. Da ricordare, sicuramente, il palazzo vescovile e il palazzo Rizzi. ... Palazzo Nugent. Il palazzo Nugent è stato edificato sul precedente castello medioevale risalente al XIV-XV sec. ed ingloba la porta Maggiore, o di Sant'Eufemia, principale punto di accesso alla città. Nel XVIII sec. i feudatari di Montepeloso, i Riario Sforza, trasformarono la fortezza in residenza della famiglia. La struttura, difesa all'esterno da un'alta cortina muraria, si sviluppa intorno ad una corte quadrangolare alla quale si accede dal portale finemente lavorato. Il pozzo è decentrato rispetto alla sua posizione usuale al centro del cortile. Sulla corte si affacciano le tre ali del palazzo che si sviluppa su due livelli: al primo ci sono locali con volte a botte destinati a magazzini, al secondo gli appartamenti del feudatario. Palazzo D'Amato Cantorio. L'epoca di costruzione del palazzo D'Amato Cantorio è riferita al XV sec. Il prospetto architettonico è arricchito da un paramento in bugnato. Sul portale di accesso in pietra modanata è presente lo stemma della famiglia D'amato, originaria di Amantea, che riporta nella parte superiore tre stelle, in quella centrale una fascia e nella parte sottostante un cuore. Nel vestibolo d'ingresso, su cui si affacciano locali adibiti in passato a stalle e cantine, si trova una cisterna e una scala esterna in pietra decorata, posta sulla destra dell'atrio che conduce al piano superiore, dove si dipanano diversi ambienti con elementi d'arredo d'epoca in discreto stato di conservazione. Palazzo Arsia. In via Sant'Angelo, una strada parallela a via Roma e tuttora processionale si trova il cinquecentesco palazzo appartenuto alla famiglia Arsia proveniente da Lucera, nel foggiano. Sull'architrave all'ingresso reca un motto araldico "IN CERERIS STUDIO ARSIA NOS PROLES", cioè: "nell'amore e nell'agricoltura è fondata la nostra famiglia degli Arsia". Un accesso a destra nell'androne porta ai locali adibiti a stalla e cantine nelle quali sono conservate botti di rovere che venivano assemblate al suo interno. Salendo la prima rampa su un portale a sinistra c'è un'altra iscrizione recante lo stemma vescovile e la dicitura "NOS ALMAE CETERIS PREDO; MEMOR IPSA LABORUM; HAEC TRIBUTI DIVITIS GERMINA BLANDA MEIS", tradotta: "non da approvazioni, ma dalla nostra fatica questi chicchi che la divina Cerere ci ha donati, gradevoli al contatto delle nostre mani". L'ultima iscrizione posta sull'architrave del portone centrale recita così "HINC DISCE VIATOR; EST QUOD DO CERTUM; QUOD TENEO AMBIGUUM", "Impara, o visitatore, che quello che diamo agli altri è ben usato, mentre ciò che conserviamo per noi è meno sicuro". Palazzo Janora. Il palazzo fu la residenza dello storico irsinese Michele Janora, l'autore di Memorie storiche, critiche e diplomatiche della città di Montepeloso, in cui analizzò la storia montepelosina dalla sua nascita al cambio di toponimo da Montepeloso ad Irsina del 1895. Anche il palazzo Janora, come il palazzo Cantorio, si affaccia su via Roma e, come il primo, ha un prospetto in bugnato. Palazzo Rizzi. Passeggiando per le vie del centro storico, si possono ammirare altre costruzioni come palazzo Rizzi, anch'esso rivestito a bugnato, in via Antica Tribuna che attestano la ricchezza e la dinamicità della società montepelosina nel tempo
Bibliografia e Sitografia
Articoli di approfondimento
CITTÀ
PROVINCIA
REGIONE
EPOCA
XIV sec.
STATO DI CONSERVAZIONE
Buono
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SITO UFFICIALE
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