CENNI STORICI
La prima notizia che troviamo sul "castello" di Grassano è riportata nella Bolla di Godano, Arcivescovo di Acerenza del 1060, pubblicata da Mons. Zavarrone, Vescovo di Tricarico, quantunque un tal documento venga sospettato di falso. In esso si parla del "Castellum, quod vacatur Grassanum" e così parimenti nel privilegio di Roberto, Conte di Montescaglioso e Governatore di Tricarico, datato 1070. Certo, basandoci su questi documenti non possiamo affermare con certezza che a Grassano vi fosse un castello, vista la lacunosità delle fonti su questo aspetto, inoltre bisogna tenere da conto che anticamente il termine "Castello" veniva usato anche per indicare quei "borghi circondati di mura che erano situati su un’altura". A fugare alcuni dubbi ci aiuta la più antica cartina della Basilicata datata 1590, dove il centro abitato di Grassano è raffigurato come un "castello" diruto. Mentre altre notizie ce le fornisce Francesco Crispi, che venne in visita elettorale a Grassano nel 1874, che scrive: " [Grassano] fu feudo dei cavalieri di Malta. Un Commendatore di quell’Ordine abitava nel comune in un turrito castello, abbattuto con la soppressione del feudalesimo. Sulle sue rovine fu edificata la chiesa parrocchiale". Dunque proprio nel palazzo Commendale potremmo identificare il "castello", infatti in un "Cabreo, Platea seu inventarium omnium bonorum Venerandae Commendae Grassani ..." datato 1763-1764 vediamo indicata la sede del commendatore come "Castello seu Palazzo Commendale" o con il termine latino di "castrum". A ulteriore conferma vi è il fatto che, fino ad una trentina di anni fa, era in uso chiamare lo spiazzo posto alle spalle della chiesa madre "dret u castid" ovvero "dietro il Castello". Ma una soluzione definitiva atta a fugare ogni dubbio ce l’ha data solo la consultazione di un altro Cabreo della Commenda di Grassano datato 1737-38 attualmente custodito presso la National Library di La Valletta (Malta), al quale si trovano allegate 41 tavole acquerellate in cui sono raffigurati i territori, le chiese e i palazzi appartenenti alla Commenda di Grassano ed anche il prospetto del "castello" di Grassano. Qui possiamo vedere in tutta la sua imponenza il "Castel Commendale" che troneggiava sulla cima del colle di Grassano e che inglobava anche la chiesa madre.
Il "Cabreo della Commenda Gerosolomitana di Grassano del 1763-64" ci fornisce anche una descrizione di questa struttura, infatti vi leggiamo: "Il Castello, ossia Palazzo Commendale, di più stanze, è situato dentro detta Terra, alla cima del monte, attaccato, dalla parte di settentrione, con detta Chiesa Madre tiene l'ingresso al lato della gradinata di detta Chiesa verso levante per (mezzo di) un portone di pietra ben lavorato, [...] sopra detto portone; al di fuori vi è l'arma gentilizia del fu Ecc./mo Sig. Commendatore Quarto scolpita sopra una pietra bianca e forte, che viene sostenuta da due ferri grossi, uno che sta nel muro e l'altro in detta pietra, sotto la quale vi è un lapide con la seguente iscrizione: FRA' D. GIOVANNI QUARTO, DEI DUCHI DI BELGIOIOSO, PREFETTO DI UNO DEI TRIREMI DELLA SANTA RELIGIONE GEROSOLIMITANA, BARONE, QUALE COMMENDATORE DI GRASSANO, DI CUI HA RESTAURATO IL CASTELLO E LO HA AMPLIATO CON QUESTA GRANDEZZA NELL'ANNO DEL SIGNORE 1705. Vi è un buon cortile parte coperto a lamia, ossia supportico, e parte scoperto; quello coperto è attaccato al portone e sopra (di esso) vi si può fabbricare per farvi altre camere; a mano sinistra, sotto detto cortile coperto vi è un passaggio il quale (ti) conduce a tre stanze a lamia: la prima serve per uso di carcere, la seconda per i guardiani (e) la terza per la pagliera. Sotto di essa evvi vi è una casetta che ha l'uscita fuori del palazzo, verso mezzogiorno; al presente sta affittata a Grazia di Cuzzo per carlini nove; di rimpetto alla detta pagliera vi è una stalla grande per dieci cavalli e, più sotto di essa, vi è una grotta grande che può servire per magazzino o per casa di abitazione; anche la porta è fuori dal palazzo verso mezzogiorno (ed) è stata fittata a Margherita Lo Russo per carlini sedici. Di rimpetto al cammino vi è una portella che serra (chiude) la casa dell'orologio di essa Terra, che è attaccato alla detta Chiesa; nel muro del cortile scoperto vi è una porta la quale sporge nella Chiesa suddetta e serve per comodo dei Sigg.ri Commendatori e loro servitù per quando vogliono andare in chiesa; la porta è di castagno, in faccia alla quale vi è intagliata l'arma della Religione Gerosolomitana colla maniglia che è dentro detto e cortile che (serra) chiude detta porta. Più sopra di essa, alla quinta (all'angolo) del muro vi è una cisterna d'acqua piovana (che) si raduna e dallo stillicidio di detta Chiesa e da quello di detto Palazzo; vicino a detta cisterna vi è una porta sopra la quale vi è scolpita l'arma di detta religione, per il medesimo piano si entra in una saletta, nella quale vi è una fossa (di) per tener vettovaglie della capacità di tomoli cinquecento; attaccata a detta sala per una porta si passa a due altre camere che servono per magazzini ed hanno le altre porte, che hanno l'uscita nel giardino di detta Commenda. In detti magazzini vi sono undici granai, ossia cassoni di legno, (da) per conservare grano, della capacità (di) tomoli duemila circa ... Oggi del Castello rimangono in piedi solo una piccola parte delle imponenti fortificazioni, parte del piano terra del castello, la torre d'angolo (pur se mozzata) e le imponenti stalle e prigioni
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